L’ATTIVISMO DI SALVINI E GLI EFFETTI SUL GOVERNO
La tecnica di Salvini nel Conte I era quella di parlare sopra al premier e agli stessi ministri del Governo di cui faceva parte. Era vice di Conte ma sembrava il suo oppositore, alleato dei 5 Stelle ma sembrava l’avversario. Con la sua voce, insomma, cercava di coprire quella degli altri con un effetto – grazie soprattutto agli sbarchi - che è stato quello di raddoppiare i voti alle europee 2019 e sorpassare il Movimento con tutto quello che ne è conseguito, cioè crisi di agosto e nascita del Conte II. Ora sembra voglia ripetere quella formula come se portasse alla stessa magia.
Ieri, nell’ordine, ha espresso solidarietà a Orban che ha lasciato il Ppe ( visto che stava per essere buttato fuori), ha sparato a zero contro gli errori di Bruxelles sui vaccini prendendo a esempio i Paesi che cercando strade diverse, infine ha incontrato una delegazione di San Marino dove si punta sullo Sputnik. Le ragioni di tanto “movimentismo” in parte si comprendono. Nel senso che si è dovuto adattare a questo Governo ingoiando il boccone amaro dell’europeismo e, con le sue dichiarazioni di ieri, dimostra di avere ancora paura del passo che ha fatto. Paura di perdere identità e consensi a vantaggio della Meloni che invece si avvicina a Orban. Il partito del premier ungherese guarda ai Conservatori Ue, gruppo di cui è presidente proprio la leader di Fratelli d’Italia. Per Salvini, il problema è qui, il sorpasso da destra. Tra l’altro, è in questa chiave che va letto pure il voto di astensione di ieri di Lega e Forza Italia sul Dl Covid, con la motivazione che aveva il timbro del Conte II. Nella sostanza, però, la spiegazione non tiene perché le misure vengono ricalcate dal nuovo Dpcm dell’era Draghi.
Un attivismo che certamente è accentuato dalle difficoltà del Governo sui vaccini mentre i contagi galoppano. Ecco quindi la necessità di stare al centro della scena facendo - contemporaneamente - critiche e cercando soluzioni nonostante sia proprio un ministro della Lega a gestire un pezzo della strategia. Ieri, infatti, Giancarlo Giorgetti ha organizzato un vertice con il presidente di Farmindustria Scaccabarozzi, il presidente dell’Aifa Palù, il neo- commissario Figliuolo e il sottosegretario Gabrielli per studiare un piano di produzione vaccinale per l’Italia. Da fuori Salvini gli faceva un po’ il controcanto cercando di rafforzare l'impressione sull’opinione pubblica che sia lui a comandare le danze.
È vero che Draghi, con realismo, non intende interferire sui leader e sugli spazi della politica ma non fino al punto di creare un cortocircuito sul Governo. Che è quello possibile se il Capitano si prende la scena perchè la conseguenza è di irrigidire il fronte Pd- 5 Stelle già attraversato da parecchie fibrillazioni. Tra l’altro l’arrivo di Conte a capo dei grillini comporterà che anche da quella parte ci saranno distinguo. Un piano scivoloso nonostante le amministrative siano state spostate in autunno. Per Draghi, oltre la priorità del fare, c’è da curare questo equilibrio tra forze e tenere il baricentro in mezzo.