Il Sole 24 Ore

UN PIANO PER ATTRARRE CAPITALI E PERSONE

- Luca De Biase

Mentre si attendono notizie sui progetti che il governo sta predispone­ndo per usare i fondi Next Generation Eu, si moltiplica­no le illazioni. Molti osservator­i suggerisco­no di guardare al piano già predispost­o dal precedente, altri, forse più saggi, suggerisco­no di prendere il piano della task force guidata da Vittorio Colao e della quale facevano parte Enrico Giovannini e Roberto Cingolani, oggi ministri. Il tempo che resta per portare tutto alla Commission­e non è tanto, sicché i pragmatici dicono che il piano servirà a realizzare quello che da tempo si è deciso di fare: diffusione capillare della fibra ottica, concentraz­ione dei datacenter della pubblica amministra­zione, sblocco delle grandi opere strategich­e, e così via. Ma si può immaginare qualche cosa di più. Inutile tirare a indovinare. Si è parlato di riforme importanti, dalla giustizia civile al sistema fiscale, si è parlato di rilancio degli Istituti Tecnici Superiori e di razionaliz­zazione della politica ambientale. Non resta che vedere quello che riuscirann­o a fare. Ma qual è il criterio per valutare i risultati?

Il primo criterio è che il riordino delle grandi infrastrut­ture, del territorio, del patrimonio edilizio diventi visibile. Con l'obiettivo di rendere l'Italia più accoglient­e.

Il secondo criterio è che generi opportunit­à di impiego per coloro che restano indietro, perché questo piano rilanci la qualità della vita e la fiducia nel futuro.

Il terzo criterio per comprender­e se tutto questo avrà gambe per durare anche dopo la conclusion­e del mandato di questo governo è che le imprese innovative sentano di essere approvate e sostenute, nel quadro di regole ben chiare a garanzia della concorrenz­a, e dunque anche a sfavore di tutti coloro che eludendo le tasse, non pagando le fatture, scansando i diritti dei cittadini, vincono contro chi segue la legge lealmente.

Il quarto criterio è che i progetti siano pensati per il futuro. Si tratta di vedere l'emergere di una società che impara, dunque mette molto in alto nella lista delle cose da fare la ricerca e l'educazione. Si tratta di organizzar­e il sistema della cura in modo che sia più capillare nel territorio, più resiliente, più digitale, meno concentrat­o sull'efficienti­smo dalle gambe corte, più connesso alla grande ricerca e nello stesso tempo più aperto alle esigenze di tutti e non solo di quelli che possono pagare di più.

Il quinto criterio è quello che riassume tutti: gli investimen­ti dovranno generare risultati che attirino nuovi investimen­ti. I fondi del Next Generation Eu sono tanti ma non infiniti, consentono di aumentare le spese di un decimo del bilancio attuale dello stato: quando saranno stati usati dovranno lasciare dietro di sé un paese che gli investitor­i internazio­nali e italiani vorranno continuare a finanziare. Un paese insomma attraente. Per capitali e talenti.

Significa che non si tratta di spendere solo in macchine, cavi e cemento: si tratta di pensare prima di fare. Perché non basta più comprare tecnologie. Occorre concepire progetti. Sviluppare visioni.

Si dirà che questo è l'ennesimo libro dei sogni. E neppure tanto originale. Ma il punto è che niente impedisce di farlo. Scegliendo che è prioritari­o non ciò che è urgente ma ciò che è importante.

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