Indennizzi a 2,7 milioni di partite Iva
Aiuti entro il 30 aprile a professionisti e autonomi con fatturati fino a 5 milioni Allo studio l’opzione tra credito d’imposta e sussidio Addio ai codici Ateco
Edizione chiusa in redazione alle 22 Un credito d’imposta per compensare le tasse dovute, o un indennizzo a fondo perduto. È l’alternativa davanti alla quale potrebbero trovarsi 2,7 milioni di lavoratori autonomi, liberi professionisti e imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro per il nuovo decreto “Sostegno” che il Governo Draghi punta ad approvare entro i prossimi 10 giorni. A rilanciare l’ipotesi di un credito d’imposta da utilizzare con la prossima dichiarazione dei redditi è stato ieri il ministro allo Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, rispondendo a un question time in Aula alla Camera. Superati i codici Ateco. Il nuovo decreto sarà ispirato a una radicale semplificazione delle attuali procedure: il governo punta a far partire i primi assegni entro 10 giorni dall’entrata in vigore, e a completare gli indennizzi entro il 30 aprile. L’obiettivo è di non allungare troppo l’attesa imposta alle attività economiche schiacciate dalla nuova ondata di chiusure.
Un credito d’imposta per compensare le tasse dovute o un indennizzo a fondo perduto. È il bivio davanti al quale potrebbero trovarsi 2,7 milioni di lavoratori autonomi, liberi professionisti e imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro per il nuovo decreto « Sostegno » che il Governo Draghi punta ad approvare entro i prossimi 10 giorni. Anche per stanziare almeno 2 miliardi di euro per l’acquisto dei vaccini.
A rilanciare l’ipotesi, anticipata su queste colonne, di un credito d’imposta da utilizzare con la prossima dichiarazione dei redditi è stato ieri il ministro allo Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, rispondendo a un question time in Aula alla Camera.
Il responsabile del Mise ha confermato che il nuovo decreto sarà « ispirato a una radicale semplificazione delle attuali procedure, superando lo schema normativo improntato sulla base del codice Ateco e favorendo l’automatismo dell’erogazione in tutti i casi in cui ciò risulta possibile, ed eventualmente prevedendo anche in modo opzionale la possibilità di compensazione in dichiarazione dei redditi » . Perché uno degli aspetti più critici, accentuato dalla fase di stallo e di ripresa dei lavori che ha accompagnato la crisi politica delle scorse settimane, è rappresentato proprio dai tempi di erogazione dell’aiuto ad attività economiche schiacciate dalla nuova ondata di chiusure, non più accompagnate da sostegni economici a partire da inizio anno. L’archiviazione dell’ormai inservibile parametro basato sulle perdite di aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019 impone inevitabilmente la costruzione di una nuova piattaforma, che sarà gestita da Sogei, per la raccolta delle informazioni e delle autodichiarazioni sulle perdite subite nel 2020. Ma il governo punta a creare una strada veloce che permetta di avviare i bonifici entro 10 giorni dall’entrata in vigore del decreto, e di completarli entro la fine di aprile.
Va detto che il cantiere dei nuovi indennizzi è ancora aperto e le ipotesi allo studio sono più di una. Tra quelle circolate ieri, che riguardano in particolare i 2,7 milioni di partite Iva, non solo spariscono i codici Ateco, ma viene rivisto appunto anche il periodo di riferimento per misurare la soglia di perdite che determina il diritto all’aiuto, e la base di calcolo per la percentuale dell’indennizzo a fondo perduto. I nuovi assegni statali sarebbero riservati a chi ha subito una flessione di fatturato pari ad almeno il 33 per cento. Ma il calcolo sarà basato sul confronto fra i fatturati medi mensili dell’anno scorso e quelli del 2019: un meccanismo, questo, che nelle intenzioni dei tecnici del governo permetterebbe di cogliere meglio anche i colpi inferti dalla crisi pandemica sulle attività caratterizzate da una stagionalità accentuata.
33%
LA PERDITA DI FATTURATO
La flessione misurata sul confronto tra fatturati medi mensili dello scorso anno e quelli del 2019 che dà diritto ai nuovi indennizzi
Il peso dell’aiuto sarebbe poi calcolato in percentuale sulla perdita, con un meccanismo che riduce la quota di copertura statale all’aumentare del fatturato prodotto dall’attività di lavoro autonomo o professionale. L’idea sarebbe quella di riconoscere un 30% della perdita alle micro partite Iva, quelle con fatturato annuo fino a 100mila euro. Da 101mila a 400mila euro la percentuale scenderebbe al 25%, per poi attestarsi al 20% per chi ha fatturati tra 401mila e 1 milione di euro e al 15% per chi arriva a 5 milioni. Un aiuto mirato potrebbe essere destinato alle start up che, come si ricorderà, nella prima tornata di ristori avevano ricevuto mille euro se persone fisiche e 2mila se società. Questi aiuti saranno destinati anche alle attività montane per le quali lo schema allo studio prevederebbe comunque un contributo ulteriore di 600 milioni complessivi da assegnare alla Conferenza delle Regioni per la sua ripartizione.
Un capitolo degli aiuti andrà però riservato ai soggetti che superano i 5 milioni di fatturato, un panorama distinto fra Pmi e grandi imprese. Sarebbe destinato a loro l’impianto che si concentra sull’analisi dei costi fissi non coperti da misure precedenti. Anche in questo caso è cruciale il problema dei tempi di attuazione, che sarebbero allungati dall’attesa dei bilanci: ma in soccorso dovrebbero intervenire i dati assicurati dall’incrocio delle fatture attive e passive nel censimento in tempo quasi reale offerto dalla fatturazione elettronica.
Giorgetti: radicale semplificazione delle procedure, superando lo schema dei codici Ateco e favorendo l’automatismo dell’erogazione