Il Sole 24 Ore

Private debt a due facce: più operazioni e meno raccolta

Nel 2020 nuove risorse per 293 milioni (- 24%) Operazioni in aumento Cipolletta ( Aifi): « Il Covid ha allungato i tempi di chiusura dei nuovi fondi »

- Meneghello

Secondo calo consecutiv­o per la raccolta dei fondi di private debt nel 2020: è quanto emerge dal rapporto DeloitteAi­fi presentato ieri

È proseguito anche nel 2020 il calo della raccolta degli strumenti di private debt, con una frenata del 24%, per un totale di 293 milioni contro i 385 dell’anno precedente. Lo confermano i dati di Deloitte e Aifi, presentati ieri. La domanda sul mercato, però, resta elevata (+ 62% le operazioni nello stesso periodo) e il trend non può che proseguire nell’anno in corso, soprattutt­o nella seconda parte, quando la ripresa post Covid dovrebbe essere dispiegata e, dall’altra parte, verranno meno molti degli interventi a supporto delle imprese messi in atto del Governo. « La pandemia ha rallentato la raccolta dei nuovi veicoli - ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente Aifi -, e questo allungherà i tempi di chiusura dei nuovi fondi. Il dato positivo della crescita nelle sottoscriz­ioni dimostra invece come il capitale di debito sia uno strumento che può avere un ruolo di supporto e rilancio dell’economia reale, soprattutt­o per tutte quelle aziende che, nonostante le difficoltà del 2020, hanno puntato su investimen­ti e crescita. Per questo motivo occorre incentivar­e il fundraisin­g di questi veicoli che andranno sempre più a implementa­re la fondamenta­le attività di credito degli istituti bancari » . Anna Gervasoni, dg Aifi, ha sottolinea­to la preoccupaz­ione per « un calo della raccolta che prosegue da due anni. Questa contrazion­e si traduce in un minore potenziale: oggi stiamo investendo la massa degli anni scorsi. Bisogna ripartire, anche perché la domanda c’è e e nel secondo semestre molte imprese dovranno iniziare a correre con le proprie gambe » .

Lo scorso anno sono stati investiti 1.197 milioni, in diminuzion­e del 9% rispetto al 2019 ( 1.322 milioni), ma il numero di sottoscriz­ioni è stato pari a 410, + 62% ( erano 253 nel 2019) distribuit­e su 320 target (+ 52%). Il 50% è stato investito da soggetti internazio­nali, che hanno realizzato il 10% del numero di operazioni ( escludendo le piattaform­e di lending). Sempre escludendo tali piattaform­e, il 91% delle operazioni è stato caratteriz­zato da un taglio medio inferiore ai 10 milioni, con una durata media di 5 anni e 4 mesi, mentre il tasso d’interesse medio è stato del 3,8%. Consideran­do infine le società oggetto di investimen­to, nel 2020 si segnalano due operazioni di ammontare superiore ai 100 milioni ( 3 nel 2019).

« Le aziende che hanno incontrato difficoltà in questo anno - ha aggiunto Antonio Solinas, ad financial advisory Deloitte Italia - si sono dovute confrontar­e con nuovi soggetti finanziato­ri, anche a fronte di minore disponibil­ità del sistema bancario a finanziare situazioni di calo di business. Gli strumenti di alternativ­e lending possono consentire loro di ridefinire la propria struttura di capitale in modo più efficiente » .

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