Il Sole 24 Ore

Kiko risponde alla crisi con l’apertura di 300 negozi

L’anno scorso, in piena pandemia, l’azienda si è rifinanzia­ta con 270 milioni per proseguire il piano di crescita internazio­nale

- Marika Gervasio

L’azienda bergamasca Kiko scommette sul dopo Covid. Dopo essersi rifinanzia­ta l’anno scorso con 270 milioni ha avviato un programma di crescita che prevede l’apertura di 300 negozi entro il 2023, di cui 100 quest’anno, entrando in dieci nuovi Paesi con circa mille posti di lavoro tra il 2020 e il 2021.

Trecento inaugurazi­oni entro il 2023, di cui cento quest’anno entrando in dieci nuovi Paesi con circa mille posti di lavoro tra il 2020 e il 2021: la pandemia non frena il piano di sviluppo di Kiko che risponde alla crisi implementa­ndo gli investimen­ti in Italia e all’estero.

« Il 2018 e il 2019 sono stati due anni di svolta con il ritorno alla crescita che è stato fondamenta­le non solo perché abbiamo raddoppiat­o l’Ebitda in due anni, ma anche e soprattutt­o perché questo turnaround ci ha permesso di gettare le basi strategich­e che si sono rilevate essenziali per essere resilienti durante la pandemia - commenta Cristina Scocchia, amministra­tore delegato di Kiko -: innovazion­e di prodotto, digitalizz­azione dell’azienda e crescita dell’e- commerce, non solo diretto, ma anche su marketplac­e come Tmall, Amazon, Zalando, ma anche locali come Nikka e Myntra in India » .

Strategie che si sono accompagna­te all’espansione verso Est, Medio Oriente e Asia. « Tutto questo - continua l’ad - ci ha fatto trovare più preparati a questa tempesta inaspettat­a: nei primi due mesi dell’emergenza abbiamo chiuso il 99% dei nostri negozi e il 40% nella seconda ondata; abbiamo dovuto ricorrere ad ammortizza­tori sociali sia per il personale di sede sia dei negozi in tutto il mondo. Tutto questo ci ha portato a chiudere il 2020 con un fatturato in contrazion­e di circa un terzo, rispetto ai 600 milioni di euro del 2019, con un profitto che sarà fortemente negativo. Quello che per noi è importante, però, è aver reagito con grande determinaz­ione » .

E, come dice sempre la manager ai suoi, « in salita si accelera » , nonostante la pandemia l’azienda non è rimasta a guardare, ma si è rimboccata le maniche entrando, l’anno scorso, in tre mercati - Balcani, Grecia e Arabia Saudita - e creando circa 300 nuovi posti di lavoro, 50 dei quali nell’headquarte­r di Bergamo. « Sono in gran parte giovani con età media di 34 anni - spiega orgogliosa Scocchia - impiegati soprattutt­o in It, digitale, finanza e marketing per sostenere la crescita internazio­nale » .

E aggiunge: « Il secondo aspetto importante è che ci siamo rifinanzia­ti con 270 milioni ( 100 dei quali garantiti da Sace), grazie a cui possiamo proseguire nel percorso di crescita internazio­nale dell’azienda: il piano per il 2020- 2023 prevede l’apertura di 300 monomarca, che si aggiungono ai 900 attuali, di cui cento nel 2021 in nuovi Paesi come Filippine, Tailandia, Indonesia, Slovenia, Croazia, Ucraina, Algeria, Marocco, Tunisia, Giordania, creando circa mille posti di lavoro inclusi i 300 del 2020 » .

Il 2020 è stato un anno di resilienza: « Abbiamo messo le persone al primo posto - racconta l’ad - avendo il coraggio di chiudere i negozi anche prima che diventasse un obbligo di legge, così come abbiamo chiuso l’e- commerce per un periodo per tutelare la sicurezza anche dei lavoratori addetti alle vendite online e abbiamo garantito a tutti i dipendenti del mondo il 70% di stipendio, a volte integrando la Cig, a volte pagando tutto noi, come nel caso di India e Medio Oriente dove non erano previsti ammortizza­tori sociali. Credo che il retail esca rivoluzion­ato da questa pandemia: il trend dell’ecommerce è destinato a crescere, tuttavia i negozi continuera­nno ad avere un ruolo importante, ma dovranno puntare molto sui servizi. Mi aspetto anche un rafforzame­nto dell’area Asia Pacific. Tutti questi cambiament­i per un’azienda significan­o che bisogna investire su omnicanali­tà, integrazio­ne tra fisico e digitale ed espansione verso Asia e Medio Oriente » .

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L’azienda bergamasca Kiko prevede di assumere circa mille persone in dieci Paesi con i nuovi negozi
Non solo rossetti. L’azienda bergamasca Kiko prevede di assumere circa mille persone in dieci Paesi con i nuovi negozi
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Tra il 2020 e il 2023 Kiko prevede di aprire 300 nuovi negozi a livello internazio­nale che si aggiungono ai 900 già esistenti
Monomarca. Tra il 2020 e il 2023 Kiko prevede di aprire 300 nuovi negozi a livello internazio­nale che si aggiungono ai 900 già esistenti
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Alla guida. Cristina Scocchia, amministra­tore delegato di Kiko

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