Il Sole 24 Ore

Caso Tercas e risarcimen­ti Ue: ecco le carte in mano all’Italia

La decisione della Corte di Giustizia Ue rende più forti ( ma sempre difficili) le richieste di danni a Bruxelles. Ma lo Stato ha un’altra opzione: tenere il credito per le prossime vertenze

- Laura Serafini

La decisione della Corte di Giustizia europea sulla vicenda Tercas chiude una parentesi nella storia bancaria italiana, ma al contempo apre a nuovi importanti scenari. Schiude la possibilit­à che siano intentate azioni per la richiesta del risarcimen­to danni, sulla base dell’articolo 340 del Trattato di Roma secondo il quale la Ue è responsabi­le per i danni causati dai propri organi.

In verità qualcuno si era già mosso. E aveva chiesto ristoro all’indomani della prima sentenza del Tribunale europeo del marzo 2019: ilgiudic eU e dichiarò illegittim­a l’ interpreta­zione dell’ Antitrust europeo che configurav­a come aiuto di Stato l’ intervento del Fondo interbanca­rio per la tutela dei depositi ( Fitd) a supporto di banca Tercas a fine 2015, in vista dell’ acquisizio­ne da parte della Banca Popolare di Bari. Un ricorso alla Corte europea per risarcimen­to danni è stato presentato a settembre 2019 dagli azionisti di Banca Tercas: Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, Montani Antaldi Srl , Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi , Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata. E in verità anche la Popolare di Bari della gestione Jacobini, quindi prima del passaggio sotto il controllo pubblico di Mcc avvenuto nel 2020, aveva avviato una richiesta di risarcimen­to, che però non è stata reiterata dopo il cambio di controllo.

Nonostante ciò, è tutt’altro che scontatol’ e sito di queste cause el ep roba bilitàtato­l’ e si todi queste cause e le probabilit­à di successo sono vincolate dai limiti molto stringenti previsti perilri conoscimol­to stringenti previsti perilri conoscimen­to del danno e dalla giurisprud­enzamento del danno e dalla giurisprud­enza della Corte su questo tipo di ricorsi.

Al di là delle azioni risarcitor­ie, un'altra opportunit­à si configura all'orizzonte: la possibilit­à che l’errore, ormai sancito in via definitiva, commesso dalla Direzione concorrenz­a della Commission­e nel caso Tercas, e che inficiò l'utilizzo del Fitd in tutte le altre crisi bancarie che sono seguite, sia fatto valere dallo Stato italiano e dai suoi rappresent­anti. Una sorta di credito da cristalliz­zare e da far valere con l’Antitrust europeo quando ci saranno nuove partite creditizie da chiudere, a partire dal Monte dei Paschi.

Questo obiettivo avrebbero le banche italiane oltre al risarcimen­to del danno, che è stato chiesto espressame­nte dal presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, sia per gli istituti di credito che per i risparmiat­ori. Basta pensare al salvataggi­o della Popolari di Bari, avvenuto dopo la sentenza del Tribunale Ue e che non sembra aver placato la posizione oltranzist­a della Direzione concorrenz­a. Il Fitd inizialmen­te doveva contribuir­e in modo limitato alla copertura delle perdite della banca prima dell’ingresso del socio pubblico Mcc. Alla fine però, e in virtù delle richieste dell’Antitrust, il conto è salito fino a un esborso complessiv­o di 1,6 miliardi, di cui 1,2 miliardi a carico del fondo. Le azioni acquistate per 483 milioni da Fitd nell’ambito dell’aumento di capitale da 933 milioni è stato necessario cederle a Mcc per un euro. Il rischio che il film si ripeta per Mps o per altre crisi bancarie non è remoto.

Le banche, in ogni caso, più che i risparmiat­ori, azionisti o obbligazio­nisti, o lo Stato o il Fitd, sarebbero i soggetti legittimat­i ad essere ristorati dal danno subito. L’uscita di scena del Fitd nella parte obbligator­ia ha avuto un costo netto aggiuntivo per il sistema di quasi 3 miliardi di euro, che è stato versato al Fondo di risoluzion­e. Anche se, come dicevamo, ottenere un ristoro dalla Commission­e non è cosa semplice. « È irrealisti­co dimostrare una responsabi­lità della Commission­e – spiega Mario Todino, legale dello studio Jones Day che ha assistito la Banca d’Italia nel ricorso su Tercas -. La giurisprud­enza della Corte di Giustizia richiede, affinchè sia ravvisabil­e responsabi­lità, un grave errore in cui c’è una colpa grave. Le fattispeci­e ammesse sono limitate: in particolar­e nei casi in cui vi è scarsa discrezion­alità della Commission­e, come ad esempio nel caso di una violazione di un diritto di difesa o fondamenta­le. Nel caso in cui la decisione dell’istituzion­e ha margini di discrezion­alità si fa fatica dimostrare la violazione tale da implicare necessità risarcimen­to. C’è, inoltre, la difficoltà di provare il nesso di collegamen­to tra la decisione assunta e il danno preteso » . Altra questione: lo statuto della Corte prevede che il risarcimen­to possa essere chiesto entro 5 anni dalla causa del danno; i termini sarebbero scaduti a fine 2015 e per questo le Fondazioni di Tercas si sono attivate. Il punto è però controvers­o, perché c’è chi sostiene che l’impugnativ­a presso il Tribunale Ue ha interrotto i 5 anni

‘‘ L’ « errore di diritto » della vecchia Commission­e Ue deve essere adeguatame­nte risarcito

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ANSA
Il caso. Bruxelles bocciò l’intervento del Fitd a supporto di Tercas nel 2015 ANSA

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