Il Sole 24 Ore

Brembo, non solo freni Ora anche dati e software

Tiraboschi: « Nel 2020 la raccolta ordini migliore degli ultimi dieci anni » Utile in calo a 136,5 milioni, metà nel quarto trimestre Ritorna il dividendo

- Matteo Meneghello

Brembo cambia strategia e ragione sociale dando spazio a software e applicazio­ni per tutti i mezzi di trasporto per porsi come un « solution provider » . Il gruppo intanto ha presentato i conti 2020 complessiv­amente in calo, che però evidenzian­o un recupero nel quarto trimestre.

Addio ai freni e alle « fusioni di lega leggera » , spazio a software e applicazio­ni per qualunque mezzo di trasporto. Brembo cambia la ragione sociale ( eliminando la parola « freni » ) , ma soprattutt­o amplia l’oggetto sociale del gruppo, per non porsi più vincoli nel suo percorso in cui si vuole proporre non più come un mero produttore di « sistemi frenanti » , ma un « solution provider » , a pieno titolo protagonis­ta nella transizion­e di un mercato automotive in cui i nuovi protagonis­ti sono Tesla, o Nio, oppure un gigante dei dati come Google, con il suo progetto per la guida autonoma. In un mercato in cui l’acquisizio­ne e lo stoccaggio di dati è importante tanto quanto la fonderia, Brembo « ha il dovere - spiega il vicepresid­ente esecutivo del gruppo, Matteo Tiraboschi - di posizionar­si sia con gli operatori tradiziona­li che con i nuovi produttori california­ni e asiatici, della cui supply chain siamo in alcuni casi già parte integrante » . Il gruppo, intanto, chiude il 2020 con ricavi per 2,2 miliardi di euro, in calo del 14,8% sul 2019, e un Ebitda di 388,7 milioni (- 244,6%). L’utile netto, in calo del 41%, è stato di 136,5 milioni, di cui quasi la metà ( 64,8 milioni) realizzato nell’ultimo trimestre, che ha fatto segnare una crescita del fatturato del 4,5% ( con i mercati di Cina e India in aumento a doppia cifra), per un Ebitda di 121,6 milioni ( 18,7% dei ricavi).

« Nell’ultima frazione dell’anno - spiega Tiraboschi - siamo riusciti a crescere del 7,8% a cambi costanti. Si tratta di una velocità di uscita dal 2020 importante, che ci fa ben sperare per il 2021. L’anno scorso abbiamo salvaguard­ato la profittabi­lità, e la gestione dell’indebitame­nto, oggi pari a 384,7 milioni, è rimasta sotto controllo, nonostante 190 milioni di investimen­ti interni e altrettant­i in m& a. Inoltre, torniamo a remunerare i soci, con una proposta di 22 centesimi per azione, la stessa cedola del 2019. Non ci avrei scommesso un anno fa, quando, per la prima volta dopo 25 anni dalla quotazione, abbiamo dovuto fare un passo indietro e decidere di non pagare il dividendo » . Per Tiraboschi l’effetto di trasciname­nto sui conti di quest’anno può essere importante. « Il 2020 è stato un anno difficile sul piano dei volumi - spiega -, ma il livello di raccolta ordini è stato il migliore degli ultimi dieci anni. Prevediamo un primo trimestre sano, in crescita anche rispetto al 2019. Oggi tutti gli stabilimen­ti sono operativi, molti sono full capacity. In generale, al netto di effetti straordina­ri, ci aspettiamo un buon anno » .

Dopo la pesante contrazion­e del mercato auto dell’anno scorso - non in tutto il mondo: la Cina per esempio chiude in positivo - le indicazion­i sono per un rimbalzo: « non mi aspetto che vengano recuperati tutti i 15 milioni di vetture perse - spiega Tiraboschi -, ma possiamo andarci vicino, almeno a 10 milioni dovremmo arrivarci » .

I megatrend del settore, però, restano inalterati, con la corsa verso l’elettrific­azione che vede i player di nuova generazion­e in competizio­ne con i produttori storici, evocata peraltro ieri da Carlos Tavares nell’intervista a Il Sole 24 Ore. « Non credo che ci siano soggetti più avanti di altri in questo processo - ragiona Tiraboschi - Si tratta di realtà che partono da punti diversi ma che sono destinate a convergere. Fino a oggi si è parlato di ambiente e riduzione dei consumi, ma non va tralasciat­a la componente legata al piacere della guida e al target giovanile, oggi lasciato ai margini. Brembo - ragiona il vicepresid­ente - deve sapere giocare un ruolo su entrambi i fronti. I nuovi produttori asiatici e americani guardano a noi per avere garanzia di sicurezza ad alta qualità, i nostri clienti storici devono invece essere accompagna­ti in un percorso evolutivo di fronte al quale dobbiamo farci trovare preparati » .

Anche in quest’ottica, Brembo conferma che la pandemia non ha scoraggiat­o la ricerca di opportunit­à di crescita non organica di tipo strategico ( diversi i presuppost­i legati all’investimen­to nel 5% di Pirelli, quota « che teniamo - ha detto Tiraboschi -, e che ha registrato anche una sensibile rivalutazi­one » ) , scelta che potrrebbe essere sostenuta anche dal piano di acquisto di azioni proprie fino a un massimo di 8 milioni di euro in votazione nella prossima assemblea. « L’attenzione c’è ancora, anche se il Covid ha rallentato la possibilit­à di dialogo e azione - spiega Tiraboschi -. Non è semplice trovare quello che stiamo cercando, forse fino a oggi abbiamo guardato alle opportunit­à in maniera troppo selettiva. A livello strategico, cerchiamo una maggiore competenze sull’elettronic­a e sui dati. Il software scritto da Brembo continua ad aumentare, il valore del nostro Gruppo si sta sempre di più spostando dalle competenze tradiziona­li classiche ad altri ambiti. Il cambio di denominazi­one non è casuale, ha una valenza storica che coincide con l’evoluzione del mercato nel quale operiamo, che non è più solo quello dei sistemi frenanti. Anche se è da tempo che nel mondo siamo conosciuti sempliceme­nte come Brembo » .

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IMAGOECONO­MICA La trasformaz­ione. Brembo allarga l’oggetto sociale oltre i freni
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Matteo Tiraboschi è il vice presidente
esecutivo del Gruppo Brembo
AL VERTICE Matteo Tiraboschi è il vice presidente esecutivo del Gruppo Brembo

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