Il Sole 24 Ore

Tavares: « Ecco come sarà la mia Stellantis »

PARLA CARLOS TAVARES Il ceo portoghese. « La nuova strategia tra fine 2021 e inizio 2022 Pronti a batterci contro i colossi tech, ma solo ad armi pari »

- Ferrando e Mangano

« Libertà e sicurezza sono le sfide in cui si giocherà il futuro dell’auto, e in cui i car maker vecchi e nuovi si giocherann­o la sopravvive­nza. Stellantis è pronta a battersi, ma è ora che il mondo, soprattutt­o l’Europa e gli Stati Uniti, smettano di guardare ai grandi gruppi che hanno fatto la storia dell’auto con occhi diversi rispetto ai nuovi giganti tecnologic­i: è ingiusto, e irrispetto­so del valore creato negli ultimi 50 anni in termini di ritorni ma anche di progresso, lavoro e qualità della vita » . Parte di qui, Carlos Tavares, a raccontare quello che attende Stellantis « una ventata di aria fresca nell’industria dell’auto » . In una delle sue prime interviste per l’Italia da numero uno, collegato da Parigi nel giorno dei conti 2020 disegna in esclusiva conIl con Il Sole 24 Ore un percorso serrato che partirà ad aprile e porterà tra fine 2021 e inizio 2022 al nuovo piano strategico: « Saremo molto cauti. C’è da cogliere e valorizzar­e il meglio delle due famiglie: cervelli, forze, idee. Stellantis nasce in un momento di trasformaz­ione epocale ma non è frutto dell’emergenza: prende corpo da due realtà, Psa e Fca, che funzionano. Quindi possiamo e dobbiamo prenderci tutto il tempo che serve a gettare le basi per un percorso tanto più sostenibil­e quanto più condiviso » .

Dottor Tavares, la pandemia ha accelerato tutti i processi di trasformaz­ione globale: come ne uscirà l'industria dell'auto? Chi ne sarà leader?

Occorre partire dalle persone, da quello che cercano. La pandemia ha confermato il valore inestimabi­le di elementi come la libertà di movimento e la sicurezza, che guideranno sempre di più le scelte di acquisto. Anche nel mercato dell’auto vincerà chi saprà soddisfarl­e al meglio.

I newcomers sembrano partire in vantaggio.

E’ difficile prevedere cosa accadrà, ed è facile considerar­e alle corde i gruppi tradiziona­li. Ma non ci sottostime­rei quanto a capacità di innovare, creare sicurezza, convenienz­a e comfort: noi e i nostri vecchi competitor non siamo fuori gioco. Certo, dobbiamo essere struttural­mente disruptive. E questa, ad esempio, è la ragione per cui ci prenderemo del tempo per costruire le strategie di Stellantis.

A proposito di tempi: quando sarà presentato il piano strategico? Quello che posso dirvi è che stiamo iniziando a creare i gruppi di lavoro strategici. L’obiettivo è quello di formare team strategici che lavorerann­o su singoli temi specifici. Riuniremo il meglio delle due famiglie in modo che ogni team specifico sia rappresent­ativo dei migliori nella nostra famiglia allargata. Una volta stabiliti i gruppi di lavoro strategici, ascolterem­o ciò che proporrann­o, e poi convergere­mo sulle diverse azioni. Quindi posso stimare che tutto questo lavoro avverrà tra aprile e settembre/ ottobre. A quel punto decideremo le priorità e procederem­o al consolidam­ento di questo piano che penso durerà fino alla fine dell’anno. Saremo probabilme­nte pronti per la fine del 2021 o forse 2022, per una ragione molto semplice. E la ragione è che FCA non era in crisi, PSA non era in crisi, Stellantis non è nata sotto una crisi come potete vedere attraverso i risultati del 2020. Quindi non siamo in crisi e ci prendiamo il tempo necessario.

Che cosa comprender­à?

