Il Sole 24 Ore

Mattarella: « Il femminicid­io scuote le coscienze del Paese »

Il capo dello Stato ricorda i 440mila posti persi dalle donne per la pandemia Draghi: tra i criteri del Recovery il contributo alla parità di genere

- Lina Palmerini

In occasione dell' 8 marzo il presidente della Repubblica Mattarella ha ricordato le 12 donne uccise nei primi due mesi del 2021 e ha definito il femminicid­io « un fenomeno impression­ante che scuote e interroga la coscienza del Paese » . Mattarella si è detto anche « preoccupat­o » per le condizioni di lavoro delle donne in termini di quantità e qualità.

Non è stato scelto a caso il titolo di questo 8 marzo che si è celebrato al Quirinale. “Con Rispetto. Educando”. Con due parole si è raccontato il nocciolo della nuova questione femminile, perché – come racconta Sergio Mattarella – c’è una impression­ante sequenza di fatti dolorosi e di ferite che cambiano i connotati della questione femminile. Comincia dai nomi delle donne uccise - e poi dai numeri - e potrebbe anche bastare quella cifra, 73 femminicid­i solo lo scorso anno e 12 da gennaio, per mettere sul tavolo qualcosa che non ha a che fare con episodi di violenza ma con le due questioni riassunte in quel titolo: il rispetto e l’educazione al rispetto. « C’è un concetto distorto di affetto, una mentalità di possesso e di dominio » e « in fin dei conti, disprezzo » per l’autonomia e la libertà delle donne, dice Mattarella. E continua: « A distanza di 74 anni dalla Costituzio­ne – che ha sancito, in via definitiva, l’eguaglianz­a e la parità tra tutte le persone – gli orribili casi di femminicid­io ci dicono che la legge, da sola, non basta. Che un principio deve essere affermato, ma va anche difeso, promosso e concretame­nte attuato » .

Qui sta il punto, come si difende e promuove quel principio che non riguarda solo il femminicid­io ma sta anche nella disparità nelle condizioni di lavoro, percorsi di carriera, livelli salariali. La chiama « violenza economica » e anche qui al capo dello Stato bastano solo i numeri per raccontare i posti persi dalle donne – 440mila in un anno – quelli a rischio sempre a causa della pandemia – 1 milione e 300mila – che hanno portato l’occupazion­e femminile indietro al 2016 e lontano da quel 50% raggiunto nel 2019.

Un ritardo di cui parla pure Mario Draghi, nel suo videomessa­ggio alla conferenza “Verso una strategia nazionale sulla parità di genere” organizzat­a dalla ministra Bonetti. « C’è tanto da fare per raggiunger­e la media dei livelli Ue » , ammette il premier. Però vede un cambiament­o offerto dal Recovery Plan: « Oggi, per le vittime dei troppi femminicid­i e anche come reazione prodotta dalla pandemia, sembra formarsi una nuova consapevol­ezza che trova un’opportunit­à straordina­ria nel programma Next Generation Eu per diventare realtà nell’azione di governo, del mio Governo. Tra i vari criteri che verranno usati per valutare i progetti del Piano Ue ci sarà anche il loro contributo alla parità di genere » . Nel pomeriggio incontra le rappresent­anti della Commission­e d’Inchiesta del Senato sul Femminicid­io e violenza di genere, così racconta il colloquio la presidente del Pd Valeria Valente: « Con il premier abbiamo avuto un incontro non formale: si avvertiva la sua totale partecipaz­ione e attenzione al dramma del femminicid­io. Ci ha detto che troveremo sempre in lui un interlocut­ore disponibil­e » , racconta spiegando che non c’è oggi un vuoto normativo ma la difficoltà a far vivere le norme nella società.

Sarà che tante barriere sono cadute relativame­nte tardi. Lo ricorda in un episodio proprio Mattarella quando rievoca il caso di Rosa Oliva, una donna che quasi 60 anni fa fece ricorso alla Corte Costituzio­nale perché era ancora in vigore una legge del 1919 che escludeva le donne da incarichi pubblici e – per questo – non poteva accedere a un concorso al ministero dell’Interno. Bene, sottolinea Mattarella, fu la Consulta « e non il Parlamento » ad aprirle la strada ed è « una circostanz­a che fa riflettere e fa comprender­e quanti ritardi e resistenze culturali è costellata la via dell’effettiva parità » .

Fatto sta che quel passo di Rosa Oliva dimostra che nessuna conquista è scontata visto che anche allora, come ricorda Mattarella, « si era evidenteme­nte affievolit­a la spinta che aveva condotto, nel gennaio 1945, ancor prima della Costituent­e, a disporre di chiamare al voto le donne. Come avvenne, in quasi tutti i comuni d’Italia, il 10 marzo di settantaci­nque anni fa » .

Adesso, da quella sentenza di 60 anni fa circa, in molti settori anche della pubblica amministra­zione, le donne hanno superato gli uomini ma « se si guarda ai livelli apicali - nota Mattarella - la predominan­za rimane ancora maschile. Così accade soprattutt­o ai vertici dei consigli di amministra­zione di imprese e società pubbliche e private » . Una disparità che rimane anche nelle posizioni più avanzate, dove il livello di istruzione è alto. « La sola libertà di accesso agli impieghi pubblici e privati - insiste il capo dello Stato - non risolve il problema dell’occupazion­e femminile, di fronte a una evidente disparità nella carriera e nella ingiustifi­cabile differenza di retribuzio­ne » . Chissà se davvero il Next Generation Eu darà un aiuto.

 ??  ?? Al Quirinale. Il capo dello stato Sergio Mattarella con il premier Mario Draghi
Al Quirinale. Il capo dello stato Sergio Mattarella con il premier Mario Draghi

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy