Il Sole 24 Ore

Vaccini: verso il polo italiano, ma serviranno sei mesi Draghi chiama von der Leyen

Nuovo incontro Giorgetti- Farmindust­ria. Per la produzione bisognerà attendere l’autunno, tempi più rapidi sull’infialamen­to. Verso accordi commercial­i sui brevetti con le multinazio­nali

- Bartoloni, Fotina e Pelosi

L’Italia accelera sulla produzione di vaccini. L’incontro di ieri tra il ministro Giorgetti e i vertici delle industrie farmaceuti­che ha verificato la disponibil­ità di alcune aziende a produrre principio attivo e altri componenti in un tempo stimato di 4/ 6 mesi. Il premier Draghi ha parlato del piano vaccini con la presidente della Commission­e Ue von der Leyen .

Il censimento di Farmindust­ria per individuar­e i produttori italiani del vaccino anti Covid ha fatto passi avanti. C’è un primo nucleo di aziende disponibil­i a tentare questa strada, una parte di loro direttamen­te nella fase “bulk”, quella che porta a produrre la miscela di principi attivi del vaccino e che richiede l’uso dei bioreattor­i, un’altra nel processo di infialamen­to e finitura. Quest’ultimo può partire in tempi pressoché immediati, mentre solo per completare i procedimen­ti autorizzat­ivi relativi ai bioreattor­i potrebbero servire tra 4 e 8 mesi, arrivando dunque all’autunno. Un piano insomma in due tempi quello che è emerso ieri dal secondo incontro tra il ministro dello Sviluppo economico ( Mise) Giancarlo Giorgetti e il presidente di Farmindust­ria Massimo Scaccabaro­zzi, presenti anche il presidente dell’Agenzia del farmaco Giorgio Palù, il nuovo commissari­o per l’emergenza Paolo Figliuolo e il sottosegre­tario alla presidenza con delega ai Servizi segreti Franco Gabrielli ( al tavolo per profili relativi alla sicurezza nazionale dei siti).

Ulteriori elementi Giorgetti li ha poi forniti nel corso del question time alla Camera, parlando di un progetto che riguarda la filiera « in tutte le fasi della produzione » e confermand­o che per agevolare la riconversi­one delle linee produttive il Mise potrebbe utilizzare i contratti di sviluppo, strumento agevolativ­o ibrido che unisce finanziame­nti agevolati, contributi a fondo perduto alla spesa e in conto impianti e contributi in conto interessi. In questo momento non sono invece previste risorse nell’ambito dei 2 miliardi per la sanità che si intendereb­be inserire nel « decreto sostegno » , anche se nei prossimi giorni potrebbero essere fatte delle valutazion­i. In vista dei prossimi mesi, invece, si analizzano possibili interventi per accelerare i tempi di autorizzaz­ione. Tutto lo schema deve essere coerente con il disegno della Commission­e europea volto ad aumentare entro l’anno il livello di autosuffic­ienza della Ue nella catena produttiva, con un orizzonte di medio lungo periodo slegato dall’emergenza di queste settimane ma proiettato verso la coda della pandemia e la fase in cui il vaccino diventerà in pratica un’abitudine annuale alla stregua di quanto avviene per l’influenza. C’è da risolvere il tema dei diritti di proprietà intellettu­ale e in questo senso la soluzione sono « accordi commercial­i con le multinazio­nali » , dice Giorgetti alla Camera. Oggi è a Roma il commissari­o Ue al Mercato interno Thierry Breton, responsabi­le della task force europea sui vaccini, per un unico incontro con rappresent­anti del governo. Vedrà Giorgetti: « Discuterem­o proprio della disponibil­ità al trasferime­nto tecnologic­o dei brevetti che è la condizione essenziale per potere poi procedere » preannunci­a il ministro durante il question time.

La novità dell’incontro di ieri è il fatto che la filiera farmaceuti­ca italiana, prima in Europa per valore della produzione, potrebbe attraverso investimen­ti e riconversi­oni di linee produttive provare a costruire un vero polo produttivo dei vaccini e non solo per la fase finale dell’infialamen­to in cui il nostro Paese è già all’avanguardi­a con diversi contoterzi­sti. Con Farmindust­ria che continuerà lo scouting iniziato dalle Big Pharma che producono i vaccini autorizzat­i o in via di autorizzaz­ione che già nei mesi scorsi hanno contatto diverse aziende italiane per partnershi­p produttive. Insomma non si parte da zero, anche se sui nomi resta un riserbo totale. « Abbiamo avviato un grande lavoro con l’Agenzia del farmaco e con il Mise che può consentirc­i di dare un grande contributo a questo progetto europeo per affrontare questa e future pandemie » , avverte il presidente di Farmindust­ria Scaccabaro­zzi. Che sottolinea come ora saranno individuat­i i macchinari, a partire dai bioreattor­i e i fermentato­ri, per verificare che siano « compatibil­i e disponibil­i visto che alcuni potrebbero essere impegnati già tra qualche settimana nella produzione del vaccino contro l’influenza » . Ma l’industria non si tira indietro: « Possiamo lavorare alla fase bulk e a quella dell’infialamen­to e la ricognizio­ne non esclude che si possa lavorare anche ai vaccini più complessi, quelli con l’mRna » , conclude Scaccabaro­zzi.

Il progetto europeo: Oggi incontro tra il ministro dello Sviluppo economico e il Commissari­o Ue Breton

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ANSA
MILIONI
Il progetto coinvolge la Acs Dobfar di Anagni e Biomedica Foscama di Ferentino. L’investimen­to dovrebbe aggirarsi per il complesso delle due aziende attorno ai 20- 25 milioni
Il tavolo. L’incontro al Mise con Farminsust­ria ANSA MILIONI Il progetto coinvolge la Acs Dobfar di Anagni e Biomedica Foscama di Ferentino. L’investimen­to dovrebbe aggirarsi per il complesso delle due aziende attorno ai 20- 25 milioni

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