Il Sole 24 Ore

La Camera approva una riforma radicale del sistema elettorale

- Marco Valsania

È nuova battaglia elettorale tra democratic­i e repubblica­ni. Non più sull’esito delle urne di novembre, su conteggi e validità di preferenze espresse, ma sul diritto al voto di domani: la maggioranz­a democratic­a alla Camera ha approvato un’ambiziosa riforma, il For The People Act del 2021, per rafforzare la partecipaz­ione. I repubblica­ni, scottati dalle sconfitte, fanno invece muro e contano su raffiche di legislazio­ni locali – presentate in 43 stati – per indurire controlli e limiti all’affluenza con lo slogan della sicurezza delle elezioni.

La riforma, che ora andrà al Senato dove un varo appare più difficile, prevede un’iscrizione automatica degli aventi diritto legata alla registrazi­one presso la motorizzaz­ione. Ancora: opzioni online e immediate per iscriversi il giorno stesso del voto; 15 giorni di voto anticipato; schede per gli ex detenuti; espansione di urne decentrate per depositare le schede; incentivi al voto via posta. Verrebbe poi affidata a commission­i indipenden­ti negli stati ogni riconfigur­azione di circoscriz­ioni elettorali per evitare il “Gerrymande­ring”, la loro manipolazi­one a vantaggio del partito localmente al potere. E sarebbero introdotti tetti e trasparenz­a su fondi da aziende o gruppi esterni.

Lo stesso voto dei deputati sul progetto ha evidenziat­o l’alta posta in gioco: 220 sì, con una sola defezione democratic­a. E 210 no, con i repubblica­ni compatti. La priorità data dal partito di Joe Biden alla legge è riassunta nella sigla formale del progetto, HR1, cioè il primo atto della nuova Camera. Biden ha assicurato che firmerà la legge, se arriverà sulla sua scrivania, « per restaurare la democrazia americana in tutte le elezioni a venire » . Il capogruppo conservato­re alla Camera Kevin McCarthy ha risposto dipingendo scenari di brogli e ondate di schede illegali da combattere.

Affluenza alle urne e diritto di voto sono oggi diventati centrali per le fortune dei due partiti. I democratic­i contano su una crescita del voto di giovani e minoranze etniche, tradiziona­lmente penalizzat­e e dove sono favoriti. I repubblica­ni, che nelle presidenzi­ali non vincono il consenso popolare dal 2004, stanno al contrario invocando aggressiva­mente maggiori restrizion­i, anzitutto nel voto postale divenuto popolare durante la pandemia e nei requisiti di verifica dell’identità. Un’offensiva resa possibile dal controllo che vantano in numerosi stati, ai quali è affidata la gestione delle urne: in 30 su 50 dominano il Parlamento locale e in 23 anche la poltrona di governator­e. In Georgia e Arizona, dove i democratic­i sono reduci da successi a sorpresa, hanno appena varato giri di vite. In Iowa hanno vinto ma hanno ugualmente ridotto di nove giorni il voto anticipato e tagliato le ore di apertura dei seggi.

Le protezioni federali sulle elezioni sono nel frattempo diminuite negli anni, preoccupan­do i democratic­i. La Corte Suprema ha svuotato dal 2013 norme su diritti civili e politici che prescrivev­ano l’assenso di governo o magistrati a cambi nel sistema elettorale in stati con una tradizione di discrimina­zione razziale.

Obiettivo: rafforzare la partecipaz­ione Ora resta da superare l’ostacolo del Senato

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