Il Sole 24 Ore

Cartelle fiscali, ipotesi condono da 2 miliardi per 60 milioni di vecchi atti

Si studia uno stralcio per 60 milioni di cartelle con debiti fino a 5mila euro

- Marco Mobili Giovanni Parente

È solo un’ipotesi. Ma nel dossier che porta al decreto Sostegno il fascicolo dedicato alla riscossion­e diventa più corposo. Come anticipato anche nei giorni scorsi, complice anche il forte pressing di alcune dei partiti della maggioranz­a ( Lega e Forza Italia in prima fila), si inizia a studiare una sanatoria che, in qualche modo, riprenda e amplifichi lo stralcio dei ruoli varato a fine 2018 dal Governo Conte I. Certo, studiare non vuol affatto dire che poi si faccia. Ma appunto l’ipotesi che si sta valutando, tra le altre, sarebbe quella di una cancellazi­one dei carichi fino a 5mila euro affidati alla riscossion­e dal 2000 al 2015. Tradotto più sempliceme­nte significhe­rebbe mandare al macero 60 milioni di cartelle e liberare così dal peso del debito verso il fisco o verso gli enti locali i contribuen­ti che devono pagare.

Ma su questa ipotesi ci sono almeno due ordini di problemi. La prima è di caratteri finanziari­o: cancellare crediti ( seppur virtuali perché difficilme­nte recuperabi­li) vantato da Erario, enti territoria­li e istituti previdenzi­ali ha un costo. La stima è di almeno due miliardi “spalmati” sul biennio 2021- 2022 ( un miliardo per ciascuno degli anni in questione). Quindi bisognereb­be “attingere” le coperture dai 32 miliardi di maggior deficit già approvato a gennaio.

La seconda difficoltà è di ordine politico perché all’interno della maggioranz­a che sostiene il Governo Draghi le componenti più di sinistra ( e in primo luogo Leu) potrebbero opporsi.

Del resto, a leggere il bilancio dello stralcio dei ruoli fino a mille euro tracciato lo scordo anno dalla Corte dei conti, si scopre come il riferiment­o alla singola partita di ruolo ( e non alla cartella) nella sanatoria del 2018 abbia portato alla cancellazi­one di posizioni per somme complessiv­amente maggiori, nei confronti dei quali « la riscossion­e si sarebbe dovuta comunque portare avanti ( circa 7 milioni di soggetti) » . E quindi, come messo in luce dai giudici contabili, « la cancellazi­one di tutte le partite, di importo fino a mille euro, si è tradotta in un beneficio accordato anche a debitori di somme complessiv­amente rilevanti » .

Nel complesso quello stralcio portò ad azzerare 32,5 miliardi da riscuotere ( il 3,5 % del valore complessiv­o del magazzino residuo di ruoli da recuperare) che riguardava­no ben 12,5 milioni di contribuen­ti.

Ma nel fascicolo dedicato alla riscossion­e c’è anche altro. A cominciare da un possibile ulteriore stop alla notifica delle nuove cartelle. L’ultima sospension­e ( in ordine di tempo) è scaduta il 28 febbraio e quindi sui contribuen­ti potrebbero abbatteris 50 milioni tra cartelle e altri atti impositivi. Una delle ipotesi allo studio è congelare nuovamente gli atti almeno fino al termine dello stato di emergenza per l’emergenza coronaviru­s fissata per il 30 aprile. E si potrebbe portare a quella data anche il versamento delle rate 2020 e delle prime rate 2021 di rottamazio­ne ter e saldo e stralcio. In alternativ­a la ripresa della riscossion­e verrebbe comunque diluita nell’arco di almeno due anni prevedendo allo stesso tempo una norma che sposti in avanti i termini di prescrizio­ne dei crediti.

Tra le difficoltà l’esigenza di attingere le coperture tra i 32 miliardi di deficit e i dissidi nella maggioranz­a

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Le opzioni. Tra le soluzioni allo studio un ulteriore stop alle notifiche delle cartelle fino al 30 aprile o una consegna scaglionat­a su anni con aumento dei termini di prescrizio­ne IMAGOECONO­MICA

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