VACCINI, TRIONFO DELLA SCIENZA E FALLIMENTO DELLA POLITICA
Quando a marzo, durante il lockdown, si è cominciato a interrogarci su cosa fare per aver ragione di questo terribile e allora completamente sconosciuto virus, è iniziata la corsa a realizzare un vaccino. La necessità di metterne a punto uno è apparsa ancora più indispensabile dopo l’estate, visto che i farmaci impiegati per combattere il virus cadevano man mano che terminavano gli studi clinici controllati messi in atto in tutto il mondo.
Incredibilmente, l’approvazione ( sveltita dall’urgenza) è stata accompagnata dalla disponibilità del vaccino grazie al significativo supporto economico fornito dagli Stati e da Organizzazioni benefiche. Forse per la prima volta nella storia dei vaccini si produceva mentre si sperimentava.
L’incredulità di molti ambienti sulla reale efficacia dei primi due vaccini di Pfizer- Biontech e Moderna approvati dall’autorità regolatoria americana ( Food and Drug Administration, o Fda) e poi da quella europea ( European Medicines Agency, o Ema) è stata definitivamente annullata. È poi arrivato un terzo vaccino, quello di AstraZeneca che ha avuto un percorso un po’ più pasticciato per alcuni errori commessi nella sperimentazione, ma poi rivelatosi anch’esso efficace.
Va però ricordato che esistono ancora molte domande aperte, in parte già affrontate dai risultati ormai disponibili nei Paesi che sono stati più veloci a iniziare le vaccinazioni di massa. In Israele su circa 600mila persone vaccinate con due dosi del vaccino Pfizer- Biontech rispetto ai non vaccinati, si è ridotto del 94% il numero dei casi sintomatici da Covid- 19, del 87% quello delle persone ospedalizzate e del 92% quello dei portatori di grave malattia. Già dopo tre settimane dalla prima dose anche la mortalità era diminuita del 72 per cento.
I dati israeliani indicano anche altri risultati significativi: gli effetti collaterali sono quelli attesi; non esiste differenza nell’efficacia dei vaccini fra giovani e anziani e infine il vaccino Pfizer- Biontech è attivo anche sulla variante inglese che circola in Israele. Vi sono, poi, almeno altri 60 vaccini in fase clinica e proprio in questi giorni è stato approvato dalla Fda americana il vaccino di Johnson & Johnson, che ha il vantaggio di essere monodose e conservabile in frigorifero. L’Ema sta esaminando il vaccino russo Sputnik V, che, sulla base dei dati riportati nella letteratura scientifica, appare molto efficace e dovrebbero essere valutati anche i due vaccini cinesi che sono già utilizzati da vari Paesi europei e hanno raggiunto l’Africa e il Sud America. Si può perciò concludere che la ricerca dei vaccini ha avuto
L’EUROPA DEVE OTTENERE LICENZE OBBLIGATORIE, ANCHE A COSTO DI SOSPENDERE I BREVETTI
successo non solo nella sperimentazione, ma anche nell’applicazione sulle popolazioni.
Il successo della scienza in questa pandemia è innegabile, ma deve essere fonte di qualche considerazione nel nostro Paese. Quale è stato il nostro ruolo? Non poteva essere certo determinante visto che la cultura scientifica non regna in Italia e che i molti governi che si sono succeduti in questi decenni hanno considerato la ricerca una spesa da ridurre piuttosto che un investimento da incrementare. Così ci ritroviamo ad avere, fatte le correzioni per la numerosità della popolazione, la metà dei ricercatori rispetto alla media europea, una fuga dei cervelli migliori che all’estero hanno contribuito allo sviluppo dei vaccini e a un supporto economico alla ricerca che è anch’esso la metà della media europea, considerando gli investimenti pubblici e industriali.
Insomma, di fronte ai necessari rimedi per la pandemia, abbiamo un ruolo di “parassiti”. Il sesto o settimo Paese industrializzato del mondo non ha contribuito e ha atteso che in giro per il mondo si scoprisse un vaccino, se ne facesse la produzione e arrivasse “generosamente” da noi. Così siamo arrivati in ritardo su tutto, ci ritroviamo in difficoltà per aver aspettato l’ultimo momento, in associazione con l’Unione europea, per effettuare gli ordini dei vaccini senza alcuna capacità di previsione. Vale la pena di chiedersi come mai ciò non è avvenuto per Israele, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Stati Uniti e perfino per la Serbia? Ricordiamoci che questi ritardi hanno concorso a generare solo in Italia 100mila morti
Non dobbiamo perdere altro tempo, la pandemia non avrà fine rapidamente e perciò dobbiamo prenotare rapidamente i vaccini che saranno prossimamente disponibili. Dobbiamo realizzare una rete per determinare le varianti che circolano e la loro frequenza e, infine, dobbiamo realizzare strutture per la produzione dei vaccini per noi e per i Paesi a basso reddito, perché non ci salveremo da soli. Se il virus continua a girare, si possono moltiplicare le varianti e alcune possono divenire insensibili agli attuali vaccini, come succede per la variante sudafricana che resiste a quello di Astra Zeneca. Dovremo perciò programmare altri vaccini e produrli in tempi veloci. L’Europa si deve organizzare, ottenere licenze dalle ditte produttrici e, se necessario, licenze obbligatorie, sospendendo temporaneamente i brevetti, rinunciando alle lungaggini burocratiche. Ripariamo agli errori pensando al futuro perché la globalizzazione potrebbe indurre altre pandemie.