Nella partita con Mediaset il Tar non ferma l’Agcom
Il giudice amministrativo rinvia al 6 dicembre il ricorso dei francesi
Appuntamento rinviato al 6 dicembre. E intanto nessuno stop per l’istruttoria di Agcom sulla posizione di Vivendi all'interno del leader della tv commerciale Mediaset e del più grande gruppo tlc del Paese, vale a dire Tim. A deciderlo ieri è stato il Tar del Lazio nell’udienza per il ricorso con cui Vivendi ha contestato il procedimento avviato dall'Authority ( con delibere 640/ 20/ CONS e 662/ 20/ CONS) dopo l’entrata in vigore della “Salva Mediaset”.
Quella norma, all'interno del Decreto Covid poi convertito nella legge 159/ 2020, ha scaldato non poco gli animi alla fine dello scorso anno con Vivendi che si è anche rivolta alla Commissione Ue. I francesi hanno scritto a Bruxelles per contestare la mossa dell'Esecutivo italiano seguita alla decisione di inizio settembre della Corte di Giustizia Ue che, a sua volta, ha bocciato la normativa con cui fra Legge Gasparri e Tusmar fino ad allora erano stati gestiti i casi di intreccio azionario fra aziende dei media e delle Tlc ( come Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,7% e secondo con il 28,8% di Mediaset, sebbene per il 19,19% spostato nel trust Simon per adeguarsi proprio a quelle disposizioni). Con la “salva Mediaset” è stato dato all'Agcom il potere di istruttoria – di sei mesi – sui casi di incroci fra media e Tlc.
L’udienza di merito al 6 dicembre è comunque molto in là. Tanto più che l’istruttoria di Agcom dovrà concludersi entro sei mesi ( a inizio giugno quindi). Mediaset, dal canto suo, ha fatto ricorso al Consiglio di Stato sulla decisione del Tar che, seguendo la decisione della Corte Ue di inizio settembre 2020, a sua volta ha annullato la delibera con cui Agcom nel 2017 stabiliva i paletti per Vivendi ed è attesa la fissazione dell'udienza.
Tutto questo all’interno di una contesa legale ormai ipertrofica e in cui comunque due passaggi chiave sono il procedimento civile – con il quale Mediaset e Fininvest hanno presentato una richiesta risarcitoria, al socio francese Vivendi, superiore ai 3 miliardi e per il quale l' 11 febbraio si è tenuta l'udienza conclusiva, ora in attesa di responso – e l'indagine penale conclusa nei confronti di Vincent Bolloré ( all'epoca dei fatti presidente del Consiglio di sorveglianza) e dell'ad Arnaud de Puyfontaine, per la quale i due ora rischiano il processo con le accuse di manipolazione informativa e ostacolo alla Consob.
Nel frattempo Mediaset ha risposto a Vivendi che ( come anticipato ieri dalSole dal Sole 24 Ore ) chiedeva lumi sul tema del voto maggiorato, introdotto da Mediaset nella primavera del 2019, e sull’assenza, all’interno del sito corporate di Mediaset, dell’indicazione di Vivendi e di Simon Fiduciaria come richiedenti la maggiorazione dei diritti di voto. In una lettera al Cda Vivendi sia per Vivendi sia per Simon è indicato che il Cda ha deliberato di accogliere la richiesta « con riserva, pendente richiesta di accertamento del relativo diritto proposta giudizialmente » . Insomma, avendo impugnato secondo Mediaset ora occorre attendere che si esprima il Tribunale. Che potrebbe non avvenire prima della maturazione della maggiorazione. E che sembra preoccupare i francesi, nella teorica ipotesi di un’assemblea straordinaria.