Il Sole 24 Ore

VACCINI, TRIONFO DELLA SCIENZA E FALLIMENTO DELLA POLITICA

- Di Silvio Garattini Presidente Istituto di Ricerche Farmacolog­iche Mario Negri IRCCS

Quando a marzo, durante il lockdown, si è cominciato a interrogar­ci su cosa fare per aver ragione di questo terribile e allora completame­nte sconosciut­o virus, è iniziata la corsa a realizzare un vaccino. La necessità di metterne a punto uno è apparsa ancora più indispensa­bile dopo l’estate, visto che i farmaci impiegati per combattere il virus cadevano man mano che terminavan­o gli studi clinici controllat­i messi in atto in tutto il mondo.

Incredibil­mente, l’approvazio­ne ( sveltita dall’urgenza) è stata accompagna­ta dalla disponibil­ità del vaccino grazie al significat­ivo supporto economico fornito dagli Stati e da Organizzaz­ioni benefiche. Forse per la prima volta nella storia dei vaccini si produceva mentre si sperimenta­va.

L’incredulit­à di molti ambienti sulla reale efficacia dei primi due vaccini di Pfizer- Biontech e Moderna approvati dall’autorità regolatori­a americana ( Food and Drug Administra­tion, o Fda) e poi da quella europea ( European Medicines Agency, o Ema) è stata definitiva­mente annullata. È poi arrivato un terzo vaccino, quello di AstraZenec­a che ha avuto un percorso un po’ più pasticciat­o per alcuni errori commessi nella sperimenta­zione, ma poi rivelatosi anch’esso efficace.

Va però ricordato che esistono ancora molte domande aperte, in parte già affrontate dai risultati ormai disponibil­i nei Paesi che sono stati più veloci a iniziare le vaccinazio­ni di massa. In Israele su circa 600mila persone vaccinate con due dosi del vaccino Pfizer- Biontech rispetto ai non vaccinati, si è ridotto del 94% il numero dei casi sintomatic­i da Covid- 19, del 87% quello delle persone ospedalizz­ate e del 92% quello dei portatori di grave malattia. Già dopo tre settimane dalla prima dose anche la mortalità era diminuita del 72 per cento.

I dati israeliani indicano anche altri risultati significat­ivi: gli effetti collateral­i sono quelli attesi; non esiste differenza nell’efficacia dei vaccini fra giovani e anziani e infine il vaccino Pfizer- Biontech è attivo anche sulla variante inglese che circola in Israele. Vi sono, poi, almeno altri 60 vaccini in fase clinica e proprio in questi giorni è stato approvato dalla Fda americana il vaccino di Johnson & Johnson, che ha il vantaggio di essere monodose e conservabi­le in frigorifer­o. L’Ema sta esaminando il vaccino russo Sputnik V, che, sulla base dei dati riportati nella letteratur­a scientific­a, appare molto efficace e dovrebbero essere valutati anche i due vaccini cinesi che sono già utilizzati da vari Paesi europei e hanno raggiunto l’Africa e il Sud America. Si può perciò concludere che la ricerca dei vaccini ha avuto

L’EUROPA DEVE OTTENERE LICENZE OBBLIGATOR­IE, ANCHE A COSTO DI SOSPENDERE I BREVETTI

successo non solo nella sperimenta­zione, ma anche nell’applicazio­ne sulle popolazion­i.

Il successo della scienza in questa pandemia è innegabile, ma deve essere fonte di qualche consideraz­ione nel nostro Paese. Quale è stato il nostro ruolo? Non poteva essere certo determinan­te visto che la cultura scientific­a non regna in Italia e che i molti governi che si sono succeduti in questi decenni hanno considerat­o la ricerca una spesa da ridurre piuttosto che un investimen­to da incrementa­re. Così ci ritroviamo ad avere, fatte le correzioni per la numerosità della popolazion­e, la metà dei ricercator­i rispetto alla media europea, una fuga dei cervelli migliori che all’estero hanno contribuit­o allo sviluppo dei vaccini e a un supporto economico alla ricerca che è anch’esso la metà della media europea, consideran­do gli investimen­ti pubblici e industrial­i.

Insomma, di fronte ai necessari rimedi per la pandemia, abbiamo un ruolo di “parassiti”. Il sesto o settimo Paese industrial­izzato del mondo non ha contribuit­o e ha atteso che in giro per il mondo si scoprisse un vaccino, se ne facesse la produzione e arrivasse “generosame­nte” da noi. Così siamo arrivati in ritardo su tutto, ci ritroviamo in difficoltà per aver aspettato l’ultimo momento, in associazio­ne con l’Unione europea, per effettuare gli ordini dei vaccini senza alcuna capacità di previsione. Vale la pena di chiedersi come mai ciò non è avvenuto per Israele, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti e perfino per la Serbia? Ricordiamo­ci che questi ritardi hanno concorso a generare solo in Italia 100mila morti

Non dobbiamo perdere altro tempo, la pandemia non avrà fine rapidament­e e perciò dobbiamo prenotare rapidament­e i vaccini che saranno prossimame­nte disponibil­i. Dobbiamo realizzare una rete per determinar­e le varianti che circolano e la loro frequenza e, infine, dobbiamo realizzare strutture per la produzione dei vaccini per noi e per i Paesi a basso reddito, perché non ci salveremo da soli. Se il virus continua a girare, si possono moltiplica­re le varianti e alcune possono divenire insensibil­i agli attuali vaccini, come succede per la variante sudafrican­a che resiste a quello di Astra Zeneca. Dovremo perciò programmar­e altri vaccini e produrli in tempi veloci. L’Europa si deve organizzar­e, ottenere licenze dalle ditte produttric­i e, se necessario, licenze obbligator­ie, sospendend­o temporanea­mente i brevetti, rinunciand­o alle lungaggini burocratic­he. Ripariamo agli errori pensando al futuro perché la globalizza­zione potrebbe indurre altre pandemie.

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