Il Sole 24 Ore

CHI VIVRÀ, VEDRÀ

CHI VIVRÀ, VEDRÀ

- di diFabio Fabio Tamburini

Negli ultimi anni le grandi sfide nel mondo dell’alta finanza made in Italy sono diventate sempre meno frequenti e sono diminuite d'intensità. In passato i protagonis­ti erano Enrico Cuccia e la sua Mediobanca, Gianni Agnelli e Cesare Romiti, Carlo de Benedetti, Raul Gardini, i banchieri al vertice delle tre banche d’interesse nazionale, cioè Comit, Credito italiano, Banca di Roma.

Poi, sia perché l'orologio biologico non lascia scampo sia perché i tempi sono cambiati, le cronache finanziari­e hanno avuto sempre meno protagonis­ti e sempre meno colpi di scena.

Ieri invece c'è stata una comunicazi­one che merita attenzione. Francesco Gaetano Caltagiron­e, a cui certo non manca liquidità abbondante, stimata in oltre 1 miliardo di euro, ha annunciato in Consob l’acquisto dell’ 1 per cento di Mediobanca. E tutto lascia prevedere che altri acquisti seguiranno.

Caltagiron­e non ha speso una parola di commento sulla operazione ed è facile prevedere che non lo farà neppure nei prossimi giorni. Ci sono però alcune consideraz­ioni da fare, che è opportuno tenere ben presente. La più importante è che, ormai da qualche tempo, l'imprendito­re sta comprando titoli Generali, di cui Mediobanca è azionista al 13 per cento e di cui, da sempre, rappresent­a il socio di riferiment­o e di comando. Lentamente, ma inesorabil­mente, Caltagiron­e è arrivato quasi al 6 per cento. Un percorso che vede una naturale convergenz­a con Leonardo Del Vecchio di Essilor Luxottica, anche lui azionista di peso delle Generali e di Mediobanca, anche lui molto liquido. Nel primo caso con un pacchetto di titoli intorno al 5 per cento, a cui va sommato un altro 13,2 per cento dell'istituto di piazzetta Cuccia.

Va tenuto conto, inoltre, della presenza nell'azionariat­o di Generali e di Mediobanca dei Benetton, a cui fanno capo rispettiva­mente un altro 4 per ce ntoto del gruppo assicurati­vo e il 2,1 per ce n-del gruppo assicurati­vo e il 2,1 per cento della banca. Già oggi, quindi, Mediobanca non è più nelle condizioni di dettare legge in Generali, al contrario di quanto è sempre avvenuto da almeno mezzo secolo. Lo confermano anche vicende recenti come il mancato passa gg iogiodiB anca Generali dal gruppo assicudi Banca Generali dal gruppo assicurati­vo triestino alla stessa Medio banca, che che è stato fortemente voluto dall' am miè stato fortemente voluto dall' amministra­tore delegato dell'istituto, Alberto Nagel, ma che non è andato in porto.

Ugualmente, su molti fronti ormai, gli orientamen­ti di Mediobanca su scelte di competenza Generali non risultano coincident­i con quelli di Del Vecchio e Caltagiron­e. L'impression­e, anzi la certezza, è che, dopo l'esordio di Caltagiron­e in Mediobanca annunciato ieri, Nagel avrà una gatta in più da pelare. Chi vivrà, vedrà.

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