Emmanuel Macron svolta a destra e corteggia la Francia più conservatrice
Al voto di aprile 2022, il presidente dovrà nuovamente affrontare Marine Le Pen, in rimonta nei sondaggi
Manca poco più di un anno, ormai. L’appuntamento è ad aprile 2022 ed Emmanuel Macron ha l’intenzione di riuscire dove François Hollande e Nicolas Sarkozy hanno fallito: ottenere un secondo mandato.
Macron – malgrado un livello non elevato di consensi – pensava finora di farcela: nessun candidato può sperare di giungere al ballottaggio, a parte Marine Le Pen, per la quale scatta una conventio ( civica) ad escludendum, la Francia resta convinta che un candidato della destra radicale non possa arrivare all’Eliseo. I sondaggi, invariabilmente – l’ultimo risale al 27- 28 gennaio – danno l’attuale presidente in vantaggio con il 56- 58% dei voti.
La rilevazione precedente dava però Macron solo al 52% e, da qualche tempo, sembra che al primo turno Le Pen potrebbe risultare in vantaggio. Non sarebbe una prima volta, in realtà, per un presidente francese, ma per Macron, che nel 2017 ottenne il 24% contro il 21,3% di Le Pen, la vittoria risulterebbe dimezzata.
Non sorprende allora – anche se ha giustamente scandalizzato – l’apparente svolta a destra del presidente e del suo governo, che hanno un po’ abbandonato l’immagine liberale costruita nel tempo. L’idea di un Macron neoconservatore è tornata d’attualità.
Gli episodi si stanno moltiplicando. A dicembre, in un’intervista a L’Express, Macron ha messo tra parentesi l’antisemitismo. « In molte società moderne – ha detto – assistiamo a forme di primato della vittima. Il discorso della vittima prevale su tutto e schiaccia tutto, compresa la ragione » . Ha poi voluto sottolineare l’importanza storica di due personaggi molto scomodi. Innanzitutto, il maresciallo Pétain per il suo ruolo nella battaglia di Verdun a fine 1916: « Mi sono costruito nell’odio, nel rifiuto dello spirito disfattista e antisemita di Pétain, ma non posso negare che fu l’eroe del 1917 e un grande soldato. Bisogna poterlo dire » .
Il secondo è Charles Maurras, teorico dell’estrema destra durante la terza repubblica, sostenitore di Mussolini ( e avversario di Hitler): « Piuttosto che essere indignati, dobbiamo capire. Sono contro tutte le idee antisemite di Maurras ma trovo assurdo dire che Maurras non debba più esistere » . Non è la prima volta, del resto, che Macron fa riferimento al fondatore di Action Française: a gennaio 2020, facendo autocritica di fronte ai suoi deputati, ha parlato di un “paese legale”, di cui la sua presidenza si sarebbe preso cura, e di un “paese reale” che sarebbe invece rimasto indietro: la distinzione fu introdotta proprio dal politico provenzale.
Il suo entourage lo asseconda. Sempre a dicembre, è trapelata la notizia che Bruno Roger- Petit, “consigliere della memoria” di Macron, ha pranzato con Marion Maréchal: suo nonno è Jean Marie Le Pen, sua zia Marine Le Pen, e lei è sostenitrice, con Éric Zemmour - ideologo del “suicidio francese” e possibile sfidante di Macron nel 2022 - dell’unità della destra. Roger- Petit l’ha sempre considerata una nazista. Perché, allora? « Volevo sapere se era in sintonia con l’opinione pubblica, e non è così » , ha detto.
A inizio febbraio, un dibattito tra
A dicembre Macron ha riabilitato Pétain, il maresciallo di VIchy, e Charles Maurras, sostenitore di Mussolini