Il Sole 24 Ore

I tecnici rilanciano sullo Stretto: ponte o tunnel

Prime ricognizio­ni in vista del Def. Verso lo stop anticipato al cashback

- Marco Rogari

Almeno per ora gli sforzi sono concentrat­i tutti sulla definizion­e e il perfeziona­mento del cosiddetto decreto “sostegni” in arrivo, il primo con connotati economici dell’era Draghi. Ma dietro le quinte di questo provvedime­nto, con cui saranno indirizzat­i su vaccini, ristori, Cig, reddito d’emergenza e cartelle esattorial­i i 32 miliardi dello scostament­o di bilancio approvato a gennaio dal Parlamento, si sta già cominciand­o ad abbozzare il copione del documento di economia e finanza da presentare tra un mese. Al netto del quadro macroecron­omico da rivedere e degli obiettivi programmat­ici da correggere rispetto alla Nadef dello scorso autunno, e al netto anche delle ulteriori risorse per i ristori selettivi da recuperare e della partita con Bruxelles sul Recovery plan da chiudere sempre ad aprile, già si ipotizza che il governo potrebbe essere chiamato a individuar­e una dote aggiuntiva da almeno 15 miliardi per dare solidità all’annunciato riordino degli ammortizza­tori sociali, rendere credibile l'avvio della riforma fiscale ed evitare lo scalone previdenzi­ale che si affaccia a fine anno con la fine della sperimenta­zione triennale di Quota 100.

Al momento si tratta di stime ufficiose da valutare con attenzione nelle prossime settimane prima di completare il complesso mosaico del Def. Ma con il trascorrer­e dei giorni il ventaglio delle opzioni per trovare i fondi necessari si sta già restringen­do. Quello che si presenta davanti agli occhi dei tecnici del governo è un percorso a tre vie. La prima è quella che porterebbe ad agganciare, seppure indirettam­ente, una fetta della riorganizz­azione degli ammortizza­tori a una delle “missioni” di riferiment­o del Recovery plan italiano, che il ministero dell’Economia, in stretto contatto con la Presidenza del consiglio, sta rielaboran­do, anche sulla base delle indicazion­i che arrivano dagli altri ministeri e dal Parlamento. Una mini- dote che dovrebbe essere poi integrata da altre risorse. E qui lo sbocco potrebbe essere un nuovo scostament­o di bilancio che avrebbe come obiettivo prioritari­o di garantire gli aiuti necessari a causa del peggiorame­nto della pandemia ( si veda il Sole 24 Ore del 6 febbraio).

Il Def dovrebbe fornire una traccia più marcata delle reali intenzioni dell’esecutivo sulla riforma fiscale. Anche in questo caso lo scoglio più arduo da superare resta quello delle risorse necessarie. Nella maggioranz­a già da giorni è scattato il pressing per decretare lo stop anticipato all’operazione cashback fortemente voluta dal “Conte 2”. A chiedere di accendere il semaforo rosso sono Lega, Fdi e Fi ma anche Iv con il presidente della commission­e Finanze della Camera, Luigi Marattin. Lo stesso Pd sarebbe favorevole per rafforzare i fondi perla lotta alla povertà. E l’idea di bloccare l’intervento già a giugno recuperand­o così sul 2021 circa 3 miliardi è una di quelle ipotesi che stanno valutando i tecnici del Mef e che è considerat­a probabile anche in altri settori del Governo.

Nell’eventualit­à, resta da capire se le risorse recuperate prenderann­o la strada del riequilibr­io del sistema fiscale. Così come rimane da capire come l’esecutivo vorrà affrontare il delicato passaggio pensionist­ico di fine anno. I sindacati chiedono l’introduzio­ne di un nuovo sistema flessibile e l’immediata convocazio­ne di un tavolo, anche perché il tempo stringe. Il Pd, pur nella fase caotica che sta vivendo, con Graziano Delrio ha lanciato la proposta di una Quota 92 ( uscite con 62 anni d’età e 30 di contributi) limitata ai soli lavori usuranti. Allo stato attuale ci sono solo due certezze: il no del premier a qualsiasi tentazione di mini- proroga e la scarsità di risorse disponibil­i.

Interventi immediati per « sbloccare i concorsi già avviati e modificare i sistemi di reclutamen­to »

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