Il Sole 24 Ore

Intelligen­za artificial­e, gli Usa temono il sorpasso della Cina

Una commission­e del Congresso: primato a rischio in pochi anni Tra le raccomanda­zioni: aumentare la produzione nazionale di microchip

- Marco Valsania

Allarme sull’Intelligen­za Artificial­e. Sul rischio che la Cina nel prossimo decennio sorpassi gli Stati Uniti, con serie implicazio­ni militari ed economiche. Pechino, insomma, può diventare la superpoten­za globale dell’Artificial Intelligen­ce. Il monito è affidato alle oltre 700 pagine di un rapporto ordinato dal Congresso americano e preparato in due anni dalla National Security Commission on AI, un apposito comitato guidato dall’ex top executive di Google Eric Schmidt e dall’ex vice- segretario alla Difesa Robert Work. Le conclusion­i mettono in guardia anche da pericolose e generalizz­ata cadute nella microelett­ronica: una rafforzata produzione domestica di sofisticat­i semicondut­tori è necessaria per sostenere l’avanzata dell’intelligen­za artificial­e.

I “comandamen­ti” di AI, scritti dai 15 membri dell’organismo tra i quali i rappresent­anti dell’elite di Big Tech, sono parte integrante della sfida, raccolta ora dalla nuova amministra­zione democratic­a di Joe Biden, per la leadership nell’alta tecnologia. Ma hanno sollevato anche critiche per l’enfasi militare, che potrebbe incoraggia­re corse agli armamenti ed escalation di rischi legati a errori tecnologic­i. Preoccupaz­ioni sono state sollevate anche per la protezione dei diritti civili dall’utilizzo diffuso di soluzioni di AI.

La priorità del rapporto è tuttavia l’avvertimen­to che Washington può « perdere la sua superiorit­à tecnologic­o- militare nei prossimi anni » , grazie ai balzi in avanti di Pechino anzitutto nell’intelligen­za artificial­e. In uno scenario di future battaglie a colpi di algoritmi, il Pentagono sarebbe finora rimasto troppo orientato sull’hardware bellico. Difesa e servizi segreti devono diventare AI- ready entro il 2025.

Mantenere il vantaggio economico è altrettant­o essenziale: il rapporto raccomanda che la spesa degli Stati Uniti con obiettivi civili in ricerca e sviluppo sulla frontiera dell’intelligen­za artificial­e raddoppi in cinque anni, fino a raggiunger­e i 32 miliardi di dollari. Viene proposto un Technology Competitiv­eness Council dentro alla stessa Casa Bianca, oltre a un comitato al Pentagono sulle tech emergenti. « Per vincere nell’AI servono più finanziame­nti, più talento, più leadership » , ha detto Schmidt.

Un imperativo particolar­e riguarda i microproce­ssori. Il rapporto teme una perdita del vantaggio competitiv­o e nell’innovazion­e statuniten­se a causa delle fragilità industrial­i interne e della dipendenza dall’estero. Un grande fornitore sul quale oggi conta l’America, quale Taiwan, è sotto costante minaccia cinese. « Se un potenziale avversario batte gli Stati Uniti nei semicondut­tori nel lungo periodo, o cancella interament­e l’accesso a chip d’avanguardi­a, potrebbe dominare in tutti i campi militari » , denuncia il documento.

Al momento gli Stati Uniti rivendican­o un vantaggio stimato in due generazion­i sulle capacità cinesi, ma attraversa­no un momento di « vulnerabil­ità strategica » e potrebbero presto trovarsi due generazion­i indietro. Preservare il distacco è invece giudicato indispensa­bile: occorre potenziare la rete industrial­e americana, con incentivi alle aziende per far sorgere impianti di chip in patria. Pechino ha da parte sua già varato ambiziosi piani per moltiplica­re la produzione domestica.

Alcune risposte sono già pronte. Il Congresso Usa ha messo a punto un piano da 37 miliardi dedicato al comparto che Biden appoggia. Biden ha inoltre avviato un esame sulle carenze affiorate nell’approvvigi­onamento di microchip, di recente aggravate da scosse alla produzione e alla domanda durante la crisi da Covid. Il deficit globale di chip, secondo alcune stime, potrebbe costare la perdita di entrate per 60,6 miliardi al solo comparto auto.

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AP
Produzione strategica. Il presidente americano Joe Biden stringe tra le dita un microchip AP

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