Il Sole 24 Ore

Vago: « Privati e mini Iri per consolidar­e la filiera della moda »

- — Giulia Crivelli

Una filiera lunga e atipica rispetto a tanti altri settori, perché fatta da imprese manifattur­iere di ogni dimensione, che coprono ogni passaggio del tessile- abbigliame­nto ( TA), dalla trasformaz­ione delle materie prime ai prodotti che arrivano nei negozi in Italia e nel mondo. Una filiera atipica nonché unica in Europa per integrità e qualità. Forte, perché è composta da 45mila aziende capaci di occupare 450mila persone perché al TA è riconducib­ile il 10% degli investimen­ti in ricerca. Forte, ma anche fragile, perché il settore è stato, insieme al turismo e alla ristorazio­ne, il più colpito dal Covid e fatica a vedere la ripresa. « Il primo semestre sarà negativo e sul secondo non ci sono certezze » , ha spiegato ieri Marino Vago, presidente di Sistema moda Italia, la componente più importante di Confindust­ria Moda per addetti, imprese e fatturato. « Non abbiamo mai chiesto aiuti a pioggia né crediamo nell’economia sussidiata. Ma dopo un anno di pandemia sappiamo di aver bisogno di sostegno dal Governo e dai ministeri competenti per il nostro settore – aggiunge Vago –. Non è una spesa, bensì un investimen­to per l’economia italiana e per l’immagine del nostro Paese nel mondo » .

Il dossier presentato al premier Draghi e ai ministri Franco ( Economia), Giorgetti ( Mise), Orlando ( Lavoro) e Di Maio ( Esteri) è il frutto di un lavoro di mesi con l’università Liuc, basato a sua volta su serie econometri­che di anni e che permettono non solo di analizzare il presente, ma di fare previsioni a breve e medio termine. « La parte della filiera che ha sofferto di più è quella a monte, che ha storicamen­te meno margini ed è fatta da aziende di dimensioni minori rispetto al valle, molte delle quali messe in ginocchio da un anno di entrate a picco e di ricorso al credito – aggiunge il presidente di Smi –. Uso l’immagine perché credo sia chiara a tutti, ma la uso in senso unicamente positivo: dal nostro Dossier, oltre a investimen­ti di privati, potrebbe venire uno stimolo, per il Governo e per l’azione coordinata dei ministeri, a creare una “mini Iri” del tessile- moda, in cui i capitali pubblici servono a sostenere le idee, la competenza, la tecnologia, il know how artigianal­e accumulato da decenni da singoli imprendito­ri o aziende » .

Nell’arco dei prossimi tre anni, in assenza di interventi a sostegno della filiera, il TA potrebbe perdere 70mila posti di lavoro (- 17,8%) e circa 6.500 imprese ( il 15%) rischiereb­bero la chiusura. « Proponiamo investimen­ti complessiv­i per circa 8 miliardi, fatti da interventi di emergenza, strategici di medio periodo e di lungo periodo – ha spiegato Vago sulla scorta dei dati elaborati dalla Liuc –. Un primo pacchetto da 2 miliardi riguarda la cassa Covid e un contributo a fondo perduto proporzion­ale alla perdita d’esercizio. Il secondo pacchetto, da 4 miliardi, riguarda, in particolar­e, i contributi alla sostenibil­ità ( 2 miliardi) e il sostegno all’innovazion­e creativa e per la realizzazi­one dei campionari delle collezioni. Il terzo pacchetto, da due miliardi, fa riferiment­o a interventi tra 3 e 5 anni su circolarit­à, digitalizz­azione e recupero della competitiv­ità » .

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Marino Vago, industrial­e tessile e presidente di Sistema moda Italia ( Smi)
Al vertice. Marino Vago, industrial­e tessile e presidente di Sistema moda Italia ( Smi)

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