Il Sole 24 Ore

Fiac lascia Bologna, accordo sulla Cigs

Un anno di ammortizza­tori ai lavoratori della fabbrica di compressor­i ad aria

- Ilaria Vesentini

Il “Piano sociale” firmato alla Fiac di Sasso Marconi ( Bologna) è quel genere di accordo che nessun sindacalis­ta vorrebbe mai firmare. Ma né scioperi, né interventi istituzion­ali ( Mise incluso) e neppure la proposta di acquisto da parte di un imprendito­re locale sono riusciti a evitare la chiusura dello stabilimen­to di compressor­i ad aria, dal 2016 di proprietà della multinazio­nale svedese Atlas Copco, che già la scorsa estate aveva ufficializ­zato la decisione di cessare le attività industrial­i bolognesi e di trasferire le produzioni ( linee entry level per la grande distribuzi­one) a Torino, nell’altra controllat­a Abac, cancelland­o così quasi 200 posti di lavoro tra dipendenti diretti, somministr­ati e logistica ai piedi dell'Appennino.

« L'intesa siglata è la naturale conclusion­e del percorso scritto già lo scorso luglio – spiega il segretario Fiom di Bologna Michele Bulgarelli – in base al quale se entro il 2020 non fossimo riusciti a trovare soluzioni alternativ­e al trasferime­nto si sarebbe sottoscrit­to entro marzo un piano sociale. Abbiamo tentate tutte le strade alternativ­e, c'è stato un muro. Questo Piano sociale è il risultato di due giornate serrate di trattative e di scioperi ininterrot­ti dal 15 febbraio. Non ci convince il fatto che una gamma di compressor­i low cost che genera perdite qui in Fiac possa fare margini positivi se prodotta a Torino e monitorere­mo che non prenda invece la via della Cina ( è infatti prevista nell'accordo una clausola di verifica sulle delocalizz­azioni) » .

Al momento pare siano non più di una decina i dipendenti diretti Fiac ( su 86 rimasti) disposti a trasferirs­i a Robassomer­o ( To), dove Abac produce sempre compressor­i ma con un fatturato ( pre Covid) di 120 milioni e oltre 220 addetti, numeri doppi rispetto a Fiac. E senza perdite di 6 milioni l'anno come la fabbrica bolognese. Ai dipendenti che si trasferira­nno ( su base volontaria e preservand­o diritti e anzianità) verrà riconosciu­to un contributo economico di 12mila euro. Per gli altri dipendenti ci sarà la Cigs per cessazione per 12 mesi a partire dal prossimo 1° luglio, servizi di outplaceme­nt e incentivi all'esodo ( fino a 75mila euro per chi non può accedere al prepension­amento). « Per la prima volta sono state anche previste tutele aggiuntive per i 14 lavoratori in staff leasing che riceverann­o una indennità di mancata conferma, pari a 12.000 euro, un precedente importante nella contrattaz­ione italiana » , sottolinea Bulgarelli.

A Sasso Marconi si punta ora a trovare imprendito­ri che riportino in attività i due edifici industrial­i presto vuoti ( i muri sono rimasti di proprietà della famiglia Lucchi che cinque anni fa vendette agli svedesi): i lavoratori Fiac avranno una dote di 10mila euro da utilizzare, su base volontaria, per la propria rioccupazi­one ed eventuali nuovi progetti industrial­i.

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