La fiducia degli utenti tra privacy e mercato
La necessità è quella di trovare l’equilibrio fra due esigenze: da una parte l’esigenza di tutelare la privacy degli utenti, sulla quale c’è una crescente attenzione da anni, direttamente proporzionale all’evolversi delle tecnologie. Dall’altra, siccome alla base del modello di business dei giganti del web come delle più piccole internet company c’è la pubblicità online, l’esigenza lato operatori del web è che il sistema non imploda e che non se ne scardini il funzionamento. Insomma, davanti c’è la necessità di non fare passi nel vuoto buttando il bambino con l’acqua sporca.
Il bilanciamento della tutela dei dati con il mercato dell’advertising sta producendo quello che è sicuramente un cambiamento storico nel mercato dell’adv online ( e dell’adv tutto di conseguenza). Quale possa essere la portata effettiva di novità sarà da capire quando arriveranno alla fase operativa le soluzioni ( si veda anche altro articolo in pagina) chiamate a trasferire nel libro dei ricordi la profilazione individuale, normalmente operata dai cookies.
Quelle tracce che gli utenti del web lasciano al loro passaggio sono parte integrante dell’architettura del web per come è oggi arrivata a noi, cominciano a rappresentare una tecnologia che mostra la corda. La crescente attenzione rivolta al loro funzionamento, insieme alla richiesta di un maggiore controllo sul loro utilizzo, hanno portato allo sviluppo di leggi sulla privacy in Europa, con l’arrivo sulla scena del Gdpr, e nel resto del mondo.
Contemporaneamente, piattaforme, browser e le società di ad- blocking hanno cominciato a porre limiti sul loro utilizzo.
« Privacy Sandbox – si legge in un post di dicembre della stessa Google – è un’iniziativa aperta e collaborativa che vede coinvolti esperti del web e di computer science, insieme ad aziende, associazioni di categoria, publisher e autorità di regolamentazione, con l’obiettivo di definire nuovi standard comuni per il web. Come parte di questo impegno a lungo termine, Google sta lavorando a una serie di innovazioni per creare un’esperienza online di alta qualità, supportata dalla pubblicità, e senza cookie di terze parti. Non siamo gli unici impegnati in questo obiettivo, e siamo felici di investire per poterlo raggiungere perché lo consideriamo vitale per il futuro di Internet » .
È qui che arriva il ricorso all’intelligenza artificiale con Floc che « si basa su algoritmi di machine learning che operano all’interno dei singoli dispositivi – come smartphone e laptop – senza condividere dati personali all’esterno, per elaborare modelli utili ai fini pubblicitari che facciano a meno di un profilo individuale » . È la scommessa di un sistema ormai diventato too big to fail, ma anche troppo dirompente da non essere sottoposto a una registrazione. In Italia il 2020 è stato il primo anno in cui il web è diventato il primo mercato per gli investimenti pubblicitari: 3,280 miliardi di euro sul digital e 3,252 miliardi dalla Tv. E Google e Facebook hanno fatto festa.