UN PIANO PER ATTRARRE CAPITALI E PERSONE
Mentre si attendono notizie sui progetti che il governo sta predisponendo per usare i fondi Next Generation Eu, si moltiplicano le illazioni. Molti osservatori suggeriscono di guardare al piano già predisposto dal precedente, altri, forse più saggi, suggeriscono di prendere il piano della task force guidata da Vittorio Colao e della quale facevano parte Enrico Giovannini e Roberto Cingolani, oggi ministri. Il tempo che resta per portare tutto alla Commissione non è tanto, sicché i pragmatici dicono che il piano servirà a realizzare quello che da tempo si è deciso di fare: diffusione capillare della fibra ottica, concentrazione dei datacenter della pubblica amministrazione, sblocco delle grandi opere strategiche, e così via. Ma si può immaginare qualche cosa di più. Inutile tirare a indovinare. Si è parlato di riforme importanti, dalla giustizia civile al sistema fiscale, si è parlato di rilancio degli Istituti Tecnici Superiori e di razionalizzazione della politica ambientale. Non resta che vedere quello che riusciranno a fare. Ma qual è il criterio per valutare i risultati?
Il primo criterio è che il riordino delle grandi infrastrutture, del territorio, del patrimonio edilizio diventi visibile. Con l'obiettivo di rendere l'Italia più accogliente.
Il secondo criterio è che generi opportunità di impiego per coloro che restano indietro, perché questo piano rilanci la qualità della vita e la fiducia nel futuro.
Il terzo criterio per comprendere se tutto questo avrà gambe per durare anche dopo la conclusione del mandato di questo governo è che le imprese innovative sentano di essere approvate e sostenute, nel quadro di regole ben chiare a garanzia della concorrenza, e dunque anche a sfavore di tutti coloro che eludendo le tasse, non pagando le fatture, scansando i diritti dei cittadini, vincono contro chi segue la legge lealmente.
Il quarto criterio è che i progetti siano pensati per il futuro. Si tratta di vedere l'emergere di una società che impara, dunque mette molto in alto nella lista delle cose da fare la ricerca e l'educazione. Si tratta di organizzare il sistema della cura in modo che sia più capillare nel territorio, più resiliente, più digitale, meno concentrato sull'efficientismo dalle gambe corte, più connesso alla grande ricerca e nello stesso tempo più aperto alle esigenze di tutti e non solo di quelli che possono pagare di più.
Il quinto criterio è quello che riassume tutti: gli investimenti dovranno generare risultati che attirino nuovi investimenti. I fondi del Next Generation Eu sono tanti ma non infiniti, consentono di aumentare le spese di un decimo del bilancio attuale dello stato: quando saranno stati usati dovranno lasciare dietro di sé un paese che gli investitori internazionali e italiani vorranno continuare a finanziare. Un paese insomma attraente. Per capitali e talenti.
Significa che non si tratta di spendere solo in macchine, cavi e cemento: si tratta di pensare prima di fare. Perché non basta più comprare tecnologie. Occorre concepire progetti. Sviluppare visioni.
Si dirà che questo è l'ennesimo libro dei sogni. E neppure tanto originale. Ma il punto è che niente impedisce di farlo. Scegliendo che è prioritario non ciò che è urgente ma ciò che è importante.