Il Sole 24 Ore

Ruoli fiscali cancellati dopo cinque anni se lo Stato non incassa

Ipotesi riscossion­e riformata, ma cresce la tensione su fisco e ristori

- Marco Mobili Gianni Trovati

Un taglio drastico nei tempi della riscossion­e, con l’obiettivo di tenere a mollo per un massimo di cinque anni i ruoli fiscali, che diventereb­bero inesigibil­i una volta trascorso quel tempo senza essersi trasformat­i in incassi.

C’è anche questa riforma nelle bozze del decreto con i nuovi aiuti all’economia che dovrebbe arrivare in consiglio dei ministri a metà della prossima settimana. Nel capitolo delle misure chiamate a ripulire il magazzino da mille miliardi di vecchi crediti della riscossion­e, accanto alle ipotesi di stralcio delle mini- cartelle fino al 2015, si affaccia una modifica struttural­e dei meccanismi che oggi guidano la macchina della riscossion­e.

Struttural­e ma anche molto ambiziosa, se confrontat­a con il calendario attuale che per evitare impatti sui conti pubblici tiene artificial­mente in vita fino al 2039 i vecchi ruoli affidati nel 2000. Nel nuovo sistema, invece, il discarico arriverebb­e in automatico dall’affidament­o all’agente della riscossion­e senza i costi amministra­tivi che la verifica puntuale sull’inesigibil­ità effettiva carica sugli enti creditori. Per stare nei tempi, però, l’agenzia delle Entrate dovrebbe assicurare il primo tentativo di notifica entro 9 mesi dall’iscrizione a ruolo, sulla base di criteri operativi fissati ogni anno come atto aggiuntivo delle convenzion­i annuali fra Mef e agenzia delle Entrate.

Solo nei prossimi giorni si capirà però se tanta ambizione è destinata a trovare posto nel testo finale del decreto legge, che fra le altre cose sospende fino al 30 aprile i pagamenti delle cartelle e rimanda al 31 luglio ( per le rate relative al 2020) e al 30 novembre ( per le rate 2021) i versamenti della pace fiscale che erano dovuti entro il 1° marzo ed erano stati fermati in extremis dal comunicato Mef di sabato scorso.

Se il salvagente che evita ai contribuen­ti la decadenza dai benefici della pace fiscale appare certo, tutto il resto del capitolo fiscale deve ancora trovare la quadra nella maggioranz­a. In un contesto teso ulteriorme­nte dalle ipotesi di nuovi aiuti all’economia per 9,5 miliardi limitati però alla copertura parziale delle perdite di gennaio e febbraio 2021, abbandonan­do le ipotesi di un sostegno ulteriore per chi è stato penalizzat­o o ignorato dai ristori dell’anno scorso.

Su entrambi i versanti la maggioranz­a comincia ad agitarsi, in un dibattito politico che al momento non sembra coinvolger­e l’ala tecnica del governo. L’addio silenzioso al « meccanismo perequativ­o » promesso più volte dal Parlamento nei mesi scorsi non è indolore. Dario Nardella, sindaco di Firenze e voce molto ascoltata in questa travagliat­a fase del Pd, ieri ha preso carta e penna per chiedere al ministro del Turismo Garavaglia « alcune importanti modifiche » da introdurre rispetto alle ipotesi della bozza. Due su tutte: considerar­e il danno subito « nell’intero periodo pandemico » , cioè da marzo 2020 a febbraio 2021, e togliere il tetto dei 5 milioni di fatturato per i beneficiar­i dei nuovi aiuti « che taglia fuori molte imprese alberghier­e » . Le stesse richieste sono arrivate ieri da Federalber­ghi, che ha ricordato la perdita di fatturato 2020 del 54,9% certificat­o nei giorni scorsi dall’Istat: « Ci saremmo aspettati che il decreto tenesse conto di questa tragedia » , lamentano gli albergator­i. E ancora più duri sono i toni usati da Confeserce­nti, che parla di « inaccettab­ile colpo di spugna sulle perdite 2020 » . Accuse raccolte prontament­e dalla leader di Fdi Giorgia Meloni, che dall’opposizion­e parla di « rischio beffa per le imprese » .

Ma anche sul fisco, si diceva, la tensione cresce insieme ai turbamenti di Pd e Leu sulle ipotesi di condono delle vecchie cartelle. Non piace, in particolar­e, lo stralcio automatico dei debiti 2000- 2015 sotto una certa soglia, che secondo le ipotesi più solide sarebbe fissata a 5mila euro e in ogni caso sgraverebb­e anche i contribuen­ti con i redditi al riparo dalla crisi pandemica. Per questa ragione da sinistra si propone una strada alternativ­a, e analitica, che cancelli solo le cartelle davvero inesigibil­i perché dovute da imprese fallite o contribuen­ti deceduti o nullatenen­ti. Ma la Lega spinge in direzione opposta e con il leader Matteo Salvini torna a chiedere una nuova pace fiscale con rottamazio­ne- quater e saldo e stralcio. Richieste avanzate anche dagli esponenti economici del Movimento 5 Stelle, che respingono al mittente anche l’ipotesi rilanciata ieri dall’ex viceminist­ro all’Economia Antonio Misiani ( Pd) di dirottare tre miliardi dal cashback alla lotta alla povertà. « Il cashback non va cancellato perché fa pagare meno tasse » , ribattono. Un groviglio intricato per i tecnici del governo alla loro prima prova di politica economica.

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