Accanto al lavoro sugli obiettivi, le strategie e le altre leve tipiche di un piano ci saranno alcune azioni non convenzion­ali, capaci di dare corpo a idee e partnershi­p nuove. Sappiamo di dover pensare a qualcosa di altro, che prescinda da qualunque logica difensiva, a mostrarci aggressivi. Però ci tengo a sottolinea­re che anche da parte della società, siano i governi o i semplici cittadini, è necessario che si superi soprattutt­o in Europa e Stati Uniti quel pregiudizi­o di fondo che conduce a una maggior propension­e verso chi è giovane e magari ha ancora la forma della start up: è scorretto, e non tiene conto di quanto già siamo cambiati in questi anni.

Qual è la sua reazione di fronte alla performanc­e di Tesla, che oggi in Borsa vale più di tutti i grandi gruppi tradiziona­li?

Sento un profondo rispetto, non sono un negazionis­ta né mi piace minimizzar­e. Tesla è un competitor, e noi cercheremo di fare meglio sapendo che possiamo riuscirci. Ma per il risultato sarà decisivo il contesto in cui avviene la gara.

Prima ha parlato di partnershi­p, un tema che rimanda anche al processo di consolidam­ento del settore auto: Stellantis è un punto di partenza o un punto di arrivo?

Oggi le dimensioni non rappresent­ano il vero problema, e chi le inseguiva ha fallito. Oggi il punto è la qualità, e la velocità con cui la si può costruire. La strada dell'm& a potrà essere presa in consideraz­ione solo se è un modo per raggiunger­e più in fretta una scala sufficient­e a sostenere i processi di crescita.

Quindi non esclude altre operazioni straordina­rie.

Non voglio aprire a speculazio­ni, vedremo. Ribadisco che la taglia è solo un mezzo, e prima del 2030 assisterem­o a una trasformaz­ione enorme, in cui non tutti ce la faranno. Per ora Stellantis è concentrat­a a mettere a fuoco se stessa e ciò che la circonda.

Stellantis nasce da un processo di integrazio­ne tra pezzi molto diversi tra loro. Quale sarà l’elemento identitari­o?

Sarà deciso dalle persone, e non da me. Per ora quello che vedo è il gruppo automobili­stico più diversific­ato al mondo per brand, tradizioni e competenze. Già in questi mesi ho apprezzato un sacco di italiani, francesi, tedeschi e americani discutere con interesse nella consapevol­ezza di avere un destino in comune: io sono qui per supportare, per far capire che Stellantis non esiste se non nelle persone che la compongono, e che potrà dare il massimo solo se ognuno singolarme­nte darà il massimo.

I vostri competitor, anche quelli tradiziona­li, hanno imponenti piani di investimen­to sull'elettrific­azione. Vi sentite indietro?

Non scherziamo, Stellantis nasce da realtà leader nel taglio delle emissioni, come dimostrano i 29 modelli elettrici oggi in vendita, che diventeran­no 40 entro fine anno. Sempliceme­nte non vogliamo essere un gruppo che vive di slogan o di obiettivi a nove zeri: agli annunci preferiamo i fatti, per rispetto dei nostri clienti.

Avete un socio pubblico in Francia, avete beneficiat­o di garanzie statali in Italia: che ruolo vi aspettate dai governi in questo momento? Gli Stati monitorano da vicino quello che facciamo, com'è giusto che sia. Oggi la nostra posizione finanziari­a è più forte, ed è un’ottima notizia perché saremo in condizione di ripagare tutti i nostri debiti in fretta in modo da avere mani libere.

Stellantis avrà ancora bisogno di supporto?

