L’occupazione Usa ritrova slancio
L’occupazione americana ha ritrovato slancio a febbraio: l’allentamento delle restrizioni alle aziende legate alla pandemia, i vaccini e l’ottimismo sulla ripresa hanno portato alla creazione di 379mila posti di lavoro, superando nettamente i 200mila previsti. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,2% dal 6,3%. Il governo ha rivisto al rialzo il dato sulle buste paga di gennaio, triplicandole il guadagno a 166mila.
Un’uscita dalla crisi, nonostante la schiarita, rimane lontana, con l’occupazione che arranca alle spalle di recuperi nel Pil: gli Stati Uniti hanno tuttora un deficit di 9,5 milioni di impieghi dall’era pre- Covid. Il tasso di senza lavoro rimane molto superiore al 3,5% degli inizi del 2020. E il chairman della Federal Reserve Jerome Powell ha calcolato che la vera disoccupazione, considerando errori di classificazione e americani scoraggiati, sia del 10 per cento. Nell’ultimo anno oltre 4 milioni di persone hanno abbandonato la forza lavoro, in particolare le donne ( 2,5 milioni).
La Fed, per tutta risposta, ha in programma di mantenere una politica aggressiva di sostegno all’economia, con tassi d’interesse vicini allo zero e acquisti di asset fino a una piena occupazione e a un’inflazione consistentemente oltre il target del 2 per cento. Obiettivi che Powell considera almeno quest’anno irraggiungibili. Alcuni analisti sono più preoccupati degli effetti inflazionistici degli stimoli: Citi ipotizza riduzioni negli acquisti di asset a fine anno e una prima stretta sul costo del denaro sul finire del 2022.
In febbraio, con la fine di alcune misure contro il Covid, creati 379mila posti di lavoro