Occupazione femminile e Covid: più ampio il divario tra Italia e Ue
L’occupazione femminile, in Italia, è una corsa a ostacoli, aggravata dallo scoppio della pandemia. Nel 2020 tra aprile e settembre, si è registrato un calo della forza lavoro doppio delle media Ue: 402.000 lavoratrici in meno nella fascia 15- 64 anni pari al 4,2% a fronte di una media europea del 2,1%. E, così, dopo la Spagna, il nostro si configura come il Paese con la contrazione più forte di personale donna. E si allarga il divario con la Ue. A evidenziarlo la Fondazione studi dei consulenti del lavoro che scatta un’istantanea amara sulla condizione femminile: mediamente, si legge, su
100 posti andati “in fumo” in Europa quelli di donne sono 46, ma la cifra è più elevata in Italia, dove si arriva a 56. Tra le grandi nazioni, peraltro, non ve n’è nessuna che fa peggio di noi, considerato che in Spagna, ogni 100 occupati in meno, 48 sono donne ( in Francia 44). Un arretramento, poi, ha riguardato pure le autonome, diminuite di « 103.000 unità, con una contrazione del 6,4%, praticamente il doppio di quella che ha interessato gli uomini » . Per i consulenti « ciò è dovuto all’impatto settoriale della crisi, che ha penalizzato soprattutto la filiera del turismotempo libero, attività ristorative e commerciali » , comparti produttivi tradizionalmente « ad alta densità di impiego femminile micro- imprenditoriale » .