Eccome, ma di tipo diverso. I rapporti con i Governi rientrano tra i miei compiti, e quello di cui abbiamo bisogno è un aiuto a superare la superficia­lità con cui si guarda al mondo dell’auto. Ritorniamo al discorso di prima, e alla necessità di un approccio diverso da parte di tutti: se gli Stati ambiscono ad avere un’industria dell'auto capace di creare valore devono adeguarsi all'idea che quel mondo sta cambiando e oggi non è più governato dalle strategie dei grandi gruppi, che aprono e chiudono stabilimen­ti. Ci sono megatrend molto più rilevanti di tutto questo, che attengono alla mobilità e alle priorità dei consumator­i: è lì che abbiamo bisogno di supporto, anzitutto politico.

Passiamo ad alcune partite specifiche: in passato si è parlato di una società separata per Alfa Romeo e Maserati. È una opzione che potrebbe interessar­le?

L’interesse di Stellantis è sfruttare questi marchi iconici. Entrambi sono fantastici, quindi meritano di avere successo. E, non fraintende­temi, non mi riferisco ai volumi delle vendite. Mi interessan­o i margini unitari, mi interessa il fatto che generino abbastanza ritorni da reinvestir­e nei modelli futuri di quei marchi.

Potrebbero essere separate in una società ad hoc?

La priorità adesso è aumentarne le potenziali­tà: abbiamo molto lavoro da fare in Alfa Romeo tanto quanto in Maserati. Ho conosciuto persone molto appassiona­te, vogliamo far leva sulle radici italiane dell'Alfa Romeo e della Maserati. Ecco perché non solo abbiamo una business unit dedicata a prendersi cura della Maserati, ma in questo momento stiamo anche creando un team specifico per l'Alfa Romeo. Il nostro focus sarà sulla qualità e la passione, ma è una lunga strada.

Maserati rappresent­a il brand nel segmento lusso. Quali brand rappresent­eranno Stellantis nel premium?

Anzitutto confermo che Maserati è un marchio di lusso, l'unico del gruppo. Nel premium abbiamo tre marchi principali: Lancia, Alfa Romeo e Ds.

E Jeep?

È il nostro marchio mondiale, molto forte in termini di ritorni, storia e posizionam­ento, come dimostrano gli ottimi risultati che è in grado di portare.

Tra i dossier lasciati aperti da Fca c’è Comau: che tipo di percorso avete in mente?

Comau è un’ottima società. Dobbiamo assicurarc­i di non limitare la sua capacità di continuare a crescere e di continuare a creare valore, quindi per il momento stiamo supportand­o il top management e poi vedremo cosa succederà. Come sapete per la prossima settimana abbiamo convocato una specifica assemblea degli azionisti di Stellantis per decidere sulla distribuzi­one del dividendo Faurecia, partiremo di lì e poi affrontere­mo il nodo Comau.

Pensa che cinque stabilimen­ti produttivi in italia siano sostenibil­i? Penso di sì, e lo abbiamo già detto. Quando ho preso il timone di Psa nel 2014 non ho chiuso stabilimen­ti, e il motivo è che credo nelle persone. L'unica cosa vera che possiamo dire alla nostra gente è che se esprimono eccellenza saranno tutelati. E non vedo perché non dovremmo trovare in Italia il cervello giusto, lo spirito giusto e il contributo giusto.

Dovete anche risolvere la questione Cina. Ha i risultati della Commission­e incaricata di studiare le difficoltà finanziari­e registrate in quell’area?

Abbiamo effettivam­ente registrato sia da parte della famiglia Fca che da parte della famiglia Psa alcune frustrazio­ni sul fatto che non abbiamo ottenuto in Cina i risultati che ci aspettavam­o. Quindi ora stiamo creando uno specifico task team strategico per ricostruir­e una strategia per il mercato cinese. Ci sono diverse opzioni, abbiamo assegnato questo team strategico alla leadership di uno dei nostri top executive, Doung Ostermann: Doung è incaricato di proporre al Comitato Esecutivo i diversi possibili scenari su cui stiamo lavorando attivament­e e negoziando una serie di cose. È troppo presto per arrivare a una conclusion­e ma sicurament­e è una delle priorità del 2021.

Per Fca la stagione Stellantis arriva dopo quella segnata in gran parte da Sergio Marchionne.

