Il Papa in Iraq: « Basta violenze, estremismi e intolleranze »
Francesco ha incontrato presidente e premier, oggi la visita ad al- Sistani a Najaf Il monito a non imporre interessi esterni su quelli della popolazione locale
« Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze » . È il forte appello lanciato da Papa Francesco nel suo primo discorso in Iraq. Una Baghdad blindata ha accolto Francesco: le strade sono costellate da militari e polizia e elicotteri militari sorvolano il cielo. Fuori dall'aeroporto si sono viste piccole folle di persone con bandierine irachene e vaticane e cartelli di benvenuto per il Papa per la prima volta nella terra di Abramo.
Mezzi blindati, elicotteri, militari e politica. È una capitale blindata quella che accoglie Francesco, primo Papa a mettere piede in Iraq. Piccole folle lo salutano ma le immagini sono di una città svuotata anche per il duro lockdown a causa del dilagare del Covid. Il viaggio in Iraq è il primo da 15 mesi e forse lo resterà per gran parte del 2021. Il primo dei quattro giorni di viaggio è dedicato soprattutto alle autorità civili, e all’incontro con il presidente della Repubblica Barham Ahmed Salih Qassim.
« Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteressano della popolazione locale. Si dia voce ai costruttori, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleranze! » dice il Papa nel discorso alle autorità politiche, spronate a « contrastare la piaga della corruzione, gli abusi di potere e l’illegalità, ma non è sufficiente. Occorre nello stesso tempo edificare la giustizia, far crescere l’onestà, la trasparenza e rafforzare le istituzioni a ciò preposte. In tal modo può crescere la stabilità e svilupparsi una politica sana, capace di offrire a tutti, specialmente ai giovani – così numerosi in questo Paese – la speranza di un avvenire migliore » . Parole che valgono per qualsiasi Paese, in realtà, ma che nell’area suonano quasi come un miraggio. Un ruolo forte lo gioca la comunità internazionale perché svolga un ruolo di pacificazione in Iraq e nel Medio Oriente ma « senza imporre interessi politici o ideologici » .
Nel ’ 99 Giovanni Paolo II voleva venire, ma fu fermato da Saddam Hussein. Lo stesso Wojtyla anni dopo, nel 2003, criticherà aspramente gli Usa per l’attacco, diventando ( per un po’) il simbolo del movimento pacifista mondiale. « Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell’amicizia e dell’impegno costruttivo, ma continuino a operare in spirito di comune responsabilità con le autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici » . Un passaggio anche all’emergenza della pandemia: « Questa crisi richiede sforzi comuni da ciascuno per fare i tanti passi necessari, tra cui un’equa distribuzione dei vaccini per tutti. Ma non basta: questa crisi è soprattutto un appello a ripensare i nostri stili di vita, il senso della nostra esistenza. Si tratta di uscire da questo tempo di prova migliori di come eravamo; di costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide » .
In seguito l’incontro con la comunità religiosa cattolica nella Cattedrale Siro- Cattolica di Nostra Signora della Salvezza, che nel 2010 fu attaccata dall’Isis durante la celebrazione: 48 le vittime. Il Papa nell’incontro ricorda i « nostri fratelli e sorelle morti nell’attentato terroristico in questa Cattedrale, e la cui causa di beatificazione è in corso. La loro morte ci ricorda con forza che l’incitamento alla guerra, gli atteggiamenti di odio, la violenza e lo spargimento di sangue sono incompatibili con gli insegnamenti religiosi. E voglio ricordare tutte le vittime di violenze e persecuzioni, appartenenti a qualsiasi comunità religiosa » .
Il Papa riporta sul tavolo il messaggio di fondo del suo viaggio: « La diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratterizzato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare. Oggi l’Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmente in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile » .
Alla partenza da Roma uno scambio di messaggi con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. « Vado come pellegrino di pace » ha scritto Bergoglio. « La missione di Vostra Santità assume una particolare valenza quale segno di continuità dopo il Viaggio Apostolico negli Emirati Arabi Uniti, compiendo un ulteriore passo lungo il cammino tracciato dalla dichiarazione sulla fratellanza umana » , ha risposto il capo dello Stato.
Oggi il trasferimento nella città santa di Najaf, per la visita al Grand Ayatollah Sayyid Ali al- Sistani, la massima autorità sciita, e poi a Ur dei caldei, città di Abramo, per l’incontro interreligioso. Domani a Mosul, che fu roccaforte dell’Isis, e Qaraqosh, terra della perseguitata e comunità cristiana. « Il Papa ha offerto una sponda importante all’Islam sunnita e ora la offre all’Islam sciita. La visita è un fatto grossissimo, non si incontrano a metà strada, è il Papa di Roma che va nella città santa a trovare la più grande figura dell’Islam sciita, il gesto è molto apprezzato » ha commentato il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, a Tv2000.