Papa Francesco, l’epico viaggio nella patria di Abramo
Il Pontefice a Ur dei Caldei, patria del padre delle tre religioni monoteiste Imponenti misure di sicurezza per il timore del terrorismo interno
Andrà dove tutto è cominciato. E dove nessun Papa era mai stato, nella storia. Sabato prossimo Francesco sarà a Ur dei Caldei, patria di Abramo, padre biblico delle tre religioni monoteiste. Sullo sfondo della celebre ziggurat si svolgerà un incontro interreligioso di grande impatto, sul solco del dialogo che è una delle cifre del pontificato di Bergoglio, che si avvia a compiere otto anni.
Domani parte il primo viaggio papale in era Covid, dopo un anno mezzo dalla trasferta in Giappone. Quattro giorni in Iraq – paese a maggioranza sciita - in mezzo all’emergenza della pandemia che ha portato ad un lockdown nel paese ( finirà proprio l’ultimo giorno del viaggio) che ridurrà al minimo la possibilità di partecipazione. Non solo. Massima sicurezza anche per il rischio del terrorismo interno, visti anche i recenti attentanti proprio a Baghdad e l’attacco di ieri con una decina di razzi sparati su una base militare Usa nell’area occidentale. Per Bergoglio andare in Iraq è un impegno inderogabile, ribadito di continuo: « Da tempo - ha detto ieri - desidero incontrare quel popolo che ha tanto sofferto, incontrare quella Chiesa martire. Il popolo iracheno aspettava san Giovanni Paolo II, al quale è stato vietato di andare: non si può deludere un popolo per la seconda volta. Preghiamo perché questo viaggio si possa fare bene » . Accadde nel ’ 99 causa guerra, e da allora mai più una visita, molto attesa dalla piccola comunità cattolica, appena l’ 1,5% dei 39 milioni di abitanti. Macchine blindate, cortei entro corridoi di sicurezza, e poi mascherine, distanziamenti, sanificazioni continue. Un viaggio diverso, ma anche per i luoghi visitati. Domenica la tappa alla città di Mosul, per anni roccaforte del Daesh, e quella a Qaraqosh nella Piana di Ninive, luogo simbolo della cristianità irachena, dove, fra il 2014 e il 2016, i terroristi dell’Isis perseguitarono ferocemente le comunità cristiane costringendo 125mila persone ad abbandonare le loro case. A Radio Vaticana padre Benham Benoka, sacerdote siro- cattolico, spiega che ancora oggi però, dopo la liberazione nel 2016 di Mosul e degli altri centri e il progressivo ritorno delle comunità cristiane nei loro villaggi, la loro permanenza è in forte pericolo. « A Bartella, dove mi trovo, per esempio, sono state fatte arrivare da altri luoghi circa quindicimila famiglie di etnia shabak, musulmani sciiti, per farli vivere qui, in questo subdistretto della Piana di Ninive. Questo cambiamento demografico – ha aggiunto Benoka - è stato attuato da alcune fazioni per farci capire che ormai questo villaggio non è più un luogo cristiano ma sciita » .
In mezzo alle enormi difficoltà resta l’obiettivo del dialogo, scritto nell’enciclica Fratelli Tutti, e in questo senso è da innestare l’incontro previsto sabato nella città santa di Najaf con il l’Ayatollah sciita Ali AlSistani, massima autorità religiosa del paese, iraniano di nascita. Un messaggio di fratellanza, quindi, « anche tenendo conto che Al- Sistani è una delle personalità più simboliche, più significative, del mondo sciita; e tenendo conto poi che Al- Sistani, si è sempre pronunciato in favore di una convivenza pacifica all’interno dell’Iraq, dicendo che tutti i gruppi etnici, i gruppi religiosi, sono parte del Paese » ha detto il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, a Vatican News. Inoltre, aggiunge a Fides il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Luis Raphael Sako, il Papa « non viene a difendere e proteggere i cristiani, non è il capo di un esercito. Incoraggerà i cristiani, porterà loro conforto e speranza per aiutarli a perseverare, a sperare e anche a collaborare con gli altri cittadini.
Il Papa non può fare altro che questo. Non viene ad alimentare il settarismo, come fanno altri. Viene per tutti gli iracheni, non solo per i cristiani » . Insomma, una visita simbolica per l’intera aerea martoriata da divisioni destinate a durare, ma con la cifra del ceppo comune. Infatti, tornando ad Ur, dai cristiani, dagli ebrei e dai musulmani Abramo « viene onorato con il titolo di “amico di Dio”, un appellativo che si ritrova, caso unico, nell’Antico e nel Nuovo Testamento e nel Corano. È dunque ad Abramo, padre della fede in un solo Dio, che seppe “sperare contro ogni speranza” che bisogna guardare per capire le coordinate profonde di questo viaggio nell’antica Mesopotamia » scrive Stefania Falasca in un commento su Avvenire alla vigilia del viaggio. « Una chiave di lettura che percorre tutte le tappe del pellegrinaggio, che avrà in ogni suo momento un significato profondo, comprensibile se si conosce a fondo la storia e il contesto della terra visitata » .