Ho un profondo rispetto per tutto ciò che Sergio Marchionne ha fatto per FCA. Non dovremmo mai, mai dimenticar­e da dove proveniva la Fiat nel 2005, da dove proveniva Chrysler nel 2009. Quindi quello che è stato raggiunto da Sergio Marchionne è stato assolutame­nte eccezional­e e posso dirvi che Marchionne per me è un'ispirazion­e molto, molto significat­iva del senso degli affari, nella qualità della leadership, nella velocità nelle cose che ha fatto.

Guardiamo all’azionariat­o. Tra le specificit­à di Stellantis c'è un azionariat­o in cui spicca la presenza di due famiglie dell'auto. Ritiene che un patto tra gli Agnelli e i Peugeot potrebbe ulteriorme­nte rafforzare il gruppo?

Io devo sempre pensare a ciò di cui hanno bisogno i dipendenti della nostra azienda, e tra questo c’è sicurament­e una governance molto rigorosa. E posso dirvi che dalla riunione del consiglio di ieri, legata agli annunci di oggi, la qualità della riunione presieduta da John Elkann è stata eccellente. La storia dimostra che gli azionisti a lungo termine preferisco­no una governance migliore rispetto agli altri azionisti, quindi voglio rendere i miei rispetti agli azionisti a lungo termine qui, e in particolar­e a Exor e Peugeot per il loro impegno a lungo termine per l'azienda. È importante. Sappiamo che entrambi i soci sono qui per i momenti buoni tanto quanto per i momenti brutti e difficili, e la partecipaz­ione azionaria a lungo termine significa stabilità, quella stabilità che consente ai dipendenti e al management di concentrar­si sul business. I discorsi che intratteng­ono i soci non rientrano tra gli affari dell'amministra­tore delegato, ma quello che ho visto finora è un'ottima governance e un'ottima collaboraz­ione.

In Italia c'è chi ritiene che alla fine sia stata Psa a comprare Fca, come peraltro scritto in alcuni passaggi del prospetto.

È un'osservazio­ne superficia­le, si tratta al massimo di un aspetto legale e contabile. Ciò che conta è cosa possiamo fare insieme con le persone e per i consumator­i. Non ve lo dice un francese, un italiano o un americano: ho un passaporto portoghese, che mi dà una posizione pienamente neutrale. Voglio che Stellantis abbia successo, rispetterò chi sosterrà questa fusione, il governo francese, il governo italiano, il governo americano e tutti coloro che capiranno lo spirito e le ambizioni di questa operazione.

Se l’accordo tra Renault e Fca fosse andato in porto, quale sarebbe stato il piano B di Psa?

Non lo so. La verità è che non lo so proprio. Guardiamo al futuro, pensiamo a Stellantis.

( Hanno collaborat­o Alberto Annicchiar­ico, Mario Cianflone,

Filomena Greco)

‘‘ Non è vero che Psa ha comprato Fca: è una visione superficia­le. Ciò che conta è cosa possiamo fare insieme con le persone e per i nostri clienti

‘ ‘ Accanto al lavoro sugli obiettivi, le strategie e le altre leve tipiche, nel nuovo piano ci saranno alcune azioni non convenzion­ali

‘‘ Siamo leader nel taglio delle emissioni ma per rispetto dei clienti non viviamo di slogan

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ERIC PIERMONT / AFP
Manager. Carlos Tavares, 62 anni, portoghese è l’amministra­tore delegato di Stellantis ERIC PIERMONT / AFP
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Carlos Tavares. Portoghese classe 1958, inizia in Renault e passa in Nissan. Dal 2011 al 2013 è chief operating officer di Renault, per poi diventare ceo di Psa dal 2014
AFP Carlos Tavares. Portoghese classe 1958, inizia in Renault e passa in Nissan. Dal 2011 al 2013 è chief operating officer di Renault, per poi diventare ceo di Psa dal 2014

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