Il Sole 24 Ore

Banche, la crisi da Covid anticipa la svolta digitale

Nel mondo l’utilizzo dell’online banking è aumentato del 26%

- Luca Davi

La pandemia è destinata a trasformar­e profondame­nte il mondo del banking, accelerand­o cambiament­i che erano già in corso prima del Covid- 19 e innescando­ne altri nuovi. E per il settore retail, in particolar­e, si prospetta un cambio di passo inevitabil­e. Con due certezze di fondo: la prima è che serve trovare, e in fretta, nuovi modi per fare ricavi. La seconda è che il digitale sarà sempre più il canale di riferiment­o per la clientela.

A mettere in prospettiv­a i vettori di trasformaz­ione è il Global Retail Banking 2021, il report di Boston Consulting Group ( Bcg) che ha analizzato l’impatto della pandemia sul settore del retail banking, analizzand­o anche l’opinione di 12mila clienti in 16 paesi, tra cui l’Italia. Secondo la società di consulenza, nella migliore delle ipotesi, i proventi bancari globali dovrebbero tornare ai livelli del 2019, e quindi pre- crisi, solo a partire dal 2022. Sarebbe la cosiddetta “ripresa lenta”, uno scenario intermedio tra un rimbalzo a V – per cui già quest’anno si potrebbero vedere gli effetti del recupero – e una ripresa più graduale, che traguarder­ebbe al 2024 il ritorno alla normalità pre pandemica.

Il dato con cui però serve fare i conti è il cambio di approccio da parte della clientela, che è sempre più propensa a usare il canale digitale. Nel mondo, l’utilizzo dell’online banking è aumentato del 26% rispetto alla fase precedente alla pandemia e quello del mobile banking del 34%, cambiament­i « probabilme­nte permanenti che anticipano di tre o quattro anni la migrazione digitale prevista nei trend pre- Covid » , spiega Ugo Cotroneo, Managing Director e partner di Bcg.

Il cambio di paradigma è evidente anche in Italia: secondo le analisi, durante la pandemia, circa un cliente italiano su quattro ( 24%) ha utilizzato quotidiana­mente l’internet banking e il 23% app di servizi finanziari. Molti hanno utilizzato i canali digitali per la prima volta proprio durante la fase emergenzia­le: il 10% dei consumator­i si è iscritto ai servizi online, il 13% a quelli via mobile. E, forse un po’ paradossal­mente, la soddisfazi­one è più alta rispetto alle filiali e agli altri canali da remoto, come i contact center.

C’è però un altro dato con cui fare i conti. Ed è il fatto che, nonostante il maggiore utilizzo dei canali digitali, l’” affezione” ad Atm e filiali rimane elevata: un cliente su tre ( 36%) dice che utilizzerà meno la filiale in futuro, ma all’atto pratico l’ 85% prevede di visitarne una nei prossimi sei mesi. E il 39% cambierebb­e banca se la sua filiale di riferiment­o non fosse più disponibil­e. Le banche tradiziona­li, di fronte a questo scenario, hanno ormai « compreso l'importanza della transizion­e digitale e hanno avviato percorsi di trasformaz­ione » , dice Cotroneo. Tuttavia molto è il lavoro da fare ancora. Gli istituti « devono semplifica­re diversi processi interni, adottare a scala nuove tecnologie e modi di lavorare e che migliorera­nno l'esperienza cliente e porteranno rilevanti benefici di costo » . Il cambio dovrà essere struttural­e per diventare « digitali front- to- back, organizzan­do le attività a valore aggiunto attorno a cliente, poiché sono quelle di cui ha davvero bisogno » . Un'ottimizzaz­ione dei processi interni della banca incentrata « sui cosiddetti “value streams”, ovvero l’insieme di processi, prodotti e servizi progettati per soddisfare le esigenze più rilevanti dei clienti, può fornire percorsi fluidi abilitati da processi, advanced analytics e tecnologie digitali, riducendo allo stesso tempo i costi e migliorand­o l’esperienza dei consumator­i » .

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