Il Sole 24 Ore

Emmanuel Macron svolta a destra e corteggia la Francia più conservatr­ice

Al voto di aprile 2022, il presidente dovrà nuovamente affrontare Marine Le Pen, in rimonta nei sondaggi

- Riccardo Sorrentino

Manca poco più di un anno, ormai. L’appuntamen­to è ad aprile 2022 ed Emmanuel Macron ha l’intenzione di riuscire dove François Hollande e Nicolas Sarkozy hanno fallito: ottenere un secondo mandato.

Macron – malgrado un livello non elevato di consensi – pensava finora di farcela: nessun candidato può sperare di giungere al ballottagg­io, a parte Marine Le Pen, per la quale scatta una conventio ( civica) ad escludendu­m, la Francia resta convinta che un candidato della destra radicale non possa arrivare all’Eliseo. I sondaggi, invariabil­mente – l’ultimo risale al 27- 28 gennaio – danno l’attuale presidente in vantaggio con il 56- 58% dei voti.

La rilevazion­e precedente dava però Macron solo al 52% e, da qualche tempo, sembra che al primo turno Le Pen potrebbe risultare in vantaggio. Non sarebbe una prima volta, in realtà, per un presidente francese, ma per Macron, che nel 2017 ottenne il 24% contro il 21,3% di Le Pen, la vittoria risultereb­be dimezzata.

Non sorprende allora – anche se ha giustament­e scandalizz­ato – l’apparente svolta a destra del presidente e del suo governo, che hanno un po’ abbandonat­o l’immagine liberale costruita nel tempo. L’idea di un Macron neoconserv­atore è tornata d’attualità.

Gli episodi si stanno moltiplica­ndo. A dicembre, in un’intervista a L’Express, Macron ha messo tra parentesi l’antisemiti­smo. « In molte società moderne – ha detto – assistiamo a forme di primato della vittima. Il discorso della vittima prevale su tutto e schiaccia tutto, compresa la ragione » . Ha poi voluto sottolinea­re l’importanza storica di due personaggi molto scomodi. Innanzitut­to, il maresciall­o Pétain per il suo ruolo nella battaglia di Verdun a fine 1916: « Mi sono costruito nell’odio, nel rifiuto dello spirito disfattist­a e antisemita di Pétain, ma non posso negare che fu l’eroe del 1917 e un grande soldato. Bisogna poterlo dire » .

Il secondo è Charles Maurras, teorico dell’estrema destra durante la terza repubblica, sostenitor­e di Mussolini ( e avversario di Hitler): « Piuttosto che essere indignati, dobbiamo capire. Sono contro tutte le idee antisemite di Maurras ma trovo assurdo dire che Maurras non debba più esistere » . Non è la prima volta, del resto, che Macron fa riferiment­o al fondatore di Action Française: a gennaio 2020, facendo autocritic­a di fronte ai suoi deputati, ha parlato di un “paese legale”, di cui la sua presidenza si sarebbe preso cura, e di un “paese reale” che sarebbe invece rimasto indietro: la distinzion­e fu introdotta proprio dal politico provenzale.

Il suo entourage lo asseconda. Sempre a dicembre, è trapelata la notizia che Bruno Roger- Petit, “consiglier­e della memoria” di Macron, ha pranzato con Marion Maréchal: suo nonno è Jean Marie Le Pen, sua zia Marine Le Pen, e lei è sostenitri­ce, con Éric Zemmour - ideologo del “suicidio francese” e possibile sfidante di Macron nel 2022 - dell’unità della destra. Roger- Petit l’ha sempre considerat­a una nazista. Perché, allora? « Volevo sapere se era in sintonia con l’opinione pubblica, e non è così » , ha detto.

A inizio febbraio, un dibattito tra

A dicembre Macron ha riabilitat­o Pétain, il maresciall­o di VIchy, e Charles Maurras, sostenitor­e di Mussolini

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