Il Sole 24 Ore

COSA C’ENTRA DRAGHI CON IL TERREMOTO NEL PD

- Di Lina Palmerini

Nessun ripensamen­to. Zingaretti assicura che il suo addio è per sempre e che non farà dietrofron­t in assemblea. C’è chi stenta a credergli – nel Pd e tra l’opinione pubblica - e forse non a torto visto che negli ultimi tempi i leader si sono rimangiati gli impegni facendo praticamen­te l’opposto di quanto promesso. Alla sua parola va comunque dato un valore e quindi, da ieri, ci si proietta nel nuovo scenario che si apre. Cosa viene dopo le dimissioni di un segretario? Una certa pratica il Pd ce l’ha visto che ci sono state schiere di dimissiona­ri ma questa volta c’è un elemento di novità rispetto al passato.

Non è infatti la prima volta di una crisi profonda, sia in termini di consensi che di rapporti interni personali, ma adesso questo terremoto avviene mentre al Governo c’è Draghi, una figura che parla a una grande fetta di centro- sinistra e non solo perché ci sono ministri e sottosegre­tari Pd ma perché – stando ai sondaggi - gli elettori di area sono dalla parte dell’attuale premier. Al di là dell’obiettivo dei vaccini, la declinazio­ne di un programma di crescita e sviluppo sostenibil­e è quello di cui dovrebbe appropriar­si il Pd a maggior ragione perché segue il filone europeista, dell’ecologia e dell’innovazion­e tecnologic­a. Un’agenda che è nelle corde di un mondo liberal e di sinistra molto più che di una destra che fa ancora fatica a staccarsi da temi come la sicurezza, l’immigrazio­ne o il condono fiscale.

Nel suo discorso alle Camere, Draghi ha scelto una traiettori­a precisa non solo dando l’aut aut ai fans dell’euroscetti­cismo ma respingend­o l’idea di una flat tax, promuovend­o una riforma fiscale progressiv­a, spingendo sugli investimen­ti pubblici e sull’istruzione nell’ottica di curare le disuguagli­anze. In pratica quello che – più o meno da sempre – scrive il centro- sinistra nei programmi elettorali. Ma visto che Zingaretti lascia proprio adesso, ci si è chiesto se sia Draghi l’elemento destabiliz­zante. È questa la prima risposta del dopo- dimissioni e tutti i vari capi corrente dovrebbero dire una parola netta sul sostegno al Governo. Sarebbe utile per contrastar­e il gioco di Salvini che sta occupando ogni spazio libero, approfitta­ndo del caos nel Pd e 5 Stelle. Un tentativo con il quale il Capitano prova a sbilanciar­e verso la Lega un Esecutivo che non dovrebbe avere colori politici.

Dunque andrebbe innanzitut­to spiegato che non è Draghi il “nemico” del Pd. E poi, servirà una strada diversa dal passato. Zingaretti ha accusato le correnti ma non era certo un mistero che esistesser­o, probabilme­nte lui stesso ne ha fatto parte, quindi non si può ricomincia­re come se niente fosse, con i dibattiti tra Orlando, Franceschi­ni, Lotti o Guerini. Serve aprire le porte al contributo di esterni e mettere sangue nuovo. Ieri sono tornate le “sardine” ma ora, con la crisi Covid, c’è tutto un altro mondo da coinvolger­e che ha interesse a difendersi e combattere.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy