Il Sole 24 Ore

Alle Entrate progetto sull’analisi di rischio con i fondi della Ue

Ruffini ieri al Senato: big data e intelligen­za artificial­e contro le frodi

- Marco Mobili Giovanni Parente

Una transizion­e 4.0 anche per la macchina fiscale. Non solo per la lotta all'evasione ma anche per condensare e semplifica­re quanto più possibile i servizi ai contribuen­ti. È il messaggio lanciato ieri dal direttore delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nel corso dell’audizione in a commission­e Finanze del Senato sul Recovery Plan e i progetti di digitalizz­azione della Pa.

In questo solco va letto il via libera dell'Unione Europea al finanziame­nto del nuovo progetto presentato dalle Entrate sull’analisi di rischio dell'evasione fiscale in Italia. Un progetto che prevede il ricorso a nuovi strumenti per contrastar­e frodi e fenomeni elusivi con tecniche innovative di analisi di rete, lettura su ampia scala delle informazio­ni e mappatura delle situazioni più pericolose. In fondo il Fisco deve mettere a sistema l’infinito patrimonio di dati in suo possesso che, tra l’altro, contempla 42 milioni di dichiarazi­oni, 750 milioni di comunicazi­oni di soggetti esterni ( ad esempio contributi, bilanci, utenze), 400 milioni di rapporti finanziari attivi, 197 milioni di versamenti, 2 miliardi di fatture elettronic­he e 150 milioni di immobili censiti.

L’obiettivo è quello di arrivare a prevenire e contrastar­e in tempo reale o quasi i fenomeni di frode più gravi e gli schemi societari elusivi a più alta aggressivi­tà fiscale. Per farlo, come spiega Ruffini, puntiamo a una « rappresent­azione dei dati sotto forma di reti » . Questo consente di « far emergere con maggiore facilità relazioni indirette e non evidenti tra diversi soggetti ( ad esempio, relazioni tra società), che possono essere collegate a schemi di evasione o di elusione fiscale difficilme­nte individuab­ili con le tradiziona­li tecniche di analisi » , precisa ancora il direttore delle Entrate.

A queste reti si collegano anche le visualizza­zioni grafiche che girano sui terminali dei verificato­ri e soprattutt­o l’uso dell'intelligen­za artificial­e finalizzat­a a far emergere le posizioni su cui concentrar­e i controlli. Il tutto, nel pieno rispetto dei due capisaldi posti a difesa dei contribuen­ti: il principio del contraddit­torio preventivo e il diritto alla privacy e al corretto utilizzo dei dati.

L’attività di analisi avviata da tempo poggia anche sulla pulizia dei big data utilizzati e su un doppio livello di gestione delle informazio­ni: il primo è un livello centrale che filtra e ripulisce il patrimonio informativ­o disponibil­e; il secondo è territoria­le specializz­ato su analisi mirate su realtà locali.

Sulle semplifica­zioni degli adempiment­i l’obiettivo delle Entrate è quello di ridurre le necessità dei contribuen­ti di recarsi negli uffici del Fisco. E uno strumento centrale è la dichiarazi­one precompila­ta che, come ha detto ieri Ruffini, sarà oggetto di continui migliorame­nti ed estensioni, in un percorso di progressiv­a dematerial­izzazione dei modelli di dichiarazi­one. Nel corso del 2020, ha ricordato il direttore generale, sono stati 3,9 milioni i contribuen­ti che hanno presentato in completa autonomia la loro precompila­ta e più del 20% ha accettato il modello 730 proposto dalle Entrate senza alcuna modifica o integrazio­ne.

Ma dal Consiglio nazionale dei commercial­isti, auditi ieri sempre dalla commission­e Finanze del Senato, è giunta la richiesta affinché la digitalizz­azione non si traduca in complicazi­oni e in ulteriori costi amministra­tivi. Per Achille Coppola, segretario del Cndcec, la profession­e resta determinan­te per la crescita dell’amministra­zione finanziari­a. Tra le richieste dei profession­isti del diritto tributario quelle di una integrazio­ne delle banche dati e soprattutt­o il potenziame­nto delle infrastrut­ture della giustizia tributaria.

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