Sequestrabile la rete di società
Via libera al sequestro preventivo dei beni e delle quote di tutte le società asservite alla consumazione dei reati ambientali, commessi da una delle compagini. Il provvedimento cautelare sugli interi compendi aziendali, si impone, a prescindere dal fatto che le società, parallelamente alle attività illecite svolgessero anche una normale attività lecita.
La Cassazione ( sentenza 8349) bolla come inammissibile il ricorso contro il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, adottato in base al Dlgs 231/ 2001 sulla responsabilità delle persone giuridiche, nel reato contestato di traffico di rifiuti e frode nelle pubbliche forniture. Delitto consumato nell’ambito di un’organizzazione di impresa ritenuta unitaria come dimostrato dall’esistenza di manager e fondi comuni alle tre società.
La misura era stata estesa a tutte le quote e ai beni delle tre aziende, considerati strumentali ai reati. Una via possibile - chiarisce la Suprema corte - quando, come nel caso esaminato, la commistione tra attività lecite e illecite determini l’impossibilità di isolare i beni strumentali a commettere gli illeciti da quelli utili a svolgere una legittima attività di impresa. Ipotesi in cui la misura ablativa non può che riguardare l’integralità dell’azienda e delle quote, tutte strumento di delitto.