Intelligenza artificiale, gli Usa temono il sorpasso della Cina
Una commissione del Congresso: primato a rischio in pochi anni Tra le raccomandazioni: aumentare la produzione nazionale di microchip
Allarme sull’Intelligenza Artificiale. Sul rischio che la Cina nel prossimo decennio sorpassi gli Stati Uniti, con serie implicazioni militari ed economiche. Pechino, insomma, può diventare la superpotenza globale dell’Artificial Intelligence. Il monito è affidato alle oltre 700 pagine di un rapporto ordinato dal Congresso americano e preparato in due anni dalla National Security Commission on AI, un apposito comitato guidato dall’ex top executive di Google Eric Schmidt e dall’ex vice- segretario alla Difesa Robert Work. Le conclusioni mettono in guardia anche da pericolose e generalizzata cadute nella microelettronica: una rafforzata produzione domestica di sofisticati semiconduttori è necessaria per sostenere l’avanzata dell’intelligenza artificiale.
I “comandamenti” di AI, scritti dai 15 membri dell’organismo tra i quali i rappresentanti dell’elite di Big Tech, sono parte integrante della sfida, raccolta ora dalla nuova amministrazione democratica di Joe Biden, per la leadership nell’alta tecnologia. Ma hanno sollevato anche critiche per l’enfasi militare, che potrebbe incoraggiare corse agli armamenti ed escalation di rischi legati a errori tecnologici. Preoccupazioni sono state sollevate anche per la protezione dei diritti civili dall’utilizzo diffuso di soluzioni di AI.
La priorità del rapporto è tuttavia l’avvertimento che Washington può « perdere la sua superiorità tecnologico- militare nei prossimi anni » , grazie ai balzi in avanti di Pechino anzitutto nell’intelligenza artificiale. In uno scenario di future battaglie a colpi di algoritmi, il Pentagono sarebbe finora rimasto troppo orientato sull’hardware bellico. Difesa e servizi segreti devono diventare AI- ready entro il 2025.
Mantenere il vantaggio economico è altrettanto essenziale: il rapporto raccomanda che la spesa degli Stati Uniti con obiettivi civili in ricerca e sviluppo sulla frontiera dell’intelligenza artificiale raddoppi in cinque anni, fino a raggiungere i 32 miliardi di dollari. Viene proposto un Technology Competitiveness Council dentro alla stessa Casa Bianca, oltre a un comitato al Pentagono sulle tech emergenti. « Per vincere nell’AI servono più finanziamenti, più talento, più leadership » , ha detto Schmidt.
Un imperativo particolare riguarda i microprocessori. Il rapporto teme una perdita del vantaggio competitivo e nell’innovazione statunitense a causa delle fragilità industriali interne e della dipendenza dall’estero. Un grande fornitore sul quale oggi conta l’America, quale Taiwan, è sotto costante minaccia cinese. « Se un potenziale avversario batte gli Stati Uniti nei semiconduttori nel lungo periodo, o cancella interamente l’accesso a chip d’avanguardia, potrebbe dominare in tutti i campi militari » , denuncia il documento.
Al momento gli Stati Uniti rivendicano un vantaggio stimato in due generazioni sulle capacità cinesi, ma attraversano un momento di « vulnerabilità strategica » e potrebbero presto trovarsi due generazioni indietro. Preservare il distacco è invece giudicato indispensabile: occorre potenziare la rete industriale americana, con incentivi alle aziende per far sorgere impianti di chip in patria. Pechino ha da parte sua già varato ambiziosi piani per moltiplicare la produzione domestica.
Alcune risposte sono già pronte. Il Congresso Usa ha messo a punto un piano da 37 miliardi dedicato al comparto che Biden appoggia. Biden ha inoltre avviato un esame sulle carenze affiorate nell’approvvigionamento di microchip, di recente aggravate da scosse alla produzione e alla domanda durante la crisi da Covid. Il deficit globale di chip, secondo alcune stime, potrebbe costare la perdita di entrate per 60,6 miliardi al solo comparto auto.