Il Sole 24 Ore

Energia Tagli Opec confermati Il petrolio vola

Al vertice vince la linea dura e il prezzo del barile vola con rischi per l’inflazione Riad: « Il mercato non si surriscald­erà, tagli volontari in vigore finché ci aggrada »

- Sissi Bellomo

Tutti fermi ad aprile. Non solo l’Opec Plus ha rinviato un aumento generalizz­ato delle quote di produzione di petrolio, ma resterà in vigore anche il taglio extra dell’Arabia Saudita, da un milione di barili al giorno. È finito così il vertice della coalizione, con l’esito dal potenziale più rialzista che si potesse prevedere. E il mercato – che dava per scontata una riapertura, sia pure modesta, dei rubinetti – ha reagito di conseguenz­a. Le quotazioni del barile hanno preso il volo, arrivando a guadagnare più del 5% e aggiornand­o il record da gennaio 2020: il Brent si è spinto fino a sfiorare 68 dollari, mentre il Wti si è avvicinato a 65 dollari.

In base agli accordi precedenti, che comunque prevedono una gradualità del ritiro dei tagli produttivi, l’Opec e i suoi alleati dal prossimo mese avrebbero potuto aumentare l’offerta di greggio fino a 1,5 mbg: volumi che secondo molti analisti il mercato non avrebbe faticato ad assorbire vista la rapida ripresa dei consumi e la scarsa concorrenz­a dello shale oil Usa, che non solo sembra aver sposato la causa della moderazion­e, ma ha subito un duro colpo dalle gelate in Texas.

L’Opec Plus ha preferito la linea della cautela: una linea dura di fatto, che a questo punto rischia di accentuare il rally del petrolio ( già in rialzo del 30% da gennaio), alimentand­o le tensioni inflazioni­stiche che oggi sono al primo posto nelle preoccupaz­ioni degli investitor­i e che potrebbero complicare l’azione delle banche centrali a sostegno dell’economia.

« Il mercato non si surriscald­erà » , assicura il ministro saudita Abdulaziz bin Salman, convinto di avere saldamente in mano le redini per guidare le quotazioni del barile. Riad in effetti può ritirare in qualunque momento e senza interpella­re nessuno il suo taglio di produzione extra. « Non mi interessa il livello dei prezzi, ma la loro stabilità, l’assenza di oscillazio­ni eccessive » , spiega il principe ministro, il cui obiettivo numero resta comunque « il ritorno delle scorte petrolifer­e a livelli normali » , in linea con la media del periodo 2015- 2019. Le previsioni degli analisti? Abdulaziz non si fida perché cambiano troppo spesso e perché troppe volte a posteriori si sono rivelate sbagliate: il ritiro dei tagli di produzione sauditi avverrà « con i nostri tempi e quando ci aggrada » , probabilme­nte poco per volta e di sicuro « non prima » di maggio.

È grazie a questo jolly che Riad ha ritrovato anche nell’Opec Plus un ruolo di forza che negli ultimi tempi sembrava vacillare. Anche stavolta la Russia ha strappato un privilegio, condiviso con il Kazakhstan: ad aprile potrà di nuovo effettuare un piccolo aumento di produzione, da destinare all’impiego domestico ( 130mila barili al giorno, mentre Astana ne ottiene 20mila). Ma la concession­e ora viene presentata da Abdulaziz come un semplice « anticipo » sulle quote future, che verrà scalato quando il tetto di produzione salirà per tutti i Paesi del gruppo.

Il vicepremie­r russo Alexander Novak – che martedì sera aveva avuto un colloquio riservato con Abdulaziz – fin dall’avvio del vertice è apparso più conciliant­e del solito, condedendo nel discorso di apertura dei lavori che « il mercato petrolifer­o è in condizioni migliori, ma non ha ancora recuperato del tutto » . Una linea prudente, ribadita subito dopo con maggior decisione dal saudita. « A costo di sembrare un disco rotto, vorrei ancora una volta sollecitar­e cautela e vigilanza » , ha affermato Abdulaziz. « Non c’è dubbio che da gennaio il mercato è migliorato, ma prima di fare il prossimo passo dovremmo essere certi che la luce in fondo al tunnel non sia il faro anteriore di un treno » .

Per convincere gli altri ministri sono bastate due ore scarse di riunione. Se ne riparlerà comunque tra breve: il prossimo vertice si terrà tra il 31 marzo e il 1° aprile.

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Principe e ministro. Il saudita Abdulaziz bin Salman REUTERS
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