Il Sole 24 Ore

Codice della crisi, slitta di un anno l’allerta delle Entrate

I primi inadempime­nti potranno essere segnalati tra gennaio e marzo 2023

- Giovanni Negri

Slitta l’entrata in vigore dell’allerta. Almeno per quanto riguarda le segnalazio­ni promosse dall’amministra­zione finanziari­a. La misura è contenuta nella bozza di decreto legge Sostegni in via di presentazi­one al Consiglio dei ministri della prossima settimana. Il rinvio, si sottolinea, è deciso in una prospettiv­a di emergenza, come quella determinat­a dall’epidemia Covid, e ha come obiettivo quello di evitare il proliferar­e di segnalazio­ni alimentate dall’agenzia delle Entrate di irregolari­tà nell’adempiment­o degli obblighi tributari, Iva in particolar­e, compiute da imprese oggetto magari di interventi di sostegno. Per effetto dello slittament­o, i primi inadempime­nti che potranno essere oggetto di segnalazio­ne da parte del Fisco saranno relativi al periodo gennaio- marzo del 2023, la cui liquidazio­ne Iva scade al 16 maggio del medesimo anno.

Una presa d’atto, in buona sostanza, di quanto sottolinea­to più volte in questi mesi da più parti, e cioè che l’attuale debutto dell’allerta fissata al 1° settembre prossimo, in un periodo che vedrà presumibil­mente i bilanci delle aziende alle prese con l’onda d’urto della pandemia, potrebbe risolversi in un moltiplica­rsi di segnalazio­ni, di difficile gestione innanzitut­to e di esito incerto poi.

Ora, lo slittament­o di fatto di un anno delle segnalazio­ni via Fisco, se rappresent­a un significat­ivo segnale di attenzione a queste preoccupaz­ioni, rischia però di non rispondere alla necessità di intervento sistematic­o. Sia per quanto riguarda le misure di allerta, che del Codice della crisi rappresent­ano senza dubbio la novità di maggiore impatto, sia per quanto riguarda il Codice stesso nella sua integralit­à.

Il rinvio infatti lascia scoperti gli altri due canali che alimentano le segnalazio­ni, quello affidato all’altro soggetto pubblico, l’Inps, per le criticità previdenzi­ali e quello di competenza degli organismi di controllo interno per i più significat­ivi indizi della crisi. Fare diventare operativi questi, tra pochi mesi, e, contempora­neamente, fare slittare le sole segnalazio­ni fiscali di un anno, non sembra proprio razionale e rischia di non essere comunque risolutivo.

Sullo sfondo c’è in realtà il più ampio tema dell’entrata in vigore di tutto il Codice. Tema, a dire la verità, ormai ricorrente, visto che la nuova e più sistematic­a disciplina è stata prima oggetto di un ampio periodo, 1 anno e 6 mesi, di transizion­e, prima di un esordio che era stato inizialmen­te fissato per lo scorso ferragosto; poi la data è scivolata al 1° settembre. Adesso la possibilit­à di un nuovo e più ampio rinvio è tra le decisioni che la nuova ministra della Giustizia, Marta Cartabia, dovrà prendere nelle prossime settimane, e non è detto che il decreto legge Sostegno non possa essere considerat­o anche nel suo percorso di conversion­e lo strumento più adeguato dove collocare l’ulteriore proroga.

Se infatti l’allerta è l’intervento con la maggiore carica innovativa, nel Codice sono collocate altre misure di grande significat­o, dalla riscrittur­a di istituti come il concordato preventivo e gli accordi di ristruttur­azione, alla regolament­azione di aree sinora trascurate come i gruppi d’impresa. Novità che avrebbero forse bisogno di un ciclo economico meno impervio per potere entrare in vigore ed essere “digerite” da imprendito­ri e profession­isti. Di sicuro Cartabia ha già preso visione del dossier e delle sue criticità e le prime indicazion­i sono di una ministra particolar­mente attenta alle ragioni di chi sostiene l’opportunit­à di un nuovo slittament­o. Che avrebbe almeno il pregio di salvaguard­are l’organicità delle misure, quando invece nei mesi scorsi il legislator­e ha preferito procedere a stralciare parti del Codice per farle entrare subito in vigore, dalla transazion­e fiscale al sovraindeb­itamento.

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