Appalti senza gara per 20 miliardi con deroghe e Dl Semplificazioni
Busia: con il digitale più efficienza e trasparenza in vista del Recovery plan
Meno gare alla luce del sole e molti più affidamenti diretti a ditte di fiducia o procedure gestite nel silenzio degli avvisi pubblici. È la tendenza che si sta affermando di prepotenza nel mercato degli appalti ( lavori, servizi e forniture) per l’effetto combinato delle deroghe da pandemia e le scorciatoie varate con il decreto Semplificazioni del luglio scorso ( Dl 76/ 2020). Una scelta giustificata dall’emergenza che però ha inevitabilmente ridotto il livello di trasparenza.
L’aumento della zona grigia degli affidamenti è stato misurato dall’Anticorruzione, spulciando nella mole di dati contenuti nella sua Banca dati nazionale. I numeri sono riferiti agli appalti oltre 40mila euro promossi tra maggio e agosto 2020, dunque subito dopo la prima ondata della pandemia. Dalle tabelle contenute nel rapporto ( pubblicato integralmente su « Nt+ Enti locali & Edilizia » ) si evidenzia che, tra settori ordinari e speciali, il numero degli affidamenti diretti è balzato del 19% rispetto agli stessi mesi del 2019, passando da 9.193 a 10.939 casi. Nello stesso tempo sono cresciute anche le procedure senza bando: + 9,7%, da 22.749 a 24.963 casi. L’espansione delle procedure informali ai danni delle gare è ancora più evidente guardando al valore dei bandi. In questo caso le procedure senza bando mostrano un’impennata del 44,2% ( da 12,5 a 18 miliardi). Balzo di poco inferiore negli affidamenti diretti saliti da 1,7 a quasi 2 miliardi (+ 20,1%). In tutto si arriva a ben 20 miliardi di appalti affidati senza concorrenza, in soli quattro mesi, contro i 14 dello stesso periodo 2020: 5,9 in più. Praticamente un boom ( + 40,6%) su cui forse converrà riflettere ora che si torna a discutere di far saltare ulteriori paletti se non tutto il codice. Sul fronte gare, la semplificazione invocata da una parte della maggioranza e dai sindaci è già nei fatti visto che i numeri Anac includono solo un mese e mezzo di applicazione delle semplificazioni entrate in vigore il 17 luglio 2020. Un periodo limitato, ma in cui sembra esserci stata una corsa alle deroghe molto più potente di quella ipotizzata, anche dai vertici del precedente Governo che avevano scommesso sulle potenzialità del decreto per far ripartire l’economia. Sui bandi la spinta c’è stata. L’Anac conta 52.808 procedure per un controvalore di 65,4 miliardi in ripresa sia sui mesi immediatamente precedenti, segnati dal lockdown, che sul 2019. Qualcuno potrebbe dire che meno dirompenti sono stati gli effetti concreti sulla spesa. Ma magari è solo troppo presto per provare a misurarli.
« L’analisi dimostra che c’è stata una ripresa del settore - sottolinea il presidente Anac Giuseppe Busia - che l’Autorità ha sostenuto fornendo alle Pa indicazioni su come operare nell’emergenza usando al meglio le norme già contenute nel codice. Ora dobbiamo rendere tutta la filiera degli appalti più snella e trasparente, in vista del Recovery plan, semplificandola con la digitalizzazione e una valorizzazione e condivisione della Banca dati nazionale. Un investimento per le future generazioni » .