Bpm, Davide Leone scopre le carte « Valutare tutte le opzioni di M& A »
« Massima fiducia nel cda. Prima delle nozze serve un piano stand alone »
L’investimento in BancoBpm? « Ho fiducia nella possibilità di valorizzazione dell’investimento » . UniCredit o Bper? « Tutte le opzioni sono aperte » . I rapporti con l’attuale management? « Massima fiducia nell’operato del Cda guidato da Massimo Tononi » anche se « serve completare quanto prima il lavoro di pianificazione della banca su base stand alone, fondamentale per poter valutare qualsiasi aggregazione » . Davide Leone esce allo scoperto e, parlando per la prima volta alla stampa dal suo ingresso in BancoBpm datato 2015, spiega al Sole 24Ore la sua visione sul dossier di Piazza Meda, dove tramite il suo fondo Davide Leone & Partners ( Dlp) è tra gli azionisti di rilievo con una quota attorno al 4,7% del capitale.
I rumors di mercato lo hanno visto coinvolto come possibile supporter di un’ipotetica fusione con UniCredit, a scapito di un’aggregazione con Bper, che sarebbe invece vista di buon occhio da una parte dell’azionariato di BancoBpm. Sul tema, spiega il gestore, il fondo Dlp « sta studiando le diverse opzioni » ed è « aperto a tutte le opzioni, inclusa Bper » . La convinzione di fondo è che « per valutare ogni possibile integrazione è necessario, come detto, un piano “stand alone” di Banco Bpm e dei potenziali partner in mancanza dei quali è impossibile qualsiasi comparazione tra l’aggregazione con altri gruppi bancari e il percorso autonomo » .
Per l’azionista di BancoBpm, questo piano sarà la base « per far emergere una serie di elementi di valore
attualmente non espressi nel bilancio della banca, come le imposte differite, la partecipazione in Agos Ducato e le plusvalenze su titoli pubblici in portafoglio » . E una possibile operazione con UniCredit, come la vede? « Da un punto di vista strategico potrebbe avere senso, visto che Unicredit ha scarsa presenza al Nord. Unicredit potrebbe inoltre e sicuramente apportare come grande gruppo dei vantaggi, ad esempio sotto il profilo della governance, dell’organizzazione e della tecnologia, come è avvenuto, per esempio, nel caso della fusione tra CaixaBank di Barcellona e Bankia di Madrid » .
Italiano di nascita ma con base a Londra, una clientela ( tipicamente americana) sempre coperta dal massimo riserbo, Davide Leone con il suo fondo hedge era entrato in collisione con gli attuali vertici in occasione dell’assemblea dello scorso aprile, tanto da aver aderito alla lista di minoranza targata Assogestioni. Oggi però le tensioni sembrano essersi stemperate. E ci sono motivi per « guardare con fiducia all’operato del management » guidato da Giuseppe Castagna.
L’investimento significativo in Bpm risale al momento della trasformazione da popolare in società per azioni, « confidando che in prospettiva la nuova struttura societaria avrebbe avuto l’effetto di migliorare la governance e la gestione con una conseguente creazione di valore » . Oggi c’è dunque « fiducia nella possibilità di valorizzazione dell’investimento » . E quando gli si chiede dei suoi rapporti con gli altri soci, Leone chiarisce di non aver aderito ad alcun patto ma di « intrattenere rapporti con tutti gli stakeholder » e di osservare con attenzione « gli orientamenti delle fondazioni che da sempre sono un punto di riferimento per gli investitori esteri » .