Green deal In Italia chiesto solo un terzo dei fondi
Bando sull’economia circolare fermo a 77 milioni su 220. Al palo il nuovo Dm
Alle ambizioni della transizione ecologica e ai programmi di spesa, che sia il Recovery Plan o siano i fondi nazionali, devono accompagnarsi misure che supportano le imprese in investimenti innovativi, veri e non da « green washing » . È la lezione che si può trarre dal primo bilancio del bando di gara per progetti di ricerca e sviluppo per l’economia circolare che a quattro mesi dall’apertura dello sportello vede le richieste ferme a 77,2 milioni a fronte di una disponibilità di poco meno di 220 milioni, di cui 157 per finanziamenti agevolati e 62,8 per contributi. E nel frattempo, probabilmente anche a fronte della tiepida risposta su quel primo bando, non è mai stato emanato il decreto Sviluppo- Economia, previsto dalla legge di bilancio 2020, per sbloccare 750 milioni destinati all’iniziativa « Green deal » ( anche se il provvedimento, fanno sapere i tecnici direttamente impegnati, è comunque in definizione).
Il bando per i progetti di R& S nel campo dell’economia circolare richiede progetti mirati - sottolinea l’Enea, che insieme a Invitalia ha il compito della valutazione - finalizzati ad esempio a una reale riduzione della materia prima in approvvigionamento o degli scarti finali. Difficile individuare un’unica ragione del mancato decollo. In alcuni casi l’emergenza Covid ha sicuramente fatto passare in secondo piano progetti di investimento innovativi. In buona parte incide l’architettura stessa della misura, che per 40 dei 219,8 milioni è finanziata attraverso il Fondo sviluppo coesione, che ha un vincolo di destinazione a favore del Mezzogiorno pari all’ 80%. Per questo la misura, che funziona con procedura a sportello, prevede di fatto due graduatorie distinte e proprio quella riservata al Sud ha fatto registrare finora risultati al di sotto delle attese. Da Abruzzo, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Sicilia sono arrivate in totale richieste per 11 milioni, a fronte degli oltre 66 milioni delle regioni del Centro- Nord. Tra i 101 soggetti proponenti ( che in totale, considerando i partenariati, hanno presentato 74 progetti) quelli del Centro- Sud sono solo 17. Un resoconto che deve far riflettere anche sull’indebolimento in questa crisi delle imprese meridionali, sempre meno solide per innovare e per accedere a finanziamenti bancari. Del resto lo strumento prevede un finanziamento bancario obbligatorio a tassi di mercato che deve affiancare il finanziamento agevolato, sostenuto dalle risorse del fondo Fri della Cassa depositi e prestiti ( fino al 50% dei costi ammissibili) ed il contributo alla spesa ( 20% per le piccole imprese e gli organismi di ricerca, 15% per le medie e 10% per le piccole). Lo stesso finanziamento agevolato, altro elemento da considerare con attenzione, è concesso a un tasso di interesse pari al 20% del tasso di riferimento e comunque non inferiore al tasso minimo Fri Mise Mef che attualmente è dello 0,8%. Quello che forse sta emergendo, anche sull’onda della crisi, è la preferenza per misure con una componente prevalente se non unica di fondo perduto. Una tendenza nazionale, va detto, anche se è soprattutto alle imprese meridionali che sembra rivolgersi l’invito a farsi avanti che nel corso di un seminario è stato rivolto dai tecnici dello Sviluppo, di Invitalia e Enea.
Per quanto riguarda invece il fondo “Green deal”, il lavoro tecnico è stato ultimato già da tempo. Ma serve il via libera politico per la doppia firma dei ministri. A disposizione 600 milioni di finanziamenti agevolati e 150 di contributi alla spesa per investimenti di ricerca industriale, sviluppo sperimentale e ( solo per le Pmi) investimenti materiali e immateriali per l’industrializzazione. Sei gli ambiti: decarbonizzazione, economia circolare, riduzione dell’uso della plastica, rigenerazione urbana, turismo sostenibile, adattamento e mitigazione dei rischi derivanti dal cambiamento climatico. L’ipotesi di attuazione prevede l’ammissibilità per progetti compresi tra 3 e 10 milioni ( a sportello) e tra 10 e 40 ( procedura negoziale). Il finanziamento coprirà il 50- 70% dell’importo dei progetti. Il contributo a fondo perduto, limitato al 15%, rischia di essere di scarso appeal ma il tetto si potrebbe innalzare solo modificando la norma originaria contenuta nella legge di bilancio 2020.