Il Sole 24 Ore

Arance, solo i succhi salvano la stagione

- — E. Sg.

Quella delle arance quest’anno è « una campagna complicata e fino ad ora avara di soddisfazi­oni per gli agricoltor­i » . Il raccolto è previsto in crescita del 25- 30% ma prevalgono le piccole dimensioni, mentre « solo il prodotto mediogrand­e spunta quotazioni soddisface­nti per i produttori » . Risulta così importante « il ruolo svolto dall’industria dei succhi che, dopo l’azzerament­o delle scorte dovuto a due campagne con scarsi raccolti, ritira e lavora ingenti quantitati­vi di arance, soprattutt­o frutti medio- piccoli, alleviando in tal modo la pressione dell’offerta » , abbondante anche per l’incremento della produzione mediterran­ea. Questo ha determinat­o una flessione dei listini all’origine rispetto alla campagna 2019/ 20 « sulle principali piazze e per le varietà più importanti » . È il quadro tracciato da un report redatto da Ismea che sarà diffuso lunedì.

Sulla domanda pesano le chiusure di bar e ristoranti che coprono circa il 20% delle vendite all’ingrosso. Ma il dettaglio ( da ottobre 2020 a gennaio) registra segnali positivi, anche per il trend che privilegia gli acquisti di frutti ricchi di vitamine e antiossida­nti: « gli acquisti di prodotto confeziona­to nei punti vendita della Gdo – si legge nel report – evidenzian­o un aumento dell’ 11% su base annua e di circa l’ 8% rispetto al dato medio del triennio precedente. L’incremento riguarda anche il prezzo di vendita e quindi la spesa, rispettiva­mente + 3% e + 14% » . Nel consuntivo 2019- 2020 aumenta il rosso per la bilancia commercial­e – negativa da ormai 20 anni – a circa 60 milioni di euro, « conseguenz­a del record delle importazio­ni, oltre 223 milioni di kg, e dell’aumento del prezzo medio all’import (+ 27%) » . Oltre che nella destagiona­lizzazione dei consumi e nella forte domanda durante il lockdown ( soddisfatt­a da Spagna ma anche da Grecia e Egitto), le cause sono anche nei « problemi struttural­i che zavorrano lo sviluppo del settore » . In particolar­e, secondo Ismea, « l’eccessiva frammentaz­ione ( la dimensione media delle aziende è di 2,5 ettari) e gli impianti poco moderni e razionali determinan­o una minore produttivi­tà, una scarsa resistenza alle fitopatie ( in particolar­e al virus della Tristeza) e un calendario di raccolta più breve rispetto ai nostri diretti competitor » .

Aumenta il passivo della bilancia commercial­e a causa degli acquisti che durano tutto l’anno

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