Aspi, la cordata al bivio Trattative con Atlantia ma i fondi alzano la posta
Ufficialmente il consorzio è compatto, e coeso si andrà a sedere al tavolo della trattativa con Atlantia per l’ 88% di Autostrade per l’Italia. Tanto che i vertici tra le parti, in particolare tra gli advisor, si susseguono e anche per oggi sono previsti nuovi incontri. Tuttavia, di certo non regna l’armonia all’interno della cordata guidata da Cdp e partecipata anche da Blackstone e Macquarie. La diversità di vedute su alcuni elementi cardine starebbe in qualche modo generando tensione nell’alleanza. Alleanza, peraltro, che non ha vincoli specifici, non ha un patto che lega le parti se non fino alla scadenza dell’offerta vincolante messa sul tavolo di Atlantia la scorsa settimana e peraltro già respinta dal cda della holding. Insomma, non siamo ancora al liberi tutti ma di certo ci vorrà un duro lavoro delle diplomazie per tenere unita una cordata al momento vincolata quasi esclusivamente dall’interesse economico per un asset che, con tutti i rischi del caso, difficilmente ha pari in Europa se valutato in prospettiva. Il tema centrale però è il prezzo e in proposito le posizioni sono differenti. Se Cdp, secondo quanto si apprende, è disposta a fare un passo in più verso la holding, i fondi lo sono decisamente meno. Macquarie, in particolare, riterrebbe l’attuale valutazione congrua. Non va sottovalutato poi che il fondo australiano è già impegnato in una partita altrettanto rilevante in Italia, Open Fiber, e dunque certamente sta considerando anche il rischio “sovraesposizione” sul paese. Tanto più alla luce anche dell’interesse che ha per altre aree del pianeta, come il Sud America.
Non solo, conti alla mano, nonostante il mercato e i soci di Atlantia, in primis alcuni fondi, premano per una valorizzazione ben più rotonda di Aspi che sia compresa in un range di 11- 12 miliardi, i fondi sono convinti dei numeri dell’offerta. In primis degli investimenti: 25 miliardi anzichè i 21 miliardi previsti dal pef di Autostrade. Quattro miliardi in più dei quali 14 miliardi sono in programma entro il 2025. Altro aspetto è la valutazione. Compreso il debito si parla di un enterprise value di 18,5 miliardi, pari a 13,2 volte l’ebitda atteso del 2021 contro le 8,2 volte dell’Opa Astm. Tutto questo potrebbe rappresentare un ostacolo serio alla possibilità che tutti i componenti della cordata siano disponibili a mettere mano in maniera rilevante alla proposta avanzata la scorsa settimana.
Altra tematica centrale è la questione politica e di conseguenza l’iter per l’approvazione del piano economico finanziario di Autostrade per l’Italia. È cambiato il governo e sono cambiati i due punti di riferimento, il ministro dell’Economia e quello delle Infrastrutture, e non si può escludere che vogliano riprendere in mano il dossier per valutarne il profilo. Questo potrebbe comportare possibili slittamenti nel percorso di approvazione del pef. Si vedrà. Di certo la trattativa dei prossimi giorni sarà serrata.
IL VALORE DI AUTOSTRADE