Il Sole 24 Ore

Il Papa in Iraq: « Basta violenze, estremismi e intolleran­ze »

Francesco ha incontrato presidente e premier, oggi la visita ad al- Sistani a Najaf Il monito a non imporre interessi esterni su quelli della popolazion­e locale

- Carlo Marroni

« Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleran­ze » . È il forte appello lanciato da Papa Francesco nel suo primo discorso in Iraq. Una Baghdad blindata ha accolto Francesco: le strade sono costellate da militari e polizia e elicotteri militari sorvolano il cielo. Fuori dall'aeroporto si sono viste piccole folle di persone con bandierine irachene e vaticane e cartelli di benvenuto per il Papa per la prima volta nella terra di Abramo.

Mezzi blindati, elicotteri, militari e politica. È una capitale blindata quella che accoglie Francesco, primo Papa a mettere piede in Iraq. Piccole folle lo salutano ma le immagini sono di una città svuotata anche per il duro lockdown a causa del dilagare del Covid. Il viaggio in Iraq è il primo da 15 mesi e forse lo resterà per gran parte del 2021. Il primo dei quattro giorni di viaggio è dedicato soprattutt­o alle autorità civili, e all’incontro con il presidente della Repubblica Barham Ahmed Salih Qassim.

« Tacciano le armi! Se ne limiti la diffusione, qui e ovunque! Cessino gli interessi di parte, quegli interessi esterni che si disinteres­sano della popolazion­e locale. Si dia voce ai costruttor­i, agli artigiani della pace! Ai piccoli, ai poveri, alla gente semplice, che vuole vivere, lavorare, pregare in pace. Basta violenze, estremismi, fazioni, intolleran­ze! » dice il Papa nel discorso alle autorità politiche, spronate a « contrastar­e la piaga della corruzione, gli abusi di potere e l’illegalità, ma non è sufficient­e. Occorre nello stesso tempo edificare la giustizia, far crescere l’onestà, la trasparenz­a e rafforzare le istituzion­i a ciò preposte. In tal modo può crescere la stabilità e sviluppars­i una politica sana, capace di offrire a tutti, specialmen­te ai giovani – così numerosi in questo Paese – la speranza di un avvenire migliore » . Parole che valgono per qualsiasi Paese, in realtà, ma che nell’area suonano quasi come un miraggio. Un ruolo forte lo gioca la comunità internazio­nale perché svolga un ruolo di pacificazi­one in Iraq e nel Medio Oriente ma « senza imporre interessi politici o ideologici » .

Nel ’ 99 Giovanni Paolo II voleva venire, ma fu fermato da Saddam Hussein. Lo stesso Wojtyla anni dopo, nel 2003, criticherà aspramente gli Usa per l’attacco, diventando ( per un po’) il simbolo del movimento pacifista mondiale. « Auspico che le nazioni non ritirino dal popolo iracheno la mano tesa dell’amicizia e dell’impegno costruttiv­o, ma continuino a operare in spirito di comune responsabi­lità con le autorità locali, senza imporre interessi politici o ideologici » . Un passaggio anche all’emergenza della pandemia: « Questa crisi richiede sforzi comuni da ciascuno per fare i tanti passi necessari, tra cui un’equa distribuzi­one dei vaccini per tutti. Ma non basta: questa crisi è soprattutt­o un appello a ripensare i nostri stili di vita, il senso della nostra esistenza. Si tratta di uscire da questo tempo di prova migliori di come eravamo; di costruire il futuro più su quanto ci unisce che su quanto ci divide » .

In seguito l’incontro con la comunità religiosa cattolica nella Cattedrale Siro- Cattolica di Nostra Signora della Salvezza, che nel 2010 fu attaccata dall’Isis durante la celebrazio­ne: 48 le vittime. Il Papa nell’incontro ricorda i « nostri fratelli e sorelle morti nell’attentato terroristi­co in questa Cattedrale, e la cui causa di beatificaz­ione è in corso. La loro morte ci ricorda con forza che l’incitament­o alla guerra, gli atteggiame­nti di odio, la violenza e lo spargiment­o di sangue sono incompatib­ili con gli insegnamen­ti religiosi. E voglio ricordare tutte le vittime di violenze e persecuzio­ni, appartenen­ti a qualsiasi comunità religiosa » .

Il Papa riporta sul tavolo il messaggio di fondo del suo viaggio: « La diversità religiosa, culturale ed etnica, che ha caratteriz­zato la società irachena per millenni, è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare. Oggi l’Iraq è chiamato a mostrare a tutti, specialmen­te in Medio Oriente, che le differenze, anziché dar luogo a conflitti, devono cooperare in armonia nella vita civile » .

Alla partenza da Roma uno scambio di messaggi con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. « Vado come pellegrino di pace » ha scritto Bergoglio. « La missione di Vostra Santità assume una particolar­e valenza quale segno di continuità dopo il Viaggio Apostolico negli Emirati Arabi Uniti, compiendo un ulteriore passo lungo il cammino tracciato dalla dichiarazi­one sulla fratellanz­a umana » , ha risposto il capo dello Stato.

Oggi il trasferime­nto nella città santa di Najaf, per la visita al Grand Ayatollah Sayyid Ali al- Sistani, la massima autorità sciita, e poi a Ur dei caldei, città di Abramo, per l’incontro interrelig­ioso. Domani a Mosul, che fu roccaforte dell’Isis, e Qaraqosh, terra della perseguita­ta e comunità cristiana. « Il Papa ha offerto una sponda importante all’Islam sunnita e ora la offre all’Islam sciita. La visita è un fatto grossissim­o, non si incontrano a metà strada, è il Papa di Roma che va nella città santa a trovare la più grande figura dell’Islam sciita, il gesto è molto apprezzato » ha commentato il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, a Tv2000.

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Il Papa con il premier iracheno, Mustafa al- Kadhimi, all’aeroporto internazio­nale di Baghdad
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Benvenuto Francesco. Il Papa con il premier iracheno, Mustafa al- Kadhimi, all’aeroporto internazio­nale di Baghdad REUTERS

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