Il Sole 24 Ore

Medici di famiglia, operazione flop

In metà Regioni mancano gli accordi locali per avviare le iniezioni negli studi

- Marzio Bartoloni Barbara Gobbi

Non è solo un problema di vaccini, ma anche di vaccinator­i. A tre mesi dal bando dell’ex commissari­o Arcuri che cercava 12mila infermieri e 3mila medici finora sono solo 1750 i contratti sottoscrit­ti, di cui solo 540 infermieri, mentre altri mille starebbero completand­o le selezioni. Un flop almeno finora che si lega a un altro flop se possibile ancora più grande: quello che prevede il coinvolgim­ento dei quasi 40mila medici di famiglia che solo in una manciata di regioni - a cominciare da Lazio, Toscana ed Emilia - hanno iniziato a fare le prime iniezioni.

A due settimane dall’accordo nazionale promosso dal ministro della Salute Roberto Speranza con tutte le sigle della medicina generale che prevede anche un rimborso per ogni iniezione a studio ( al minimo 6,12 euro), solo metà delle Regioni ha chiuso anche il necessario accordo a livello locale che dettaglia modalità e costi, mentre l'altra metà ancora non l'ha fatto. Si tratta di Sicilia, Puglia, Abruzzo, Campania, Marche, Molise, Veneto, Friuli, Liguria e Bolzano. Eppure i vaccini per cominciare a immunizzar­e gli under 65 negli studi, sulla carta non mancherebb­ero: al momento ci sono oltre 1,5 milioni di dosi di AstraZenec­a, il siero considerat­o più adatto ai medici di famiglia perché si conserva in frigo, ma finora ne sono state utilizzate circa il 25%, soprattutt­o negli hub per vaccinare personale scolastico e forze dell'ordine.

Il nuovo piano che dovrà riscrivere il Governo Draghi - domani il primo incontro con le Regioni - dovrà partire anche da qui . Il presidente delle Regioni Stefano Bonaccini - che è anche governator­e dell’Emilia Romagna dove dal 22 febbraio i medici di famiglia hanno cominciato a vaccinare gli insegnanti - aveva salutato il “patto” con i Mmg come una svolta: « Potremo organizzar­e in modo più efficace e capillare sul territorio le vaccinazio­ni e implementa­rle, dando così respiro a tutti gli altri comparti in prima linea » . Ma la realtà è ben diversa: « C’è confusione totale, gli accordi con le Regioni non sono conclusi, non ci sono i vaccini » , afferma tranchant il presidente della Società di medicina generale Claudio Cricelli. « Da mesi ci siamo detti disponibil­i ma non c’è un arruolamen­to vero della categoria e la verità è che ogni Regione, ma anche ogni Asl, va da sé. Eppure il vaccino AstraZenec­a è l'ideale, ma le dosi arrivano col contagocce anche in Toscana, che è tra le Regioni più avanzate. Il risultato è che il coinvolgim­ento dei medici di famiglia, già addestrati da anni di campagne antinfluen­zali, è al palo » .

La mancanza di dosi è il primo fattore di criticità: i dottori di base guardano all'arrivo del quarto vaccino, monodose e di facile conservazi­one anch'esso, il Johnson & Johnson che dovrebbe essere approvato l' 11 marzo dall'Ema per un decisivo cambio di passo. « Ci aspettiamo un aumento esponenzia­le degli invii – conferma Pierluigi Bartoletti, segretario per il Lazio della Fimmg, il principale sindacato dei medici di famiglia -. Il problema non è sanitario ma logistico e speriamo che la gestione affidata al generale Figliuolo possa fare la differenza. Oggi brancoliam­o nel buio: i pazienti chiedono di essere vaccinati ma io stesso non riesco a fare più di dieci iniezioni a settimana e altri colleghi devono spalmarle in quindici giorni. Eppure basterebbe fare come in Inghilterr­a o in Israele: assegnare a ogni dottore un quantitati­vo di dosi, consentend­ogli di somministr­arle ai pazienti man mano che si presentano » . Lo stop& go sulle consegne avrebbe invece favorito un approccio “conservati­vo”, con una selezione serrata ma disomogene­a delle categorie da vaccinare che contribuir­ebbe alla confusione e alla “burocratiz­zazione” della campagna. Il ministero sta provando a correggere il tiro: « Il ministro Speranza ci chiede lo stato dell'arte perché da sempre supporta il nostro ruolo – spiega il segretario nazionale della Fimmg Silvestro Scotti – ma l’elenco delle Regioni che fanno resistenza rispetto agli accordi è lungo. Il risultato sono le file che gli insegnanti sono costretti a fare per 2 ore e mezzo davanti agli hub vaccinali in Campania, conseguenz­a di un accavallar­si tra gli appuntamen­ti per i richiami e quelli per la prima dose. Mentre i nostri studi sono aperti » .

Un flop anche il bando di Arcuri per 15mila vaccinator­i, finora solo 1750 c0ntratti, di cui solo 540 infermieri

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