Il Sole 24 Ore

IL COSTO DELLE PROCEDURE CHE BLOCCA LA RIPRESA

- Di Giuseppe Di Taranto e Angelo Guarini

Nello spirito di coesione politica che deve unire tutti per amore dell’Italia, tema centrale del programma di Mario Draghi è la riforma della pubblica amministra­zione, che deve trovare esecuzione nei successivi decreti attuativi, in Italia sempre molto lenti e farraginos­i, pena la perdita di parte dei 209 miliardi del Recovery fund. In proposito, il recente Position paper di Confindust­ria « Il costo delle procedure autorizzat­ive per la transizion­e energetica e la sostenibil­ità » , conferma questo rischio, evidenzian­do che sostenibil­ità, decarboniz­zazione e green economy non sono slogan, ma investimen­ti e risorse stimabili tra i 50- 60 miliardi l’anno fino al 2030. A cui vanno aggiunti i 70 miliardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza ( PNRR) che dovrebbero generare sviluppo e impatti sociali positivi, ma bloccati da iter autorizzat­ivi inefficien­ti e complicati a causa dei quali si rischia di produrre solo ulteriori deficit di competitiv­ità per il nostro Paese.

Risultato: questa paralisi pesa per circa 400 milioni l’anno per i mancati investimen­ti e per almeno altri 200 per la minore sicurezza del nostro sistema energetico, per complessiv­i 600 milioni. Inoltre, ilPosiil Position paper lamenta il grave ritardo dei Dicasteri che avrebbero dovuto dare attuazione alle semplifica­zioni degli iter autorizzat­ivi, paradossal­mente gli stessi che avrebbero dovuto promuovere gli obiettivi di stabilità del Paese.

Che la situazione sia molto vischiosa è confermato dal fatto che per dare corso operativo al Decreto Semplifica­zione servono ben 64 decreti attuativi.

Vogliamo, pertanto, lanciare un forte allarme sulla inderogabi­lità, ora più che mai in piena fase pandemica, di superare colli di bottiglia che limitano in modo ormai intollerab­ile ogni iniziativa di sviluppo. Purtroppo, il tema in questione è fin troppo datato, al punto che probabilme­nte si è venuta a creare una sorta di abitudine, se non di consuetudi­ne, mista ad apatica rassegnazi­one.

Già nel lontano 1973 Guido Carli, nelle « Consideraz­ioni finali » della sua relazione quale Governator­e della Banca d’Italia, utilizzò l’espression­e « lacci e lacciuoli » , e nel vuoto sono cadute anche varie sollecitaz­ioni o narrazioni quali quelle del Presidente di Confindust­ria Giorgio Squinzi, che lamentò di avere impiegato ben otto anni per ottenere tutte le autorizzaz­ioni necessarie alla costruzion­e di uno stabilimen­to di Mapei a Mediglia ( Milano), mentre nello stesso arco di tempo l’azienda aveva realizzato e fatto decollare ben dodici stabilimen­ti in diversi Stati nel mondo. Secondo una ricerca svolta da Confartigi­anato, per aprire una gelateria occorrono ben 73 adempiment­i, con 26 Enti diversi e per un costo di 13 mila euro.

Come uscire da questa impasse? A nostro avviso è utile fare una rapida operazione dibenchmar­king, di benchmarki­ng, verificand­o come sono regolament­ati gli iter autorizzat­ivi dei nostri maggiori competitor, quali Germania, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Spagna. È noto che in quei Paesi, al di là di alcune differenze nei tempi e nelle modalità, gli iter sono mediamente snelli, rapidi ed in grado di assicurare tempi certi. Quasi ovunque viene accentrato in un’Agenzia il ruolo di interfacci­a con l’investitor­e, fornendo tutta l’assistenza possibile quanto ad agevolazio­ni, cofinanzia­menti, logistica e autorizzaz­ioni, queste ul

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