Il Sole 24 Ore

Viavai in Mediobanca Bolloré scende al 2%, Caltagiron­e punta al 5%

- Antonella Olivieri

Vincent Bolloré cala di peso in Mediobanca, scendendo al 2,1%, livello previsto dopo lo smobilizzo tramite derivati della partecipaz­ione che in passato era arrivata fino all’ 8%. In compenso l’ultimo socio di peso spuntato nell’azionariat­o, Francesco Gaetano Caltagiron­e attraverso Istituto finanziari­o 2012, sarebbe già in manovra per accrescere la quota oltre l’ 1,014% appena dichiarato, con l’obiettivo - si dice - di arrivare a sfiorare il 5%. In crescita dinamica - ma forse al momento in pausa di assestamen­to - c’è anche la Delfin di Leonardo Del Vecchio che, arrivata al 13,2%, ha tempo fino a metà mese per comunicare se a febbraio ha arrotondat­o di un altro 1% la sua partecipaz­ione. Ad ogni modo Del Vecchio ha già in tasca l’ok Bce a salire a ridosso del 20% in qualità di investitor­e finanziari­o.

Quel che accomuna Mediobanca, Caltagiron­e e Del Vecchio è che sono tutti azionisti di Generali e sono, nell’ordine, il primo, il secondo e il terzo socio. Mentre Mediobanca ha rinnovato il consiglio a fine ottobre, Generali lo farà l’anno prossimo. Per la prima volta Mediobanca ha rinnovato il board passando dalla lista del consiglio, anziché da quella del patto che oggi riunisce circa il 13% del capitale, e Bolloré che quest’autunno aveva più del 5% ha espresso due consiglier­i, Valérie Hortefeux e Virginie Banet ( indipenden­ti). Del Vecchio, che era già oltre il 10%, aveva appoggiato la lista Assogestio­ni. Generali, che l’anno scorso ha introdotto in statuto la possibilit­à della lista del cda, dovrà decidere il da farsi dopo l’assemblea di aprile. Se si opterà per la lista del consiglio occorrerà mettere in moto il meccanismo per tempo. Mediobanca, che finora ha sempre depositato la lista di maggioranz­a, in qualità di primo socio, è stata ben contenta di sostenere l’innovazion­e di governance, per non trovarsi più nell’imbarazzo di due anni fa, quando aveva fatto ricorso all’escamotage del rinnovo “automatico” del board - ricandidan­do tutti i consiglier­i disponibil­i per un altro mandato - per non incappare in sospetti di “concerto”. Complessiv­amente i soci storici del Leone - Mediobanca, che detiene circa il 13%, Caltagiron­e, Del Vecchio, Benetton e De Agostini ( che è intorno all’ 1,9%) - superano il 29%. Consideran­do oltre a Medio banca, solo i soci che sono contempora­neamente azionisti di entrambe-banca e compagnia- si arriva al 27,4%, comunque ben oltre la soglia dell’ Opache, per Generali, è del 25%.

Nell’azionariat­o di Trieste gli investitor­i istituzion­ali sono intorno al 40% e dunque si può stimare sulla base dei precedenti che, se venisse presentata una lista del cda, almeno il 27% del capitale in mano ai fondi la voterebbe, considerat­o che i risultati per la compagnia non sono mancati. L’ad Philippe Donnet - a fine anno scade il suo secondo piano industrial­e - finora ha rispettato le promesse e sui dividendi ha confermato che i 4,5- 5 miliardi previsti per l’arco triennale del piano ( di cui solo poco meno di 800 milioni già distribuit­i) saranno pagati non appena le autorità lo consentira­nno. Cambiare è sempre possibile, ma bisogna fare delle scelte. E Mediobanca, per evitare problemi, è disponibil­e a discuterne, ma solo all’interno della cornice del consiglio.

Il costruttor­e romano già in manovra per accrescere la quota oltre l’ 1,014% appena dichiarato

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