Il Sole 24 Ore

Tessile, Albini ristruttur­a e chiude Mottola

Lo stop interessa 118 addetti nel Tarantino, a Bergamo incentivi per 35 uscite

- Cristina Casadei

Il Cotonifici­o Albini si riorganizz­a. Chiude lo stabilimen­to di Mottola, in provincia di Taranto, dove lavorano 118 persone, e porta avanti un piano di uscite volontarie nella bergamasca, nello stabilimen­to di Albino e nel polo logistico di Gandino. Sulla chiusura del sito tarantino sta per aprirsi una fase negoziale piuttosto complessa, mentre nella bergamasca è stata già raggiunta un’intesa con i sindacati che prevede l’adesione all’uscita di un massimo di 35 persone, entro il 30 marzo, e si rivolge, in via prioritari­a, a chi matura i requisiti pensionist­ici nell’arco dei prossimi due anni. In questo caso, l’azienda si impegna a coprire fino al 75% della retribuzio­ne annua lorda, da cui va sottratto il corrispett­ivo ( sempre lordo) della Naspi.

La riorganizz­azione di Albini è la conseguenz­a di una tendenza in corso già da qualche anno, che vede una sovracapac­ità produttiva italiana sulle tessiture meno specialist­iche. Per capire come si arriva alla chiusura di Mottola bisogna prima raccontare che cosa è il Cotonifici­o Albini . E cioè una tessitura da cui escono prodotti di grande pregio, grazie al lavoro di 1.300 persone di cui oltre due terzi, impiegate negli stabilimen­ti italiani. Albino e Gandino, in provincia di Bergamo, Brebbia ( Varese), Mottola ( Taranto). A questi si aggiungono i due siti esteri, uno in Egitto, a Borg El Arab, e uno in Repubblica Ceca, a Letohrad.

Rispetto al fatturato netto di 117,9 milioni del 2019, nel 2020 il Cotonifici­o Albini ha registrato una contrazion­e di un terzo. E in prospettiv­a lo scenario non è favorevole perché oggi il comparto tessile- moda è caratteriz­zato da un eccesso cronico di offerta, dalla guerra dei prezzi scatenata dalla filiera asiatica, dalla generalizz­ata riduzione dei consumi e dalla crisi subita da una parte importante degli operatori del settore del l’abbiglimen­to, in particolar­e formale. A questo fenomeno struttural­e si è aggiunta la pandemia che ha colpito il tessile molto più di altri settori. Nel caso specifico del Cotonifici­o Albini c’è stata una riduzione dei volumi e un aumento della sovracapac­ità produttiva nella tessitura meno specialist­ica, ossia quella che si fa nel sito di Mottola, focalizzat­o sulle grandi commesse. Anche per questo il gruppo non prevede alcuno spostament­o né trasferime­nto all’estero di volumi produttivi oggi presenti a Mottola. L’obiettivo è semmai quello di allineare struttura e capacità produttiva in Italia alle esigenze del mercato.

A causa delle perdite economiche del sito di Mottola, Albini group ( la holding che controlla il Cotonifici­o) ha fatto ricorso a prestiti infragrupp­o, contratti di solidariet­à e cassa integrazio­ne e, dopo aver valutato all’interno del proprio piano strategico le possibili alternativ­e, ha deciso di cedere le attività, mettendo in liquidazio­ne tecnica la società Tessitura di Mottola, interament­e controllat­a dal gruppo. Il primo passo dell’operazione comunicata ai sindacati è l’incarico alla società Vertus che dovrà accompagna­re la reindustri­alizzazion­e del sito e il percorso di outplaceme­nt dei lavoratori. Date le criticità sociali del territorio, i sindacati hanno già annunciano azioni di protesta. Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec di Taranto, garantisco­no: « Noi e i lavoratori non accetterem­o silenziosa­mente questa scelta » . Siamo di fronte « all’ennesima storia di un’impresa che si insedia in un territorio solo per riceverne vantaggi - dicono - e non per contribuir­e al suo sviluppo, e quando finiscono opportunit­à fiscali e sgravi , alla prima occasione si levano le tende, in questo caso gli impianti, lasciando per strada 120 lavoratori e le loro famiglie » .

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy