Prestiti garantiti per le imprese, soluzione ponte con bad bank
Allo studio l’utilizzo della Amco per prevenire le crisi. Domani vertice fra Mise, Mef e Cdp per varare nuovi strumenti. Nel Dl Sostegni 500 milioni per le crisi. Slitta di un anno l’allerta fiscale del nuovo Codice
Potrebbe essere affidato alla Amco, la bad bank del Tesoro che gestisce i crediti deteriorati rilevati nelle crisi bancarie recenti, il compito di prevenire le crisi aziendali. Dovrebbe dare nuova finanza alle imprese che non riescono a ripagare i prestiti garantiti ed evitare l’escussione delle garanzie, che peserebbero sul debito pubblico. Domani incontro tra i tecnici del Mise, del Mef e della Cdp per nuovi strumenti a supporto delle imprese già in crisi.
L’uscita dal tunnel della pandemia ancora non si vede. Interi settori produttivi, servizi, edilizia, turismo, ma anche ristorazione e commercio, fanno fatica a immaginare quando potrà arrivare una ripresa. Intanto, però, molti di loro hanno preso un prestito garantito dallo Stato. Per due anni si pagano solo gli interessi con tassi molto bassi, è vero. Ma dodici mesi sono già trascorsi e si avvicina a grande velocità il momento in cui andrà in ammortamento il capitale. E poi vanno considerate anche le nuove regole sulla riclassificazione dei crediti a Npl: basta anche non pagare gli interessi per pochi mesi e si innesca il circolo vizioso.
In molti casi, l’impellenza di rimborsare le rate potrebbe cogliere le aziende con le saracinesche ancora abbassate o che sono state aperte da troppo poco tempo. Se il credito non verrà rimborsato la banca dovrà riclassificarlo a Npl e poi iniziare le procedure per escutere le garanzie, rilasciate attraverso il fondo per le Pmi gestito o Mcc e dalla Sace. Il passaggio successivo inevitabile sarebbe nuovo debito per lo Stato: 144 miliardi complessivi per 1,77 milioni di domande sono i prestiti gestiti dal fondo per le Pmi. Da questa prospettiva nasce una riflessione in corso ormai da diverse settimane al ministero dell’Economia: si sta studiando una soluzione che eviti l’impatto per le casse pubbliche ma soprattutto, al contempo, consenta di guadagnare tempo e tenere in vita attività che con il ritorno a una situazione normale sarebbero di nuovo redditizie.
La soluzione alla quale si sta pensando si chiama Amco: la bad bank pubblica che gestisce i crediti deteriorati, molti rilevati in occasione delle più recenti crisi bancarie, da Mps, a Popolare di Bari, Carige, Creval, per non parlare delle due Popolari Venete nel 2017.
La percorribilità del suo utilizzo è ancora in fase di verifica. L’idea nasce dall’esigenza di evitare l’impatto diretto delle escussioni della garanzie sul bilancio pubblico. Da questo punto di vista, l’intervento di Amco non rappresenterebbe un aiuto di Stato, ma andrebbe in soccorso allo Stato, dal quale è controllata. Di pari passo si avrebbe il risultato di sostenere le imprese meritevoli. L’operazione punterebbe a fornire nuova finanza all’azienda prima che entri in difficoltà. Prestiti che fornirebbe Amco, visto che per le banche sarebbe difficile a quel punto erogare ancora. Una volta che si è arrivati a quel passaggio, però, la prospettiva sarebbe quella di far uscire il prestito dall’istituto che lo ha originato e di farlo rilevare dalla società pubblica, che questo fa di mestiere, compra crediti anche se in questo caso non sarebbero ancora deteriorati conclamati. Le modalità di questo processo, beninteso, sono ancora da definire. Un’interlocuzione sarà necessaria con il fondo per le Pmi e Mcc per valutare l’impatto per le garanzie di un percorso di questo tipo. Ma prima ancora di questo, andrebbe definito quali imprese potrebbero beneficiare di questo ulteriore supporto: deve essere ben chiaro che non si tratta di una modalità per tenere in vita attività in agonia con prospettive di business ormai alquanto incerte. Bisognerà stabilire un criterio: si va per settori di imprese, tipologie produttive, prospettive di fatturato futuro?
La platea potenziale è alquanto vasta. Sarebbe poi necessario un confronto con l’Antitrust europeo.
Anche al ministero per lo Sviluppo economico si guarda al problema. Su questo dicastero comunque è forte la pressione delle aziende in crisi già conclamata. Domani è prevista una riunione tra tecnici tra Mise, ministero dell’Economia e Cdp per valutare l’eventuale adozione di nuovi strumenti per supportare le imprese in crisi a causa del Covid. Si sta ragionando anche su interventi innovativi che richiedano una modifica del quadro normativo attuale. Qualche novità potrebbe arrivare già con il decreto Sostegni, anche se non è certo che si farà in tempo.
Amco è la bad bank del Tesoro, impegnata già dal 2017 nell’acquisto di crediti deteriorati
L’intervento non rappresenterebbe un aiuto di Stato ma andrebbe in soccorso dello Stato da cui Amco è controllata