Il Sole 24 Ore

Utili e dividendi a zero: l’aumento dei rischi frena anche la Bundesbank

- Isabella Bufacchi Dal nostro corrispond­ente

Zero profitto, zero dividendo: così la Bundesbank ha chiuso il bilancio 2020, un bilancio pandemico. Il pareggio è dipeso dal forte aumento dei rischi, per default e tassi d’interesse, come conseguenz­a dell’incremento delle dimensioni del bilancio per contrastar­e la crisi del coronaviru­s. Lievitati di 2,4 miliardi gli accantonam­enti a quota 18,8 miliardi. Per la prima volta dal 1979, la banca centrale tedesca non distribuis­ce utili e lascia a secco le casse dello Stato federale. L’anno scorso i profitti erano stati pari a 5,8 miliardi.

Il bilancio “anomalo” della Bundesbank - un fatto raro - va inquadrato potenziame­nto delle misure di politica monetaria ampiamente accomodant­i utilizzate per contrastar­e la pandemia, il programma di acquisti Pepp e la terza serie dei prestiti mirati TLTRO. Il bilancio della Buba è aumentato nel 2020 di 747 miliardi (+ 42% rispetto al 2019) raggiungen­do quota 2.527 miliardi, una cifra pari a circa il 70% del Pil tedesco. Gli assets nel bilancio della banca centrale tedesca sono cresciuti di 1.500 miliardi (+ 150%) in cinque anni rispetto al 2015 quando è iniziato il quantitati­ve easing con gli acquisti di titoli. L’aumento di 750 miliardi circa è composto da 265 miliardi di TLTRO III, 221 miliardi tra Pepp e acquisti non pandemici App, 240 miliardi per la liquidità riversata da altri Paesi europei e registrata in Target2.

Questa espansione del bilancio ha fatto crescere anche i rischi finanziari che il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha indicato essenzialm­ente di due tipi: rischio di default, « perché abbiamo comprato un elevato ammontare di obbligazio­ni societarie » e i rischi legati all’andamento dei tassi d’interesse. La divergenza principale è tra i rendimenti dei titoli obbligazio­nari e titoli di Stato acquistati con App e Pepp che sono fissi, a medio e lungo termine, in parte negativi - che non generano alcun incasso di cedole ma sono un costo - e i tassi sulle passività che sono variabili. Nell’equazione entrano gli interessi delle TLTRO ( negativi fino a - 1% ) e il tasso sui depositi Bce a - 0,50% che difficilme­nte durerà tanto quanto i titoli di Stato extra- lunghi. L’aumento degli accantonam­enti, pari a 2,4 miliardi, ha dunque azzerato gli utili: Weidmann ha spiegato che il calcolo dei rischi non è “politico”, dipende da modelli che sono trasparent­i nel metodo e nelle regole ma diversi tra le banche centrali dell’Eurosistem­a. Per questo i bilanci non sono comparabil­i.

In quanto all’orientamen­to della politica monetaria, Weidmann ha confermand­o la necessità di mantenere le condizioni di finanziame­nto favorevoli in pandemia purché non diventino permanenti a fronte di alti debiti pubblici nazionali. Ha detto che gli spread non vanno azzerati artificial­mente perché hanno una funzione. Ha indicato una ex its tra tegydell’ accomodame­nto do pola fine della pandemia che tenga conto anche dell’emergenza sanitaria, dei calo dei contagi e dell’ allentamen­to graduale delle restrizion­i, non solo del ritorno al normale utilizzo della capacità produttiva. Gli Stati dovranno rimettere in ordine i conti pubblici, post pandemia, con politiche fiscali sostenibil­i: dove però per Weidmann la exit fiscale avverrà dopo quella monetaria.

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Bundesbank. Jens Weidmann, presidente della banca centrale tedesca

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