U sa, il Senato sblocca il piano Biden— Biden
Storico incontro di un Pontefice con la massima autorità religiosa dell’islam sciita che ha chiesto giustizia sociale e sicurezza per tutte le popolazioni della regione
Arriva presto a Najaf, la città santa degli sciiti iracheni. Entra scortato in un vicolo e sale nella casa del grande Ayatollah Sayyid Ali Al- Husayni Al- Sistani. Un incontro storico. Mai un Papa aveva parlato di persona con un capo riconosciuto e rispettato dell’islam sciita. Al- Sistani, che di solito non compare in pubblico e tanto meno si alza al cospetto di altri - tra l’altro lo scorso anno si è fratturato una gamba - questa volta naturalmente fa eccezione. Un dialogo lungo, quaranticinque minuti, durante i quali il Papa ha ringraziato il Grande Ayatollah « perché, assieme alla comunità sciita, di fronte alla violenza e alle grandi difficoltà degli anni scorsi, ha levato la sua voce in difesa dei più deboli e perseguitati, affermando la sacralità della vita umana e l’importanza dell’unità del popolo iracheno » riferisce il direttore della sala stampa vaticana, Matteo Bruni. E Al- Sistani aggiunge: « Le grandi potenze diano priorità alla ragione e alla saggezza, rinunciando al linguaggio delle guerre » . Durante l’incontro – fa sapere il suo entourage - ha parlato « della soppressione delle libertà fondamentali e dell’assenza di giustizia sociale, in particolare delle guerre, degli atti di violenza, degli embarghi economici e dello sfollamento di molti popoli nella nostra regione che soffrono, in particolare il popolo palestinese nei Territori occupati » . E un messaggio a difesa della minoranza cristiana: « I cristiani - dice - così come tutti i cittadini iracheni, devono vivere in pace e in sicurezza » .
Un incontro – che segue di due anni la dichiarazione di fratellanza di Abu Dhabi con le massime autorità sunnite, da cui è scaturita la recente enciclica Fratelli Tutti - preparato in mesi di negoziati riservati con la mediazione di Louis Raphaël I Sako, cardinale e patriarca cattolico iracheno, che ha fatto più volte la spola fra Roma e Baghdad. Al- Sistani è un’autorità religiosa guardata con rispetto anche da sunniti e curdi grazie anche alla sua posizione che predica l’astensione delle autorità religiose dall’attività politica diretta. Ma questo non gli impedisce di prendere posizioni coraggiose. Ha sostenuto quindici anni fa libere elezioni in Iraq, nel 2014 invitò gli iracheni a ribellarsi all’Isis e più di recente ha chiesto le dimissioni del governo incapace di dare risposte alla grave situazione sociale.
Poi l’incontro interreligioso a Ur, la terra da cui ( secondo la tradizione biblica) Abramo partì per la terra promessa, assurgendo nei testi biblici a padre delle tre religioni monoteiste. Accanto agli altri capi religiosi – non ci sono ebrei sul palco, ma una piccola rappresentanza tra il piccolo pubblico – il Papa torna a condannare la violenza perpetrata in nome di fedi religiose, come fatto molte altre volte. E tanto più in Iraq. « Dio è misericordioso e l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione. E noi credenti non possiamo tacere quando il terrorismo abusa della religione » dice Bergoglio. « Sta a noi dissolvere con chiarezza i fraintendimenti. Non permettiamo che la luce del Cielo sia coperta dalle nuvole dell’odio! Sopra questo Paese si sono addensate le nubi oscure del terrorismo, della guerra e della violenza » . Commenta il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, prima dell’incontro di Ur: « Questo viaggio è importante per il dialogo interreligioso. L’incontro con al- Sistani è la prima parte di questo appuntamento - l’incontro del Papa alla piana di Ur con i leader religiosi – per ricordare che siamo tutti fratelli » .
Nel pomeriggio in ritorno a Baghdad per la messa nella Cattedrale di San Giuseppe dove celebra la messa in rito caldeo – in parte nella stessa lingua caldea e in parte in arabo - ed è la prima volta per un Pontefice. La Chiesa caldea in Iraq ha una storia lunga secoli ed è la componente maggioritaria tra i cattolici del Paese ( 200mila, sui 590mila totali). Nell’omelia, pronunciata in italiano e tradotta, Francesco dice: « Le disuguaglianze sono inaccettabili, e oggi si sono dilatate » . Messaggio dell’amministrazione Usa, anche se con modalità che in molti speravano superate: il segretario di Stato, Antony Blinken, in un tweet ( con tanto di hashtag # PopoeinIraq), ha scritto che questa visita ispirerà speranza e « aiuterà a promuovere armonia religiosa e comprensione fra i membri di diverse religioni in Iraq e nel mondo » . Oggi il viaggio di Bergoglio si sposta a nord, prima ad Erbil, poi in elicottero, a Mosul, che fu la roccaforte dell’Isis, e infine a Qaraqosh, terra di immani sofferenze delle minoranze dei cristiani e degli yazidi. Il rientro a Roma domani.
A Ur la riunione con i capi delle tre confessioni Bergoglio: la violenza tradimento della religione