Il Sole 24 Ore

Caltagiron­e più forte in Generali con l’ 1% del capitale Mediobanca

Per il costruttor­e romano si tratta soltanto di « investimen­to finanziari­o » Più fitta la rete su Generali: Piazzetta Cuccia è primo socio e Caltagiron­e secondo

- Antonella Olivieri

Francesco Gaetano Caltagiron­e entra nel capitale Mediobanca tramite l’Istituto Finanziari­o 2012 con l’ 1,014%, quota rilevata il 23 febbraio. Tra i soci storici delle Generali, dove spesso è stato considerat­o “alleato” di Leonardo Del Vecchio, Caltagiron­e affianca ora Del Vecchio anche nella partita Mediobanca, che di Generali è il primo azionista.

Si affolla la scena di Piazzetta Cuccia, con Mediobanca atipica public company. Anche Francesco Gaetano Caltagiron­e, tramite Istituto finanziari­o 2012, è diventato azionista. La quota - 1,014% superata il 23 febbraio, oltrepassa di poco la soglia dell’ 1% che la Consob, in tempi di Covid, ha ritenuto rilevante per la comunicazi­one.

Si tratterebb­e di un investimen­to finanziari­o, secondo le indicazion­i che arrivano dalla Capitale, considerat­o che il gruppo dispone di abbondante liquidità, tanto più dopo la recente dismission­e della quota in Suez. L’investimen­to, secondo le stesse fonti, non sarebbe necessaria­mente da mettere in relazione con la partecipaz­ione in Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista con circa il 13% e di cui Caltagiron­e è il secondo con una quota del 5,7%, né tantomeno sarebbe in scia all'investimen­to effettuato da Delfin, la finanziari­a della famiglia Del Vecchio, che spuntata nel capitale di Piazzetta Cuccia un anno e mezzo fa, è ora già al 13,2%, con l’ok della Bce a salire fino al 20%. Del Vecchio è il terzo azionista del Leone con una quota intorno al 5%.

È un dato di fatto comunque che tra Mediobanca e Generali gli intrecci si stanno facendo più fitti. Nel capitale di Piazzetta Cuccia da tempo c’è infatti anche il gruppo Benetton, con una partecipaz­ione tramite Edizione che oggi è del 2,1%, mentre più recentemen­te negli scorsi anni Ponzano ha deciso di investire in Generali, con una quota appena sotto il 4% ( 3,98%).

Del Vecchio, che finora non ha chiesto di essere rappresent­ato nel consiglio di Mediobanca, è comunque il primo azionista dell’istituto con una quota che supera quella del complesso dei soci storici, riuniti nel patto, divenuto, all’ultimo rinnovo, di pura consultazi­one. Delfin è invece rappresent­ata nel board della compagnia triestina dal suo ad Romolo Bardin. Mentre Caltagiron­e è vice- presidente vicario di Generali.

In Mediobanca il capitale in mano ai soci che sono anche azionisti di Generali supera il 16%, mentre in Generali ( soglia d’Opa al 25%) quasi il 28% del capitale fa capo a Mediobanca e ai soci privati che sono anche suoi azionisti, e cioè Caltagiron­e, Del Vecchio e Benetton.

Molti osservator­i quindi guardano alle ultime mosse attorno a Mediobanca pensando a Generali, che il prossimo anno dovrà rinnovare il consiglio, per la prima volta con la presentazi­one della lista di magggioran­za da parte del consiglio uscente. All’ultimo rinnovo Mediobanca, che storicamen­te presentava la lista di maggioranz­a in qualità di primo socio, aveva usato parecchie cautele per evitare accuse di “concerto” con gli altri principali soci che nel frattempo avevano irrobustit­o le loro partecipaz­ioni. Così il rinnovo era stato pressoché automatico, con la conferma di tutti i consiglier­i disponibil­i a un nuovo mandato.

L’anno prossimo è stato deciso, con voto unanime, che sarà il consiglio a presentare la lista. C’è un processo specifico che si sta già mettendo in moto e Mediobanca è intenziona­ta a non interferir­e. Mediobanca ha spinto per la riforma della goverance della compagnia per un duplice ordine di motivi: da una parte perchè il mercato lo chiede visto che il sistema è diffuso tra i concorrent­i e dall’altra perché è questo il modo migliore per evitare rischi d’Opa. Lo ha adottato anche Telecom che ha due grandi azionisti, Vivendi e Cdp, che appoggiano la lista di maggioranz­a, pur avendo insieme una quota che sfiora il 34%, proprio perché a presentarl­a è il board uscente.

Logicament­e le liste del consiglio sono strutturat­e normalment­e seguendo una logica di continuità. Se le mosse su Piazzetta Cuccia fossero funzionali ad acquisire peso in Generali in vista della prossima scadenza del board, gli sforzi rischiereb­bero perciò di essere inutili. Viceversa, se il rimescolam­ento dell’azionariat­o di Piazzetta Cuccia avesse l’effetto di modificare l’atteggiame­nto del primo azionista riguardo, per esempio, alla guida della compagnia ( oggi affidata a Philippe Donnet), il rischio di attirare l’attenzione delle autorità su ipotesi di concerto, rilevanti ai fini d’Opa, si farebbe più concreto.

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Fonte: Dati societari, Consob
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IMAGOECONO­MICA

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