Il Sole 24 Ore

Storia di ( buon) vino ambizioso, la Schiava dialoga con Bottura

La selezione di Cantina Kaltern svela le potenziali­tà incontrand­o i piatti di Osteria Francescan­a

- F. D. V.

« Mi sembra di presentare la Panda a Mo M o n t e c a r l o » , scherza Andrea Moser, enologo di Kaltern, la più grande cantina sociale dell’Alto Adige con 650 soci e 450 ettari di vigneto. Il suo vino simbolo, la Schiava, rappresent­erebbe l’utilitaria Fiat mentre Montecarlo è in realtà Modena e più precisamen­te Casa Maria Luigia, la fascinosa guest house aperta da Massimo Bottura e Lara Gilmore nella campagna emiliana, estensione del ristorante tre stelle Michelin Osteria Francescan­a. Qui il lusso è conviviale e la mattina si fa colazione – tra le opere di Damien Hirst – con i sapori contadini del cotechino con sbrisolona, zabaione e aceto balsamico.

Ed è qui che pochi giorni fa si è tenuto l’inedito incontro, di cui siamo stati testimoni, tra Moser e Bottura e tra le bottiglie di Kaltererse­e e i piatti che hanno fatto la storia dello chef italiano più celebrato al mondo. L’obiettivo era ambizioso: sfatare i pregiudizi che ancora accompagna­no il vitigno autoctono del Lago di Caldaro, mostrare definitiva­mente le sue potenziali­tà in termini di eleganza e complessit­à e la sua capacità di esprimersi in molte declinazio­ni. Così tante da poter appunto “permetters­i” di dialogare con un menu degustazio­ne composto dai grandi classici di Bottura, da “La parte croccante della lasagna” al “Rossini camouflage”, all’ormai iconica “Oops! Mi è caduta la crostata al limone”.

Andiamo più nel dettaglio: sorprenden­te il dialogo sul filo dell’acidità e della freschezza di frutto tra Into the Wood – Schiava che affina 10 mesi in barrique – e il “Merluzzo Mare Nostrum”, piatto- meraviglia nella sua perfezione. Al Kaltererse­e Classico Superiore Doc Leuchtenbe­rg 2019 – esemplare per eleganza e bevibilità, con una tradiziona­le vena di mandorla – è toccato in sorte la

“Compressio­ne di pasta e fagioli”, geniale versione stratifica­ta di un classico italiano. Tra gli abbinament­i più riusciti quello delle “Cinque stagionatu­re del Parmigiano Reggiano in diverse consistenz­e e temperatur­e” con il 2019 di Quintessen­z e a ritroso con le annate 2008, 2011 e 2014 ( quando ancora si chiamava Pfarrhof), vino che mostra con orgoglio la sua longevità. Il tema conduttore del marriage era il passaggio del tempo, quello che ha permesso alla Schiava ( o Vernatsch) del Lago di Caldaro di smettere i panni del vinello da tavola senz’anima e senza velleità: « Stiamo investendo molto in questa varietà – spiega Moser, che si occupa del patrimonio di Ka Kaltern l t ern dal 2014 – perché è un vino attuale, con un grande potenziale di invecchiam­ento e duttilità negli abbinament­i. Abbiamo portato avanti un consolidam­ento produttivo e qualitativ­o, promuovend­o una viticoltur­a sostenibil­e e riducendo la coltivazio­ne solo nelle zone più vocate » .

Basti pensare che nel 1982 gli ettari vitati di Schiava in Alto Adige erano 3.500 e oggi solo 700, di cui 178 a Caldaro. Cantina Kaltern ne gestisce 80 ( dai 150 nel 2016) dedicati al Kaltererse­e Classico e Moser sta appunto lavorando perché il futuro di questo vino possa essere sempre più scintillan­te, come la carrozzeri­a di una Maserati.

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Caldaro & Modena. La selezione delle bottiglie e il piatto ” Rossini camouflage” firmato da chef Bottura

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