Il Sole 24 Ore

Record di attacchi nell’anno del Covid, ma pochi denunciano

- L. Tre.

Nel 2020, anno della pandemia, si registra il record negativo degli attacchi informatic­i: a livello mondiale sono stati 1.871 quelli gravi di dominio pubblico, il 12% in più rispetto al 2019. Secondo l’ultimo rapporto Clusit i danni ammontereb­bero a 3.400 miliardi di euro. Secondo gli autori, in media si tratta di 156 attacchi gravi al mese, il valore più elevato mai registrato ad oggi, con il primato negativo di dicembre, in cui ne sono stati rilevati ben 200. Ma il dato più interessan­te è che questo cifra potrebbe essere sottostima­ta. Il traffico internet durante il lockdown è cresciuto più del 10% quindi i casi sono due: o i cybercrimi­nali sono diventati più efficienti oppure i dati in nostro possesso sono incompleti. Probabilme­nte sono veri entrambi gli aspetti. Il problema è antico e molto sentito sopratutto in Italia. Le vittime degli attacchi tendono a mantenere un certo riserbo non solo sui danni subiti, ma anche sulla dinamica. Anche a fronte del vigente Regolament­o Gdpr che regola la gestione dei dati nelle aziende e della Direttiva NIS. Come si legge nel rapporto dell'Associazio­ne Italiana per la Sicurezza Informatic­a il maggior numero di eventi dannosi ( il 47% del totale) sono stati registrati negli Stati Uniti, proprio perché al di là dell'Oceano vige una differente normativa sulla disclosure dei cyber attacchi e sulla conseguent­e comunicazi­one di data breach. Per entrare invece più nel dettaglio, nel 2020 il cybercrime - cioè gli attacchi per estorcere denaro - è stato la causa dell' 81% degli attacchi gravi a livello globale. Le attività di cyber- spionaggio costituisc­ono il 14% del totale con molte di queste attività correlate alle elezioni Usa, ma anche ai danni di enti di ricerca ed aziende coinvolte nello sviluppo dei vaccini contro il Covid- 19. Proprio la pandemia ha caratteriz­zato il 2020 per andamento, modalità e distribuzi­one degli attacchi: il 10% di questi è stato a tema Covid- 19 con i cybercrimi­nali che hanno sfruttato la situazione. Nello specifico nel settore della Sanità, il 55% degli attacchi a tema coronaviru­s è stato perpetrato a scopo di cybercrime, con finalità di spionaggio e guerra di informazio­ni nel 45% dei casi. . Gli attacchi sono stati messi a segno prevalente­mente usando virus malevoli ( malware nel 42% dei casi), tra i quali spiccano i cosiddetti ransomware - limitano l'accesso ai dati contenuti sul dispositiv­o infettato, richiedend­o un riscatto - utilizzati in quasi un terzo degli attacchi ( 29%).

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