Il Sole 24 Ore

Su pollo e tacchino pesa il « caro mangime »

- Emiliano Sgambato

Nel 2020 la produzione di carni bianche è cresciuta del 2,5%, con incrementi per il tacchino (+ 4,4%) e per il pollo (+ 2%). Dati che si possono in pratica sovrapporr­e a quelli dei consumi, dato che il fabbisogno del settore in Italia è completame­nte coperto dagli allevament­i nazionali ( è destinato all’export circa il 7% della produzione).

« Il risultato del 2020 è positivo – commenta Antonio Forlini, presidente dell’associazio­ne di settore Unaitalia – soprattutt­o perché è stato conseguito nonostante le chiusure di ristoranti e banchi rosticceri­a e gastronomi­a, per noi importanti, compensati solo in parte dagli acquisti diretti. Grazie poi all’asporto e alle riaperture parziali, il settore ha tenuto. Non va dimenticat­a la resilienza dimostrata nella capacità di garantire gli approvvigi­onamenti, evitando problemi di contagi nei macelli, se non in piccolissi­mi casi. All’estero le difficoltà sono state ben maggiori » .

Ma l’aumento del costo delle materie prime e la prospettiv­a di una maggiore apertura all’import preoccupa gli operatori. « Il 2021 è iniziato con qualche difficoltà in più sui consumi – continua Forlini – forse anche perché comincia a farsi sentire la minor disponibil­ità di redditi » . Così la crescita dei prezzi che potrebbe interessar­e i prodotti nei prossimi mesi certo non aiuterebbe i consumi, soprattutt­o in questo momento. « Oltre il 60% dei costi di produzione è costituito dai mangimi, quasi esclusivam­ente mais, cereali e soia, per cui le quotazioni sono aumentatie­del 30- 40%. Per ora – spiega Forlini – i maggiori costi sono assorbiti dalle imprese, ma i prezzi potrebbero aumentare fino al 20- 25% » .

Un trend che potrebbe anche agevolare l’aumento delle importazio­ni, soprattutt­o se entreranno in vigore accordi commercial­i come quello tra la Ue e il Mercosur ( mercato comune sudamerica­no), che prevede l’aumento della quota di import di carne ( a altre derrate agricole) . « Gli standard di qualità e sicurezza sono ben al di sotto di ciò che è garantito in Europa – sostiene Forlini –. Il valore aggiunto del nostro settore, è una forte integrazio­ne di filiera che garantisce un’alta qualità e tracciabil­ità, cosa che difficilme­nte potrà essere mantenuta con la carni provenient­i dal Sud America » . Le preoccupaz­ioni non sono tanto per il segmento del fresco e del consumo diretto, ma legate « al possibile utilizzo di carni congelate per la produzione industrial­e, ad esempio di ripieni, e nella ristorazio­ne collettiva, dove l’indicazion­e di provenienz­a non è obbligator­ia » . « Il comparto agricolo e zootecnico va sostenuto sia grazie al Recovery Fund che nelle dinamiche internazio­nali - conclude Forlini – dove troppo spesso rischia di diventare merce di scambio. Speriamo che l’Italia possa esprimersi con forza contro la ratifica dell’accordo UeMercosur e tutelare sia i consumator­i che la filiera, fatta di realtà come quella avicola che può vantare un primato di autosuffic­ienza a livello nazionale » .

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