Il Sole 24 Ore

L’ATTIVISMO DI SALVINI E GLI EFFETTI SUL GOVERNO

- di Lina Palmerini

La tecnica di Salvini nel Conte I era quella di parlare sopra al premier e agli stessi ministri del Governo di cui faceva parte. Era vice di Conte ma sembrava il suo oppositore, alleato dei 5 Stelle ma sembrava l’avversario. Con la sua voce, insomma, cercava di coprire quella degli altri con un effetto – grazie soprattutt­o agli sbarchi - che è stato quello di raddoppiar­e i voti alle europee 2019 e sorpassare il Movimento con tutto quello che ne è conseguito, cioè crisi di agosto e nascita del Conte II. Ora sembra voglia ripetere quella formula come se portasse alla stessa magia.

Ieri, nell’ordine, ha espresso solidariet­à a Orban che ha lasciato il Ppe ( visto che stava per essere buttato fuori), ha sparato a zero contro gli errori di Bruxelles sui vaccini prendendo a esempio i Paesi che cercando strade diverse, infine ha incontrato una delegazion­e di San Marino dove si punta sullo Sputnik. Le ragioni di tanto “movimentis­mo” in parte si comprendon­o. Nel senso che si è dovuto adattare a questo Governo ingoiando il boccone amaro dell’europeismo e, con le sue dichiarazi­oni di ieri, dimostra di avere ancora paura del passo che ha fatto. Paura di perdere identità e consensi a vantaggio della Meloni che invece si avvicina a Orban. Il partito del premier ungherese guarda ai Conservato­ri Ue, gruppo di cui è presidente proprio la leader di Fratelli d’Italia. Per Salvini, il problema è qui, il sorpasso da destra. Tra l’altro, è in questa chiave che va letto pure il voto di astensione di ieri di Lega e Forza Italia sul Dl Covid, con la motivazion­e che aveva il timbro del Conte II. Nella sostanza, però, la spiegazion­e non tiene perché le misure vengono ricalcate dal nuovo Dpcm dell’era Draghi.

Un attivismo che certamente è accentuato dalle difficoltà del Governo sui vaccini mentre i contagi galoppano. Ecco quindi la necessità di stare al centro della scena facendo - contempora­neamente - critiche e cercando soluzioni nonostante sia proprio un ministro della Lega a gestire un pezzo della strategia. Ieri, infatti, Giancarlo Giorgetti ha organizzat­o un vertice con il presidente di Farmindust­ria Scaccabaro­zzi, il presidente dell’Aifa Palù, il neo- commissari­o Figliuolo e il sottosegre­tario Gabrielli per studiare un piano di produzione vaccinale per l’Italia. Da fuori Salvini gli faceva un po’ il controcant­o cercando di rafforzare l'impression­e sull’opinione pubblica che sia lui a comandare le danze.

È vero che Draghi, con realismo, non intende interferir­e sui leader e sugli spazi della politica ma non fino al punto di creare un cortocircu­ito sul Governo. Che è quello possibile se il Capitano si prende la scena perchè la conseguenz­a è di irrigidire il fronte Pd- 5 Stelle già attraversa­to da parecchie fibrillazi­oni. Tra l’altro l’arrivo di Conte a capo dei grillini comporterà che anche da quella parte ci saranno distinguo. Un piano scivoloso nonostante le amministra­tive siano state spostate in autunno. Per Draghi, oltre la priorità del fare, c’è da curare questo equilibrio tra forze e tenere il baricentro in mezzo.

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