UniCredit, Bluebell mette un chip « Pronti a opporci al piano Mps »
Il fondo entra con una mini quota e scrive subito al cda Nel mirino anche Padoan
Non aveva ancora chiuso la porta attraverso cui era entrato, che non ha mancato di far sentire la propria voce: no a Pier Carlo Padoan alla presidenza, e soprattutto no all’aquisizione di Mps. L’ingresso di Bluebell nel capitale UniCredit non poteva - ne certamente intendeva - passare inosservato. L’investimento del fondo attivista gestito da Giuseppe Bivona, Francesco Trapani e Marco Taricco è infatti stato accompagnato da una lettera indirizzata al presidente uscente Cesare Bisoni ( con richiesta di condivisione con l’intero Consiglio) nella quale si spiega sì che la decisione è stata presa « sulla base della valutazione attraente, del bilancio solido e della forte posizione competitiva sui mercati internazionali » del gruppo di Piazza Gae Aulenti e si manifesta anche approvazione per la scelta come prossimo amministratore delegato di Andrea Orcel, definito « un leader incontestabile dell’industria finanziaria » .
Gli apprezzamenti però finiscono qui, perché Bluebell punta il dito immediatamente dopo su Pier Carlo Padoan, designato dal board come nuovo presidente dell’istituto e del quale si chiede di verificare la reale esistenza del requisito di indipendenza, anche alla luce della sua appartenenza al Partito democratico e del suo ruolo passato come ministro dell’Economia. Chiaro che qui il potenziale conflitto di interesse investe in pieno la vicenda Mps, « salvata » proprio nel periodo della permanenza di Padoan al Mef grazie all’ingresso dello Stato con una quota del 64% per la quale adesso si cerca un acquirente.
Bluebell, che gestisce circa 70 milioni di euro e che è pure advisor del fondo britannico Alken in una causa civile per danni da 434 milioni di euro proprio nei confronti di Mps, « si opporrà con forza a ogni ipotesi di acquisizione » dell’istituto senese, che viene semplicemente definito per UniCredit un asset « opaco, non investibile ec on rischi significativi in riferimento proprio al salvataggio dello Stato del luglio 2017 » .
In particolare, il fondo avverte come l’ inchiesta sulla contabilizzazione dei crediti deteriorati diMps, che vede indagati a Milano gli ex vertici Fabrizio Viola e Alessandro Profumo per falso in bilancio, « potrebbe avere significative conseguenze avverse sulla legittimità » del salvataggio statale e « innescare un’indagine della Commissione Europea, su sollecitazione di qualsiasi parte interessata » , con il rischio di dover restituire 5,4 miliardi di aiuti. Insomma: questo matrimonio, con la celebrazione di Padoan, non s’ha da fare.