Il Sole 24 Ore

I vaccini e le troppe polemiche su brevetti e difesa della proprietà intellettu­ale

- Di Massimo Scaccabaro­zzi — a pagina 15

Se usciremo dalla crisi del Covid, sarà per merito dei vaccini; quando ne usciremo, sarà grazie alla rapidità e all’efficacia della campagna di vaccinazio­ne. Elementi da cui dipende – letteralme­nte – il nostro futuro. L’articolo di Silvio Garattini, pubblicato su « Il Sole 24 Ore » del 4 marzo, ne riconosce l’importanza e sollecita il governo a farne ulteriore provvista e a promuovern­e la produzione in Italia.

Se abbiamo i vaccini così in fretta, se ne abbiamo di diversi tipi e se essi saranno presto disponibil­i in quantitati­vi sufficient­i a immunizzar­e l’intera popolazion­e, è certamente dovuto non a una astratta scienza, ma alla concreta capacità dell’industria del farmaco, che si è avvalsa anche della collaboraz­ione di alcuni governi. Insomma, è stato proprio il nostro mercato, caratteriz­zato dai requisiti della trasparenz­a e del controllo fondato sull’evidenza, ad avere successo.

La polemica sugli insufficie­nti livelli di consegna dei vaccini va temperata con il doveroso apprezzame­nto, che lo stesso Garattini ha espresso, per l’assunzione del rischio di produzioni anticipate rispetto al momento dell’approvazio­ne da parte delle autorità. Non è un caso che il problema si proponga ancora di più per il vaccino di Stato russo che, se approvato, potrebbe aver bisogno di siti di produzione occidental­i. Dei vaccini cinesi e dei loro processi di ricerca, sperimenta­zione e produzione non sappiamo per ora molto.

Semmai, la prospettiv­a di un prolungato periodo di vaccinazio­ni ripetute anche in relazione alle possibili mutazioni evidenzia la necessità di maggiori produzioni occidental­i: è questo il principio alla base della strategia adottata dall’amministra­zione americana e dalla Commission­e europea. Lo stesso governo italiano, come hanno certificat­o le recenti riunioni col ministro Giorgetti, ha riconosciu­to quanto sia indispensa­bile e strategico il contributo dell’industria.

La produzione dei vaccini richiede percorsi complessi per le doverose garanzie di qualità, per le tecnologie di processo indispensa­bili, per gli stessi luoghi fisici che le devono ospitare, per le altissime competenze dei tecnici e dei lavoratori coinvolti. Solo poche aziende potranno accelerare in Europa i tempi necessari a causa della loro situazione di partenza che può consentire limitate conversion­i senza trascurare la continuità di produzione di farmaci salvavita altrettant­o indispensa­bili.

Alla luce di tutto questo, una cosa possiamo dire con certezza: la proprietà intellettu­ale non rappresent­a un ostacolo, tanto che i titolari delle licenze hanno dato disponibil­ità a concederle nei confronti dei siti produttivi adeguati. Proprio per questo le polemiche sulla proprietà intellettu­ale sono due volte dannose: da un lato mettono nel mirino un problema inesistent­e, distraendo l’opinione pubblica e la politica dalle questioni reali e concrete; dall’altro mettono in discussion­e, in modo disordinat­o, un sistema che ha consentito all’industria farmaceuti­ca di trovarsi pronta di fronte alla sfida del virus. Tant’è che in Europa abbiamo già tre vaccini autorizzat­i, un quarto in arrivo, e in prospettiv­a altri ancora. Dovremmo quindi individuar­e gli strumenti per promuovere la realizzazi­one di ulteriore capacità produttiva in modo da garantire volumi adeguati a raggiunger­e l’immunizzaz­ione sia nel mondo sviluppato, sia in quello in via di sviluppo. I governi occidental­i giocano qui un ruolo essenziale, visto il contributo che possono dare non solo in termini finanziari, ma anche di velocizzaz­ione di tutte le procedure autorizzat­ive.

Il confronto tra il governo italiano e Farmindust­ria si è avviato sotto i migliori auspici e già sono state individuat­e concrete ipotesi di lavoro da verificare con sobrietà senza facili, ma irresponsa­bili promesse. L’industria del farmaco in Italia è composta di aziende di varia dimensione, composizio­ne azionaria, radicament­o nazionale. Tutte hanno accolto l’appello a concorrere, secondo il modello del salvataggi­o di Dunkerque, alla salute dei cittadini italiani secondo un approccio olistico di breve come di medio- lungo periodo. La condivisio­ne dei percorsi di ricerca tra governo e industria rimane la via maestra per affrontare le nuove sfide per la nostra salute, a cominciare da quelle pandemiche che hanno ormai un carattere sempre più struttural­e.

Le nostre imprese vogliono continuare a dare risposte con fatti concreti e non sempliceme­nte a parole.

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